Le abbiamo piene

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La solenne fischiata inflitta dal pubblico londinese, placido e di facile contentatura, è meritevole di pubblicazione perché insegna. A noi e ad altri quelli che nei nostri confronti utilizzano epiteti come  “cassamortari”, “reazionari” e via di questo tenore.

Siamo stanchi, anzi per “parlar francese” come ormai avviene su tutti i quotidiani ed in ogni talk show, ne abbiamo piene le palle di questi registi, scenografi e costumisti del brutto, dell’inutile del fine a se stesso pensato ai soli fini di una estemporanea e fugace polemica. Cappotti, tute, edifici post industriali hangar, stupri, coiti etero (di preferenza more ferarum) ed omosessuali hanno stancato e non perché non piacciono, ma perché inadeguati, inutili e contrari allo spirito, al gusto, alla poetica del titoli che vorrebbero rappresentare e che di fatto offendono ed insultano sulla base di una malintesa ed inapplicabile educazione e sensibilizzazione del pubblico. Di queste fregnacce non se ne sentono più neppure in luoghi dove si propone una cultura “alternativa” e di cosiddetta “sinistra”.

Queste scelte, che persino il mite pubblico londinese ha crocifisso e che sistematicamente e serialmente ciascun pubblico di ciascun teatro dovrebbe fischiare e lapidare offendono intelligenza e cultura del pubblico medesimo, trattato come mentecatto e tanto ignorante da non comprendere da solo come violenze, amor di patria, conflitto fra identità nazionale e amore, amore e amor filiale abbiano dai primordi accompagnato la storia dell’uomo.

E quando Rossini  descrive come ogni Romantico, luoghi ed atmosfere quei luoghi e quelle atmosfere il pubblico deve vedere, l’autore con la sua Arte pretende.

Non lo capiscono  e allora giusti, ben venuti e troppo pochi buh e fischi!!!!

25 pensieri su “Le abbiamo piene

  1. La cosa migliore è leggere su Twitter i commenti degli spettatori. Ne cito uno a caso: “Senseless, sensationalist Guillaume Tell complete with gratuitous nude rape scene @RoyalOperaHouse represents new nadir. Heads should roll”. Nel Regno Unito ciò potrebbe effettivamente succedere – da noi, invece?

  2. A chi venisse in mente di attribuire l’uragano di fischi che ha travolto il regista del Tell londinese al moralismo codino del pubblico vorrei far presente che mezzo secolo fa (28 giugno 1965), sullo stesso palcoscenico, lo stupro seguito da sgozzamento delle quattro vergini nude nel secondo atto del Moses und Aaron (direzione Solti, regia Peter Hall), richiesto dall’autore nel libretto, passò senza che gli spettatori – antenati di quelli dell’odierno Tell? – facessero una piega e anzi decretassero al termine della serata un trionfo per tutti.

    La chiave sta nei due aggettivi “senseless” e “gratuitous” che sembrano caratterizzare il 98% delle produzioni che ci tocca sciroppare.

    • Il problema è che Mosè ed Aronne lo stupro e sgozzamento delle vergini nude è previsto nel libretto scritto dall’autore. Quindi un vero regista attuale à la page lo dovrebbe evitare sostituendolo, magari, con una gara di mangiata di fagioli con le cotiche in una mensa aziendale (luogo in cui mi pare che un regista tedesco anni da ambiento il Mosè ed Aronne).

    • Guarda che il nostro sovrintendente è il primo grande sostenitore di Michieletto, come si evince dal percorso zurighese…
      Del resto una d.a. che ha come criterio ispiratore scandalo, polveroni, massmediatizzazione, “far spettacolo”, clamore ed affini non può farsi scappare il fanciullo prodigio che ha adeguato se stesso ai criteri scandalistici e fortemente tedeschizzanti di queste stesse d.a.
      dunque, avremo quello che abbiamo noi stessi cercato scegliendo una d.a. di questo preciso ed evidente profilo professionale

  3. Domenica lo vedrò al cinema, tra l’altro è la prima volta che vedo un’opera al cinema. Spero che orchestra e cantanti risollevino lo spettacolo! Anche perché 4 ore di regia molto probabilmente schifosa sono tante da reggere…

