Il concerto di Kaufmann in Scala, ossia del loro perduto onore!

kaufmannSiamo dolenti di non disporre dalla penna di una Camilla Cederna, che salotti e luoghi di epifania dei salotti milanesi ben conosceva per nascita e censo ed irrideva per professione, per descrivere questa pacchiana serata scaligera dove le presenze in loggione si potevamo commentare con l’inno a Garibaldi ed i fiori, che ornavano il palcoscenico, con le foto del concorso “altari infiorati”, che negli anni ’50 eccitavano damazze e prevostini coevi alla ” cara Camilla”, per rapinare un termine di Montanelli.

Ciò premesso ci sono varie riflessioni da svolgere sul concerto di ieri sera di Kaufmann, il cui aspetto mondano e modaiolo, comprensivo dello scontato trionfo, dopo vendite dei biglietti, che avevano languito miseramente per un mese, è stato delibato ed esaltato dai media, silenti sui metodi che si dice utilizzati per riempire il Piermarini.

Prima dovuta osservazione. Kaufmann ha cantato da Kaufmann ovvero con un’emissione, che è la negazione dell’emissione corretta e professionale, da trecento anni praticata da tutti i tenori che ne hanno lucrato fama, carriera duratura, agiatezza ed alcuni guadagni stratosferici e fama planetaria e che da 120 o quasi le registrazioni fonografiche documentano.

Nei brani di Edgar Kaufmann ha compiuto la prodezza di essere nel contempo loffio, inespressivo e pesante perché se la tessitura centrale lo avvantaggia, pur ignorando per limite naturale e tecnico il vero declamato e turgore nei centri di colleghi del primo ventennio del ‘900, il rimedio ossia il gonfiare la voce al centro per sembrare  quello che non è, pregiudica una corretta e professionale salita agli acuti (quelli parchi di Puccini, mica quelli di Bellini od anche di Verdi). La tecnica precaria si è disvelata al “disciogliea dai veli” di Cavaradossi perché certi effetti si posso fare solo se si dispone del controllo vocale di Fleta o di Schipa, Senza tecnica l’idea interpretativa resta, appunto, nel mondo delle idee. Le cose non sono andate meglio in Manon perché un tenore senza squillo negli acuti non deve cantare il finale del terzo atto dove Des Grieux deve squillare e nella Fanciulla  è apparso evidente che il cantante ha, rispetto al passato recente, perso volume (ampiezza non l’ha mai avuta perché chi, come Kaufmann, affonda può avere la voce grossa, ma non ampia e sonora da riempire la sala) perché -per usare un termine dei vecchi cantanti, quelli che anche fra ieri e oggi siamo stati accusati di ascoltare, dimentichi del presente- canta sul capitale e non sugli interessi ed il capitale si consuma soprattutto se i titoli affrontati sono errati o, peggio ancora, pensati per ragioni commerciali e non artistiche.

Osservazione seconda: Gli acclamati  bis con un’esecuzione scolastica  di “Non ti scordar di me” (ma l’avete sentito Bergonzi prossimo ai sessant’anni) ed un “Ombra di nube” di Refice, terreno delle diseuse stile Muzio e non di corretti e piatti esecutori stile cantante confidenziale, o la gag  del secondo “Nessun dorma” hanno almeno portato a livello di sufficienza la durata del concerto, perché una romanza di Puccini difficilmente supera i due minuti e quindi programma alla mano chiunque può fare il conto di quanto abbia effettivamente cantato Kaufmann. Che poi si tratti di gag o di mestiere per mascherare che una volta la frase scomoda gira e la seconda, a gola ben provata, non giri francamente non ci interessa.

Ci sono altre considerazioni diciamo extra musicali o generiche ed extra contingenza del concerto.

Terza osservazione: qualcuno ha osservato che Kaufmann fosse composto, ordinato e musicalmente attento. Se un cantante non va a tempo è come chi, una volta superato l’esame di patente, non sappia innestare le marce e, poi, la quadratura musicale non significa che il cantante fosse esente da problemi di intonazione come la prima sezione di “Recondita armonia” e  i tentativi di addolcire che, come tutti i  suoni “in bocca”, erano calanti e gli acuti poco voluminosi erano sistematicamente crescenti, come accade a chi “spinga “ la voce.

