Stagioni comparate: Teatro alla Scala vs. Ferrara Musica

Teatro alla Scala

http://www.teatroallascala.org/it/stagione/concerti/2015-2016/concerti.html

Ferrara Musica

http://ferraramusica.it/calendar/2015/2016

teatro_alla_scala4Qualche settimana fa, all’uscita della nuova stagione scaligera (stagione che abbiamo imparato, da recenti brucianti esperienze, a considerare meramente ipotetica o meglio “orientativa”, come certi programmi ministeriali, di quelli che hanno ridotto la scuola dell’obbligo a un vero sacco d’ossa, per dirla con Don Magnifico), avevamo commentato con l’icasticità dell’immagine il senso di rovina e sfacelo che il fiammante cartellone lirico suscitava in noi. Non ci eravamo però soffermati sulla stagione sinfonica, che si poteva immaginare cospicua e lussureggiante di grandi nomi, a guisa e imitazione di quella approntata per Expo (il famoso festival delle orchestre internazionali, che si dovrebbe chiosare, in realtà, per osservare i nomi delle compagini assenti, spesso ben più interessanti di quelle presenti, o per lo meno annunciate). Nulla di tutto questo: con un paio di eccezioni (che in quanto tali confermano la regola), la stagione sinfonica 2015-2016 del massimo teatro ambrosiano è il trionfo del riciclaggio di nomi e programmi, quando non delle velleità. Nella sezione dei Concerti sinfonici, “Imperdibili appuntamenti di musica sinfonica con grandi direttori..” (sic), spiccano, accanto a quello del direttore musicale Riccardo Chailly, i nomi di Zubin Mehta, Franz Welser-Möst e Daniele Gatti: il primo grande direttore (con riferimento ad alcuni titoli) lo è stato in un passato ormai paleolitico, il secondo è un passabile Kapellmeister (coi tempi che corrono, almeno, ché in altra epoca avrebbe diretto al massimo una corale di provincia), il terzo è l’eterna promessa che la Scala si ostina, inspiegabilmente (…), a “tamburare” ogni volta che si presenta sul podio del Piermarini. Rientrano invece verosimilmente nell’ambito del progetto “Portiamo i vecchi alla Scala”, molto sentito e altrettanto strombazzato dal sovrintendente Pereira, le presenze di Herbert Blomstedt (classe 1927) e Bernard Haitink (annata 1929), entrambi, salvo errore da parte mia, al loro (come minimo) tardivo debutto nel “più grande teatro del mondo”. Dei convocati il solo Alan Gilbert (direttore della New York Philharmonic) sembra corrispondere pienamente al profilo evocato dal “claim”, per usare un termine caro ai pubblicitari. Le cose vanno un poco meglio con i “Concerti straordinari”, in cui il pubblico scaligero potrà udire Mariss Jansons e il neoeletto direttore dei Berliner Kirill Petrenko, entrambi però con orchestre diverse da quella del teatro (rispettivamente l’Orchestra sinfonica della Radio bavarese e quella dell’Opera di stato di Baviera). A fronte del gradito ritorno di Anne-Sophie Mutter (alle prese con un interessante programma cameristico) si segnalano invece ben due serate appaltate a Maurizio Pollini, che dovrebbe, alla luce delle ultime esibizioni e al netto dei forfait già dispensati, seriamente pensare all’addio alle scene. Quanto poi alla sezione “Ospitalità istituzionali musicali italiane”, il cui titolo evoca fumose quanto deleterie iniziative parastatali, la promessa di “Prestigiose orchestre internazionali [che] si esibiscono sul palcoscenico della Scala” si riduce, nei fatti, alla presenza della sola Orchestra sinfonica di Milano “G. Verdi”, sotto la bacchetta di Jader Bignamini, anch’egli al suo gradito debutto in Scala (ma sarebbe stato ancor più interessante ascoltarlo alla guida dell’orchestra del teatro). Fin qui la stagione sinfonica del teatro, “rafforzata” al solito da quella della Filarmonica, con presenze anche prestigiose (Daniel Harding, Myung-Whun Chung, ma anche Christoph Eschenbach, pure lui debuttante in Scala alla tenera età di 75 anni, e Ivan Fischer, al suo secondo impegno milanese – e al primo approccio con l’orchestra locale – nell’ambito di una carriera che tocca ormai il quarto decennio), scommesse interessanti (il giovane maestro Jakub Hrůša) e ripescaggi assai meno promettenti (Ottavio Dantone, Fabio Luisi). Di fronte a una simile penuria di idee e coraggio ci è venuto spontaneo paragonare questo cartellone con un altro da poco presentato, quello di Ferrara Musica, ospitato da quel Teatro Comunale che ha assunto ormai da un paio di stagioni il nome di Claudio Abbado. Non che la città estense possa avere molto in comune con quella viscontea, anche e soprattutto a livello di fondi destinati alle istituzioni musicali locali, eppure, dopo qualche annata effettivamente un poco dimessa, con tanti (spesso splendidi) concerti cameristici e radi appuntamenti di musica sinfonica, la nuova stagione ferrarese si annuncia, come suol dirsi, importante. teatro comunale ferraraL’apertura è affidata all’Orchestra del Festival di Lucerna, ovvero alla Mahler Chamber Orchestra (compagine che ha la sua residenza in città) in versione “allargata”, con l’apporto di celebri strumentisti, la partecipazione di Martha Argerich e la bacchetta di Andris Nelsons. Seguono concerti di musica da camera (con pianisti come Alexander Lonquich, regolare ospite delle stagioni ferraresi, qui assieme a Nicolas Altstaedt e Vilde Frang, e ancora Evgeni Koroliov), ospitalità di complessi specializzati nell’esecuzione di musica c.d. antica (Camerata Salzburg, con l’apporto dell’eccellente Herbert Schuch alla tastiera, Freiburger Barockorchester, Hesperion XXI sotto la guida del “guru” Jordi Savall), concerti jazz, serate “contaminate” da altre forme di spettacolo (musical, cinema) e ovviamente appuntamenti sinfonici con direttori del calibro di Antonio Pappano, Vladimir Ashkenazy e András Schiff (impegnato anche come solista). Una piccola, corroborante iniezione di energia, fantasia, in una parola cultura, in una cornice “provinciale” che di provinciale ha forse solo le dimensioni della sala (peraltro splendida).

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