  4. Anche io voglio parlare forbito e francese, seguendo l’esempio del prode Maresciallo Cambronne: basta con questa merda!
    Non se ne può più!
    Questi signor Micheletto è spuntato fuori un certo giorno e qualcuno ha detto che era un genio.
    In realtà mi pare che – per usare termini cari a Celletti – faccia solo avanguardia in retroguardia, cercando di propinare per geniali novità delle mere ridicole rimasticature delle più ridicole cazzate del teatro di regia tedesco quale si vedevano in Germania anni ed anni fa, tanto che hanno già rotto le scatole ai tedeschi stessi. Non so se qualcuno ricorda cosa aveva detto delle “regie alla tedesca” e del loro essere sempre eguali e, alla fine mostruosamente banali, anni fa Jonathan Miller (non Zeffirelli, Crivelli o De Tomasi), che non era noto per essere un tradizionalista a tutti i costi nel campo della messa in scena (vedi Tosca stile Roma città aperta al maggio anni ’80).
    Vorrei rimandare alla lettura delle parole di Celletti a proposito dei registi “innovativi” al capitolo “Banana e pannocchia” del suo libro “Memorie di un ascoltatore”. Trent’anni fa il grande Rodolfo diceva già tutto e diceva la verità: tutte queste cose che si propinano come novità sono in realtà banalità e prova di massima incultura in capo a chi le fa ed a chi le accetta.
    Già il Tell secondo Vick faceva schifo, ma questo mi pare peggio.
    “Aridatece Pizzi e Ronconi!!!!” Loro avevano capito che nel Tell è importante l’elemento della natura. Nella regia di Pizzi a Pesaro la brutalità dei soldati di Gessler c’era, ma giustamente stilizzata. Non è che il Micheletto sia il primo ad intuire che nel Tell il tiranno ed i suoi sgherri sono dei brutali oppressori: basta leggere il libretto per capirlo.
    Poi che schifo i costumi! Tutto fa a pugni con la musica di Rossini.
    Si fatica a comprendere come Pappano abbia potuto accettare una simile schifezza; lo Chénier che aveva diretto mesi fa (con il Kau…. orrrrrrore!!!!), aveva una regia di Mc Vicar che dalle foto apparse in rete era decisamente fedele all’ambientazione prevista ed alla storia. Mc Vicar è un bravo regista, ho visto una sua splendida messa in scena de “La carriera di un libertino”: secondo me avrebbe fatto sicuramente meglio del Micheletto.
    Secondo il “genio” (da http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Stupro-in-scena-a-Londra-E-la-rappresentazione-del-Guglielmo-Tell-diventa-movimentata-8f6adeed-42da-4aa9-ba3b-8eafbbaf3e90.html): Il teatro, anche quello cantato, sostiene Micheletto, non deve rassicurare. “Se non senti la brutalità e la sofferenza subite dai quei popoli, diventa un racconto molle, buono solo per i bambini”. Qui mi pare siamo di fronte all’ipse dixit. Chi lo ha detto che così deve essere? Lui? E perché uno non può avere idee diverse dalle sue e non apprezzare siffatte ca…..e?
    cfr. http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/scandalo-all-opera-stupro-guglielmo-tell-scuote-londra-103973.htm
    Qui il genio cerca di trovare giustificazione in Schiller: cazzate!
    In ogni caso, visto il video postato, noto che per terra sul palcoscenico mi pare ci sia della terra. Questa è la prova provata e probante che il “genio” Micheletto in realtà ha preso ispirazione per la sua orrenda regia dall’orrenda regia di Vick vista a Pesaro, Torino a Bologna (certi saluti con il pugno chiuso vengono da lì), dove nel primo atto a terra c’era della terra. Peraltro, dato il tenore della regia e la personalità del regista e la sua volontà di rottura (nel senso di rompere ciò che il Parini definiva i gemelli che stanno “a l’ombra gentil di un gran cotale”) più che della terra gli starebbe bene della m…a (anni ed anni fa a Salisburgo – quando erano un poco più seri di oggi – un regista mi pare avesse avuto l’idea di usare come elemento scenografico un gran bel mucchio di letame da mettere al centro della navata della chiesa dell’università: gli è stata data l’inibizione da parte dell’auotirtà universitaria, dell’autorità eccelsistica e della dirigenza del festival. Quindi usare escrementi fumanti come scena non sarebbe manco una novità!)
    Il Micheletto mi pare che in altra regia – Corsaro a Zurigo – ha riempito il palcoscenico di acqua; non è una novità: copiatura dal secondo atto scena 1 di Lohengrin nella regia di Herzog nonchè dalla regia (fatta da non mi ricordo più che regista mi pare franco-canadese, quello che poi ha fatto la regia di Parsifal a Lione e poi al MET dove c’era il Kau) che mi si dice essere stata favolosa di Le rossignol dato anni fa a Lione ed Aix en Provence. Adesso mette della terra. A quando una bella distesa di escrementi? Sarebbe anche in tono con tante regie attuali, del Micheletto (la Butterfly di Torino era orrenda) e non solo, e con il modo di cantare di certi interpreti attuali…..

