Con riferimento al soprano verdiano di oggi credo di avere già detto che Salomea Kruscenisky fu una delle maggiori rappresentanti del cosiddetto fascino slavo. Molte ed illustri le vittime, alcune illustri. Ma al di là dell’aspetto estetico c’era una grandissima cantante che sapeva essere nel contempo soprano lirico, soprano drammatico e soprano Falcon spaziando da Butterfly agli Ugonotti per approdare all’Elektra di Strauss.
Dalla registrazione si sente una voce emessa secondo le canoniche regole ottocentesche, che non indugia a suoni di petto ostentati come molti soprani lirici facevano alle prese con le parti pesanti che regge senza fatica la scrittura ardita e gagliarda del tardo Verdi (esemplare la salita al sibem di “ah sventurata che dissi” con un accenno di messa di voce di chiaro sapore e gusto ottocentesco) e, naturalmente privilegia l’aspetto intimista e lirico del personaggio a cominciare dalla frase “come raggio di sole qui mi beava”, (oggi vetrina di suoni tremuli e calanti e di falsetti) in forza di un’emissione calibrata, che porta ad una realizzazione esatta delle prescrizioni dell’autore e del momento scenico.