Franz Volker era un tranquillo bancario dal viso rotondo, pacioso, mite e con una naturale somiglianza a Schubert! Cantava come dilettante e siccome le voci di tenore scarseggiavano quando Krauss (si proprio il grande direttore) lo scoprì divenne in tempi brevi famoso come interprete wagneriano e verdiano . A Vienna incontrò un altro grande direttore Bruno Walter e del rapporto Walter Volker ci sono interessanti registrazioni, quand’anche fortunose. Il mezzo di Volker era quello di un buon tenore lirico, affascinante al centro, morbido e sonoro adatto appunto a Verdi, al Wagner lirico ed al repertorio italiano e francese post Romantico. La carenza di autentici tenori drammatici indusse presto Volker ad affrontare anche il Wagner drammatico della tetralogia e questo ne logorò anzi tempo il mezzo che non era quello dell’autentico heldentenor. Nel repertorio italiano si faceva valere per la spontanea morbidezza ed eleganza e, come qualche nostro lettore ha scritto a suo tempo nel duetto dell’Otello il tenore tedesco è, davvero esemplare. Lo è anche vocalmente ne Brindisi di cavalleria perché il suono è sempre a fuoco, lo squillo esemplare e non ci sono difficoltà nell’esecuzione. Una sola censura il tempo velocissimo, anche se vengono rispettati rallentando e stentando di tradizione alla ripetizione del brano, che trasforma l’indolente sensualità del maschio meridionale vestito a festa nel vigore di un frequentatore di birreria middleuropea con tanto di calzoncini di pelle e cappello piumato. Peccatuccio veniale. Oggi i tenori middleuropei fuggono quattro recite di Turiddu, seguiti dai sedicenti indigeni mezzo soprani