      • Il Michieletto regista teatrale, però, è tutta un’altra storia e ben più interessante di quello operistico perché prescindendo dalla musica può lavorare liberamente su testo, personaggi e apparato scenico. E’ chiaro che il teatro concede molta più libertà rispetto all’opera (che è un genere chiuso e vincolato): affrontando Shakespeare o Chekov o Goldoni o autori contemporanei si lavora e si adatta il testo (si è sempre fatto così: oggi come ieri, dato che nessuno si interesserebbe ad un teatro archeologico fatto come si faceva nel ‘600…sarebbe semplicemente ridicolo e insopportabile). Michieletto nel suo ambito è un bravissimo regista: sa muovere le masse, sa lavorare sull’attore, sa valorizzare la messa in scena. Ha un approccio realistico con scenari veri, materiali e non si rifugia nel minimalismo degli spazi vuoti. A teatro ho visto un suo splendido “Ispettore generale” tratto da Gogol. Anche Divine Parole era interessante: si partiva però da un testo volutamente forte, provocatorio, anche urtante. Ma a livello registico funziona. Il problema è il rapporto con la musica. Che non è una colonna sonora di una vicenda più o meno attinente al libretto, ma fulcro stesso dello spettacolo. Ecco perché i suoi spettacoli scenicamente e tecnicamente funzionano, sono anche “belli” (Barbiere, Elisir, Falstaff, Ballo in maschera, Viaggio a Reims, Butterfly…) perché visivamente si notano le capacità. Purtroppo c’è la musica, c’è un testo vincolato, ci sono precisi valori da rispettare. Michieletto dovrebbe fare quel che sa far meglio, il regista libero da vincoli, perchè non li sa gestire. Così come non li sa gestire Stein, altro grandissimo della regia che nell’opera delude moltissimo. Il perché questi talenti teatrali si ostinino a occuparsi di materie che non padroneggiano beh…non lo sa nessuno (anche se è indubbio che nel teatro d’opera girino tanti più soldi che nel teatro di prosa, dove contano più le idee). Di contro ci sono registi che non hanno la benché mnima idea di cosa sia il teatro e si limitano ad arredare la scena più o meno bene e a dirigere il traffico di entrate e uscite (Pir’Alli, Pizzi, Zeffirelli). Ma forse meglio far poco che far male. Di Strehler purtroppo non ne nascono tutti i giorni… Per conto mio non vedrò certo questo Tell, ma aspetto con grande curiosità L’Opera da tre soldi di Brecht (con la partecipazione dell’Orchestra Verdi e un cast di attori fantastico) che Michieletto metterà in scena al Piccolo.

        • Non sono d’accordo su alcuni punti. La Butterfly secondo Michieletto vista anni fa a Torino era semplicemente orrenda e piena di errori, di luoghi comuni da Regietheater di provincia tedesca (certe cosucce mi ricordavano una terrificante Bohème vista a Passau – simpatica cittadina di provincia bavarese, sede di diocesi ed università – più di 20 anni fa, quando vi ero stato a lavorare alla tesi di laurea), antimusicale e terribilmente prevedibile e noiosa. Per la Lucia di Lammermoor annunciata a Torino con la regia del suddetto e di provenienza zurighese (anche qui gusto Pereira?) mi aspetto una simile schifezza ed andrò a teatro dopo essermi imbottito di Maalox.
          Né mi paiono comparabili Michieletto e Stein, sorpattutto perchè quest’ultimo di solito, come regista d’opera, rispetta gli autori ed i loro voleri.
          Lasciamo perdere l’Aida scaligera di questa stagione che non ho visto ma che mi pare non sia stata affatto uno spettacolo memorabile, ma se non ricordo male la Lulu ed Il castello di Barbablu messi in scena da Stein avevano avuto ottimo successo. Ed anni fa avevo visto a Lione uno splendido Mazeppa con una regia assolutamente rispettosa del libretto ed un fantastico lavoro sulla recitazione dei solisti e del coro.
          Questo, a pare mio e non solo mio, è il lavoro del regista, lavorare sulla recitazione dei solisti e del coro, renderla credibile, spontanea e naturale. Io continuo a pensare che il miglior regista è sempre quello della cui presenza quasi non ci si accorge, perchè tutto, dal punto di vista scenico, va avanti in modo perfetto e con la massima naturalezza. Proprio per questo si vede la bravura del regista.
          Sulla prosa non voglio esprimermi, se non notando che anche nell’ambito del teatro di prosa mi danno sommo fastidio le eccessive arbitrarietà (non solo dei registi, ma anche degli attori che pretendono di stravolgere il testo) e le pseudorivisitazioni o gli stravolgimenti. Il solo fatto che Goldoni o Pirandello non abbiano imposto dei tempi fissati per la recitazione delle loro parole, come Verdi, Wagner o Rossini con la musica, non mi pare possa autorizzare a stravolgerli. In ogni caso la più bella parodia del regista autoritario che si crede un demiurgo e vuole stravolgere, fare e rifare tutto, ce l’ha data proprio Pirandello con il Dott. Hinkfuss di “Questa sera si recita a soggetto”.