Quarta osservazione nei riguardi del pubblico. Se un “non  cantante” ottiene il successo di Kaufmann è chiaro che questo accade per il combinato disposto di un sapiente gioco pubblicitario, che induca il pubblico a credere che quello sia il cantante e che egli solo pratichi il grande canto, quello, nella vulgata, dei Pavarotti di Stefano e Domingo (più indietro il pubblico occasionale non va ed anche molti abituali frequentatori del loggione ed agenti teatrali), però questo batuage pubblicitario trova il fertile terreno in un pubblico che, da tempo, ha smesso di ascoltare di educarsi al canto professionale. Certo una critica, che incensa e celebra il solo presente, aiuta la pubblicità e ne diviene essa stessa parte rilevante e, quindi, non può che accadere il successo di ieri sera dettato dalla sola insipienza. Quando il cantante boccheggi  sul si naturale del “Vincerò” ed è coperto dall’orchestra (oltre tutto guidata dal preparatore musicale di Kaufmann, che ben conosce il proprio cliente), e una vecchia signora dice “l’orchestra lo copre” e non “el ghe riva minga, el ga minga la vous” come avrebbero decreto schiere di ascoltatori sino a  vent’anni fa, il gioco è assicurato, il successo pure, la cultura six feet under per utilizzare il titolo di un serial  televisivo.

Per altro va segnalato che a questo spettacolo concorrono anche loggionisti che si reputano esperti e che, emule della Wandissima passano rose e corrispondenza amorosa al divo o colleghe di questi, che dovrebbero conoscere come loro concittadine (Dalla Rizza Ermenegilda) defunte da tempo, le silenziose ed ospitali mura di casa Verdi e che, invece, complici di questo sistema di cui vogliono ancora essere parte strombazzano e  sentenziano da Facebook  di avere assistito ad un evento storico. Vergogna e disdecoro, omaggio al silenzio di certe grandi. Callas in primis.

Quinta considerazione: il comportamento della direzione artistica lo abbiamo già stigmatizzato nei giorni scorsi ad opera di Duprez e non possiamo che ribadire la nostra critica aggiungendo, perché….. piova sul bagnato che al comportamento per nulla serio di quest’ultima si aggiunge la complicità dell’artista, che se non scritturato ben avrebbe avuto titolo per chiudere i rapporti col teatro milanese, o che -seconda declinazione dell’ affaire Cavalleria-  scritturato e fuggitivo dal ruolo di compare Turiddu (viste le ultime performance e gli ultimi forfait) avrebbe dovuto avere coraggio e dignità di star lontano dal teatro e non di presentarsi a far promozione del suo futuro cd pucciniano. In entrambi i casi comportamenti, che non capiamo e non condividiamo ma che il pubblico, quello che vota, che popola le piazze, pare non vedere e non capire e quindi Avanti, anzi Indietro Scala!

Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube

43 pensieri su “Il concerto di Kaufmann in Scala, ossia del loro perduto onore!

  1. tutto vero, ma qualcosa non quadra: se fosse sufficiente la spinta mediatica come mai con la Bartoli (alla Scala) non ha mai funzionato? e siamo poi così sicuri che Kaufmann sia così “spinto” dai media presso il grande pubblico? mica è conosciuto da tutti come un Pavarotti dei tempi d’oro. E dunque, c’è qualcosa che ci sfugge sul PERCHE’ di tanto trionfo (ero in sala e davvero la maggior parte del pubblico impazziva)

