Il mito che vorrebbe i tenori di scuola tedesca tendenzialmente a disagio nel repertorio italiano, massime se verista, trova una delle smentite più clamorose in Marcel Wittrisch. Sebbene affronti il brano in traduzione (o forse proprio per questo) il tenore di Anversa scandisce mirabilmente il testo, dando senso e opportuno rilievo a ogni frase, trovando un colore vocale quanto mai adatto alla trattenuta disperazione, che caratterizza questa pagina. Il timbro nobile e luminoso, benché non dotato della peculiarità di un Rosvaenge, fa il resto.