Elisir d’amore alla Malpensa: nomadismo e cialtroneria

Dello spettacolo sotto il profilo artistico per correttezza e perché il melodramma si rappresenta in teatro riferiremo dopo una recita, cui qualcuno del corriere per certo si farà onere di assistere. Per altro è presto detto: un tenore, che trova il suo momento più alto al concertato “io già mi immagino” allorché danza tipo carnevale di Rio, e per tutta la serata spinge e stona, un baritono che è un tenore, che è in difficoltà nell’intonazione e nelle parche colorature dello smargiasso sergente e che di smargiasso, falsamente elegante e profondamente macho nulla può esibire equivocando sul personaggio, un soprano dedita al falsetto ed allo sfarfalleggiamento nelle acrobazie ed un Michele Pertusi appesantito nel fisico, bolso e svociato come lo sanno essere i cantanti arrivati al capolinea. Non commento la circostanza che un direttore, abituato alla grande letteratura sinfonica otto-novecentesca diriga l’elisir (mica il Parsifal) con lo spartito davanti.
E qui mi fermo per la regola (lo spettacolo si giudica da quel che si sente e vede in teatro) impostami e declinata in apertura, ma c’è lo spettacolo e l’idea di fondo divulgare la lirica avvicinare il pubblico. E chi ci crede! Squallore, faciloneria, tentativo squallido e mal riuscito tentativo di creare l’evento sono la sigla dello spettacolo realizzato alla Malpensa. Sono per altro la sigla di chi, oggi, guida la barchetta della Scala dopo una lunga esperienza in un teatro, che a conti fatti è di provincia come Zurigo, e non ha idee differenti da quelle colà apprese ed altro interesse che spacciare (uso il linguaggio del collega Felice Romani) per nuovi e di vaglia (grazie ancora Felice Romani!!!) allestimenti stagionati (l’abbiamo denominato “usato sicuro”) e quindi il loro valore economico ben inferiore a quello che sarà esposto ai contribuenti italioti. I quali hanno il diritto di sapere quali costi aggiunti di trasferta, buoni pasto, aggiunti, autotrasportatori tale pacchianata sia loro costata.
Quindi io mi consolo e consolo chi crede ad altro con un bel video d’annata dove il tenore ha la panza e dove il soprano non è propriamente una “bella gnocca” ma dove si canta, si sospira e si ride nello spirito e nella finezza di spirito di Donizetti. Tragedia e commedia per Donizetti, lombardo, sono sempre misurate come lo erano per il più grande Alessandro Manzoni e le esteriorità e le buffonate di ieri sera fanno a pugni ed offendono.
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Mi sono domandato se il nomadismo possa essere il destino del teatro d’opera. Non lo escludo, ma lo dovrebbe essere senza sovvenzioni di Stato (cioè nostre), e con il rituale piattino alla fine e sopratutto per chi organizza il rischio di impresa come fu per Barbaja, Marelli, Bassi, Lanari sino a Liduino.
Nel corso della quotidiana navigazione per il face ho visto da sprovveduti e raffazzonati intenditori parole di meraviglie e di estasi per questo oltraggio, altre ed ancor più iperboliche ne attendo da insetti della critica schierati in fila per esistere in quel mondo. Oggi sono loro i Nemorino che credono a Dulcamara (che ieri sera si è presentato come comparsa quasi fosse Herbie von Karayan della Carmen o Hitchock), ma la sprovveduta ingenuità di Nemorino commuove, la loro non desta pena e pietà. Hanno quel che vogliono e che Dulcamara gli imbonisce!

13 pensieri su “Elisir d’amore alla Malpensa: nomadismo e cialtroneria

  1. Una riproposizione della menata delle LOCHESCION alternative, derivata dalla esilarante Traviata alla stazione di Zurigo. Che ridere, quella volta!
    “Pa-ari gi o ca-aa-ra
    noi la-sce-reeeemooo
    I-in pri-ma clas-se
    so-opra un bel treeenooooooooo” 😀
    Prossimamente, “I Pescatori di Perle” eseguiti vicino al banco del pesce della Coop mentre i contemporanea al reparto giocattoli si rappresenta lo Schiaccianoci….

  2. Che brutta cosa, squallida e umiliante. Con Nemorino che vendé la libertà, si fe’ aviatore…. Salvo poi apprendere che gli aviatori stanno al reggimento ecc. L’idiozia regna sovrana. Quanto al canto poi… canto?

  3. Per una come me, che si batte da anni contro i potenti mulini a vento del Regieteather (adesso con l’aiuto del mio amico ilgattomannaro e del suo blog), leggere questi commenti è una boccata d’aria fresca. Allora è vero che là fuori non c’è solo ignoranza, faciloneria e/o perversa volontà di vellicare le peggiori curiosità di un pubblico da reality… Ci sono anche i miei simili, gli appassionati veri, e chissà… l’unione fa la forza!

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