          • Tutto giustissimo. E difatti il dottor Hinkfuss comincia a “esistere”, ovvero a fare sul serio il regista, quando i “suoi” attori lo cacciano dal palco.

        • Spiacente di dissentire sulla qualità della regia del nostro a teatro.

          Ho trovato la sua regia di Gogol una volgare rievocazione del Drive-in di Italia 1 ed in particolare riconosco nel lavoro del nostro una fastidiosa continuità con i canoni culturali (?) della tivù commerciale e non di quella migliore.. (se esiste). Il nostro in altre interviste si vantava di non leggere sempre il testo originale “per non essere influenzato” alla faccia della presunzione.. Nell’ultimo lavoro teatrale al piccolo non ha semplicemente diretto gli attori lasciando che ognuno fosse sul palco nel suo modo congegnale di essere, riuscendo a fare un cortile di frammenti su campo terroso. Personalmente avendo già dato, quando la regia è del nostro in qualunque forma di spettacolo, io passo. Mi sento desolato nel ripensate che la regia della prima scaligera stagione 2017 sarà la sua

          • Ma DRIVE IN era decisamente molto meglio delle robe del Michieletto, uno spettacolo molto più intelligente e divertente.

  5. Un’ultima chiosa.
    Cosa direbbero questi signori registi se venissero trattati come loro trattano le opere di Rossini, Wagner, Verdi, Mozart, Monteverdi, Puccini, Berg, Gounod etc. etc. etc.?
    Se qualcuno facesse loro ciò che fanno alle opere altrui?
    O, per lo meno, se si facesse loro ciò che pretendono ad altri venga fatto sulla scena?
    Ma forse non andrebbe bene…. mi sa che magari qualcuno di loro si divertirebbe anche….

  6. scusate se sono hot ma, vorrei aggiungere anch’io il mio personale ne abbiamo le palle piene non solo dei registroidi ma anche… della lirica nazional popolare, dei concerti promozionali della Clerici, dei concerti all’amatriciana con Bonolis, delle serate dove il povero Caruso si rivolta nella tomba… a chiosa vi lascio questa recentissima perla, credo la furtiva lagrima più musicalmente svaccata (taglio compreso) ch’io abbia mai sentito (qualcuno mi dica in che tonalità il tenore chiude la cadenza…) https://www.youtube.com/watch?v=6bjq4Jk7U7M
    ma alla fine tanta, tanta emoZZZione.

      • Penso di si, vista la durata…(circa h4,30!)
        Spettacolo molto coinvolgente al cinema, chi lo sa in teatro! Confesso che avevo dubbi perchè il ballo in maschera scaligero non mi era piaciuto neanche un po’, ma mi sono ricreduto dopo aver visto questo discusso G.Tell, nonostante le luci al neon che riportano subito a un’ atmosfera da teatro tedesco visto e rivisto e stravisto. Forse non tutte le ciambelle riescono col buco e non esistono registi geniali o registi incapaci, quando si lavora a un certo livello. Mi sembrate peró molto agguerriti e sinceramente vi stimavo di più quando il vostro linguaggio era più educato. Leggendo queste vostre parole mi pare che ci perdiate solo voi. Con tutta la mia stima che ormai conoscete.

        • alberto, sai che ci scrivi solo per dire che Michieletto è bravo? non ci hai mai mandato un solo messaggio che parli non dico di canto ma anche solo di un altro regista.
          noi ti deludiamo…tu invece non puoi deludere le nostre aspettative.. ciao !

          • Non è vero, Signora Giulia. Ho anche scritto il contrario tempo fa e ho anche detto che sono contrario ai registi alla tedesca e ne ho nominati altri, tipo Vick, Bieito ecc… Forse non avendo la vostra cultura (ed età, penso) non conosco registi “giovani” famosi come Michieletto, che ho iniziato a seguirlo proprio perché più vicino alla mia generazione.Riguardo al canto, già mi scusai a suo tempo, non essendo io un ragazzo di cultura musicale non posso esprimermi su cose che non conosco. Ma sono felice che mi avete accolto!

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