    • Il canto macho pseudocorelliano (mi scappa da ridere anche solo a dirlo ). Le voci taroccate pagano, guarda bocelli ecura. Questo è lo stesso caso, con un packaging elegante, brillante, ed esecuzioni musicali almeno ordinate e non sgangherate. Ma non c è nemmeno la voce……che uno come giacomini nelle ssrate d oro se lo mangiava in un boccpne! Cmque quando attacca le arie di corelli o di pavarotti o di delmonaco, quando hai loro nelle orcccbie ti scappa da ridere e non per lui, ma per la gente che diosa cosa crede di sentire. La sonorità di quelle voci…..questo gorgoglia e l orchestra alle spalle lo copre se non spinge….ma la gente non connnette, ne abbiamo gia parlato, sono fenomeni psicologici gia discussi qui e in altre sedi ben piu importanti da filosofi dell arte o anche della scienza……l abitudine del pensiero…in disco puo far finta di essere una voce ma , insomma, grigolo e berti sono piu sonori sul palco e dal fondo palco proprio in questi giorni in scala….è un fenomeno di condizionamento del pensiero molto interessante da osservare. Certo, oggi con l orchestra davanti, 10 metri indietro, al proscenio e poi in fondo sull albero do e turiddu canta il brindisi, che avremmo sentito in cavalleria? Con questa voce puo barare nei teatri tedeschi che sono piccoli, diversamente…..eh !
      credo che presto o schiarira un po il suono per recuperare un po di sonorita oppure non so…..non vedo nemmeno i ruoli, perché orchestrali robusti non li passa. E credo anche che abbiamo capito perche canti sempre con le opolais svociate o le harteros…..questo di fianco alla radvanovsky fa una figura di m…

      • Le faccio notare, Divina Grisi, che in una recensione pubblicata su “feisbuc” del concerto offerto a Stoccarda per patrocinare un nuovo modello di Mercedes, si commentava che, nonostante le ridotte dimensioni della sala, era amplificato. E cantava operette… sicché.

        • Infatti – microfoni anche a Vienna (concerto operetta) con un Kaufmann imbarazzato che spiegava che i microfoni servivano “solo” per qualche canzoncina da film non per l´intera serata (serviva infatti per 3/4 del programma). Prima all´ingresso avevano distribuito biglietti per un gioco a premi della BMW. Alla fine del concerto Kaufmann annunciava i vincitori…. che vergogna

      • Se la recensione da te letta era la mia, aggiungo che lui stesso lo ha comunicato al pubblico prima di iniziare. Mettendo intelligentemente le mani avanti, perché la cosa aveva provocato proteste a Colonia, due giorni prima.
        Il tour era comunque patrocinato dalla BMW. Non fate queste confusioni, perché la Mercedes è di Stoccarda e la BMW ha sede a Monaco. Gli Schwaben non prendono bene certi Verwechslungen 😀 😀

        • Non mi intendo di motori e citavo a memoria, sorry.
          Quella tua recensione mi ricordò da vicino quella del vituperatissimo Horacio Castiglione, colpevole di aver trattato il bel Jonas con un pizzico di ironia, più che di cattiveria, sul sito Operaworld dopo il fatidico concerto di Peralada dell’estate scorsa. Si dovette rifugiare in una baita alle falde del Canigò, nei Pirenei, per tema di essere lapidato dai fans di vario sesso.
          In quell’occasione, come pure in Scala, Kau Kau interpretò (parola audace, poiché è piatto nel fraseggio e monocorde nell’accento) sette brani sette a 10.000 euro l’uno per un totale di 70.000 euro. Notizia che fornì il direttore della manifestazione e dunque attendibile.
          Credo che la stessa ricetta sia stata applicata alla Scala. E dunque in una serata avrebbe raccolto comodamente e senza sobbarcarsi un periodo di prove e residenza a Milano più di quanto gli avrebbero fruttato quattro recite di Cavalleria. Ammesso, e non concesso, che si accontentasse del top fit stabilito per legge in 17.000 eurazzi.
          Per altro, pure a Peralada si portò dietro l’ineffabile Maestro Rieder per il quale gli orchestrali della Scala hanno coniato il motto “non c’è un cazzo da Rieder”.
          Che aggiungere? Stupirsi del successo?!? Ehh ci vuol altro!
          Lui comunque è un gran furbacchione. 😀
          Tanto di cappello

          • grazie degli ulteriori elementi metartistici per valutare cantante e sui mentori!
            e poi facevano menate per i 10.000$ della signora Horne o per il 12.000$ di dame Joan marito escluso!

