Il caso di Celestina Boninsegna è davvero interessante. Fu uno dei più famosi soprani drammatici fra il 1905 ed il 1920 usciva dalla scuola di Virginia Gazzuoli (in arte Virginia Boccadadati) figlia della grande Luigia Boccabadati ed alla fama derivata da una splendida carriera nei maggiori teatri del mondo unisce quelle derivata dalla facilità con cui la sua voce di autentico soprano drammatico venisse facilmente captata e restituita nei dischi dell’età della pietra. Nessuna delle sue colleghe, forse ben più dotate sotto il profilo tecnico vocale o sotto quello espressivo, ebbe la fortuna di “venire bene in disco” come la Boninsegna. Poi la cantante è davvero splendida ed interessantissima al di là di un’opinione diffusa e non del tutto rispondente al vero. L’esecuzione dell’aria “madre pietosa vergine” non solo è esemplare per la chiarezza della dizione, la facilità e la morbidezza della voce in tutta la gamma, l’assoluta eguaglianza del suono perché se anche la cantante utilizza, come probabilmente facevano tutti i soprani delle generazione precedente, suoni di petto non si ha mai l’effetto (oggi spacciato per arte da sonori e cattedratici incompetenti) della voce spezzata in due tronconi, ma per la capacità, senza effetti e senza leziosaggini, di cogliere il momento drammatico. Insomma il modello di attrice vocale, che nei personaggi verdiani trova una delle sue più complete realizzazioni