    • Infatti è perché sono ingenui come sono che li paccano a tutto spiano e li truffano ai botteghini vendendogli cose che poi non gli fanno sentire. La Montserrat quando paccava il pubblico veniva anche riprovata dalle gente che dormiva meno di oggi.ora più li paccano e più li adorano..

  2. Ho letto diverse recensioni deliranti su fb: troppi gli osanna, anche da parte di chi dovrebbe avere un’idea vaga del canto professionale, fortunatamente anche molte critiche…

    Gli dici che così non si canta, nessuno sa rispondere alle critiche puntuali (ingolato, gonfiato, falsettante,…) rispondono che emoziona, gli si dice che non ha tecnica, dicono che ne ha una sua sennò non canterebbe, dici che è una fetecchia perché per essere un tenore eroico-drammatico deve avere i ruoli in repertorio e non limitarsi a recite uniche o recital a scopo puramente promozionale perché il confronto con chi ha cantato per decenni certi ruoli non si pone neppure, dicono che si guardano solo i morti e che le registrazioni non sarebbero attendibili. Insomma, le solite non risposte e tentativi di sviare. Che piaccia che emozioni io non discuto, son gusti, ma le orecchie ce le hanno solo quando fa comodo e le spengono in altri casi? Poi sento criticare o svilire difetti tutto sommato veniali di grandi del passato… ridicolo! Quelli cantavano sul serio, si sentivano a teatro, arrivavano al disco solitamente già maturi o comunque non costruiti a tavolino, nessuno mette in dubbio la loro professionalità. Oggi non si può dire lo stesso, si possono far apprezzamenti solo alle capacità nel marketing.

    Ecco qui il grande Kaufmann perfetto tenore verdiano, pucciniano, verista e chi più ne ha più ne metta che NON CANTA questi ruoli a teatro, li incide e basta e aspetta gli squilli di tromba di chi apprezzerà perché vien detto di apprezzare o per malafede. Comunque concordo che nel nessun dorma è meglio che in altro perché è breve. Sulla voce piccola, o meglio ingrossata ma non molto sonora, meglio non dirlo in giro sennò partono i crucifige…

    • Quando lo udii per la prima volta come alfredo con la georghiu a milano il mezzo era importante e ricordo che se ne padlo a lungo con un amico anche lui presente e colpito dalla voce seppur molto scurita. La voce non fu piu cosi grande e ci furono, dopo quella brutta prova al parigi o cara, tutto stonato, anche altri incidenti come la sera del requiem. Oggi la voce è un terzo di quella di allora, perche a cantare cosi si mangia e non puo correre cosi bassa e soffocata. Abbiamo sentito per ogni dove il nessun dorma del pava, anche vecchio. Ma davvero ci vogliamo confrontare ???? Per favore…

      • Divina Giulia, io non mi sono ancora ripreso dai tempi del suo risibile “Parigi o cara” preso da sotto e cantato alla Gino Latilla (non me ne vogliano i “latilliani”, al venerabile Gino, nel suo repertorio, tutto il mio rispetto) superato solo dal posteriore “E lucean le stelle” dove toccò il fondo con dei falsetti che un tenore, degno di tal nome, non azzarderebbe nemmeno sotto la doccia gelata in pieno inverno.
        ;-D

    • Mia personale opinione: l’albero è marcio perché sono marce le radici. Kaufmann è un effetto di un fenomeno molto precedente alla sua carriera. Un fenomeno che ha disintegrato la base della piramide di cui i grandi teatri sono il vertice. La lirica è morta nel piccolo: negli spettacoli nelle piazze, nei teatri di provincia, in tutti quei luoghi in cui si sono formati generazioni di ottimi professionisti tra i quali poi emergevano le grandi star. E un pubblico. Che oggi invece è abituato a una tale roba, a tali sofferenze fisiche da parte di molti cantanti d’opera rubati al pop, che quando sente un’illusione di voce impostata, o meglio di urlo malamente intonato, lo prende subito per “grande voce”.

  3. Ma siamo sicuri che il signor Kaufmann avrebbe successo così cantando se avesse dimensioni corporee e aspetto di un Calleja, Sartori o, banalmente, di un Marcelo Alvarez?

    Nessuno discute le emozioni, ma bisogna vedere anche di che natura esse siano e soprattutto avere l’onestà di ammetterlo, perché non c’è niente di male ad ammirare un artista perché affascinati da meriti extra musicali. Mi risulta difficile credere che emozioni una voce grigia, di poco volume, che non riesce ad esprimere nulla (mi ci è voluto qualche attimo per realizzare che stesse cantando Non ti scordar di me, simbolo di un cantare a fior di labbro che davvero emozionava, e non questo ululare sommessamente alla luna di scarso fascino), che per giunta non riesce a reggere i bis proposti (4…non 10) fino a rimanerci in mezzo (vedi ultimo Nessun dorma),

    • Mi risulta difficile parlare di “emozzzioni” davanti al “fraseggio” piatto, banale, prevedibile e onomatopeico di Kaufmann.
      Se le emozioni sono fastidio, pena, noia, crampi, lo posso capire ampiamente, ma nessuno spiega queste fantomatiche “emozzzioni” 😀
      Della voce, brutta, e della tecnica fallosa abbiamo già detto e stradetto.

    • Vogliamo parlare anche del cosiddetto repertorio d’ elezione di K.? Senza scomodare i mostri sacri del passato, mettete a confronto la sua Winterreise o la sua Schöne Müllerin con quelle di un vero liederista serio e preparato come Christian Gerhaher, da me recentemente ascoltato in concerto. Non c’ è partita, ti rendi conto dopo tre brani al massimo che costui è una sola. Punto.

    • Lo fece notare ai tempi già Horacio Castiglione, associandolo a Sartori ed a Marco Berti (questo prima della dieta: oggi pesa 25 kg in meno) poiché sul programma di sala di Peralada una penna amica ebbe il coraggio di scrivere che la Carriera di Jonas Kaufmann non può essere definita merito della sua presenza fisica e di un battage pubblicitario”. Ci vuole un bel coraggio… 😀

  4. Non ho assistito al concerto, ma scorrendo il programma della serata mi sono chiesto: quanto ha cantato effettivamente il Divo Ionas? Facendo due conti credo non si arrivi neppure ad una mezz’oretta scarsa… E allora sorgono spontanee un paio di considerazioni che danno la misura dell’ennesimo bluff ďella Scala di Pereira:
    1) gran parte della serata è stata occupata da brani orchestrali (preludi e intermezzi) eseguiti in modo impacciato e pedestre da un direttore capitato lì per caso (giudizio unanime, anche da parte dei fan del tenore), eppure pare abbia riscosso, dopo i suoi pezzi, un successo che neppure Mitropoulos… Questo dà la sensazione di un successo costruito e voluto in ogni caso, da parte di un pubblico accorso (grazie a generose svendite last minute) per omaggiare il cantante a prescindere, pronto ad acquistare il disco in perfetto stile pop. Avrebbero applaudito chiunque e in qualunque modo avrebbe diretto o suonato;
    2) il culto della personalità è ormai evidente e fisiologico al mondo melomaniaco: a ben guardare non c’è differenza tra chi paga il biglietto per vedere la Caballé in sedia a rotelle che si ricopre di pietà e ridicolo, e chi è pronto a spendere cifre esagerate per vedere Kaufmann nel tour promozionale del suo disco, eseguirne una piccola selezione…. E allora è inutile considerare un evento musicale questa specie di costosa televendita.

    Questa è la Scala di Pereira: una brutta TV commerciale.

    • Pensi che fosse da fischiare? Io no. Ma nemmeno da scaldarsi tanto. Sono io che chiedo a te perché tante smania per questo è poi buate Alvarez ….o perché sentite i difetti di.berti ma non di questo?….
      Nonnsapevo.che bimbumbam fosse comunista….pensavo solo cialtrone e rinco oltre che un po avido e incapace di sentire i cantanti

    • Ma perché usi il plurale, come se fossi l’elemento rappresentativo di un gruppo? Ho fischiato una sola volta (il Mime di Bronder). Non ho fischiato mai Alvarez, che non mi dispiace affatto. Berti mi fa addormentare, nioioso nella Tosca, imbarazzante nell’Aida a fianco della stupenda Hui He.

      Comunque, io non ho assistito al concerto perché non mi interessava. Ma se Jonas cantasse nella Fanciulla, andrei di corsa, perché mi è parso, dal tubo, che l’abbia fatta davvero bene.

      U

  5. http://tinyurl.com/ne5n22p

    “Il concerto pucciniano di ieri alla Scala con protagonista Jonas Kaufmann diventa un film. Il prossimo ottobre il tenore tedesco sarà al centro di una pellicola firmata da Brian Large, prodotto da Arts Alliance, e distribuita in più di 1.000 cinema di 40 paesi”.

    Ecco a che cosa serviva la Scala, il teatro “riparato” dopo il “pacco” della Cavalleria: era solo il lussuoso set di un video promozionale.

    “Per realizzare il film, incentrato sulle riprese delle prove e del concerto, Large ha seguito Kaufmann per le strade di Milano alla ricerca di tracce del passaggio di Puccini. ”

    Evidentemente gli è passata la voglia di stare con la famiglia (quella famiglia che gli aveva fatto cancellare il Turiddu), quindi ha trovato il tempo di girare anche il ‘dietro le quinte’.

    Viva l’arte, viva la cultura, viva la m…usica.

    • e adesso si spiega tutto, Kau è un tenore da realtà virtuale…
      2 considerazioni al volo,
      una, Pappano certe marchette se le potrebbe anche risparmiare ( …ma haimé! ha famosi predecessori e molti lo seguiranno….)
      due, se proprio Kau doveva immortalare tanta bellezza in un film documentario si poteva almeno vestire in modo decente; scusate ma ora lo snob lo faccio io, uno che si concia in un modo simile per un concerto alla scala (pur con la minuscola…) non può cantar bene!

    • La “ricerca di tracce del passaggio di Puccini”. Roba da mettere una mano alla fondina. Poi Puccini credo sia in assoluto il compositore con il record di carpiati nel sepolcro per quanto e come viene USATO. È questo sottobosco melmoso di pseudo cultura che ci sta consumando. Non solo le orecchie, ma soprattutto il cervello.

  6. Essere bellocci non è un delitto (io vorrei tanto esserlo!) ma certo non può costituire conditio sine qua non per una carriera teatrale. Eppure oggi se non sei figo non canti… Gigli, Pertile, Pagliughi, Stignani… manco nei cori li prenderebbero… con che guadagno non è necessario dire

  7. Per Peppino.
    Non pubblichiamo commenti che anche se apparentemente sereni e distaccati vogliono insinuare qualcosa che , letto dalla nostra parte come da quella del signor Kaufmann, qui, in questo.sito, NON HA NÉ AVRÀ MAI SPAZIO DI SORTA. A maggior ragione se Peppino scrive in italiano con un surreale dominio polacco. Spero di essere stata chiara. Non insistere a spedire il tuo pattume . Qui parliamo solo di canto, musica, tecnica, marketing e tutto ciò che inerisce il gusto e i meccanismi del consenso e delle politiche artistiche. Fine

  8. tornando a parlar di musica e di voci, sono stato piacevolmente sorpreso dalla registrazioni di Bonci. Un Bonci tardo e già ritirato dalla scene, calantino certe volte, ma che una tecnica di registrazione migliore ci restituisce in modo molto più vivo. Non conoscevo queste registrazioni tarde di Bonci; interessantissime per sentire come il timbro fosse molto meno belante delle registrazioni degli anni migliori del tenore. Grandissimo Bonci comunque.

Lascia un commento