Esecuzione varia e sfumata fino alla leziosaggine quella di Edoardo Garbin, che seppur primo Fenton non fu certo tenore di grazia. A dispetto di una natura vocale non certo “leggera”, la sicurezza sul secondo passaggio (centrale in un brano che non passa un la acuto – il si conclusivo è opzionale – ma è di fatto costruito su note come mi, fa diesis e sol) permette al cantante di onorare e anzi amplificare ogni indicazione dinamica e agogica (per tutte la forcella su “tenera”, enfatizzata da una corona) e di giocare con la sprezzatura senza che l’esecuzione si trasformi per questo nello scimmiottamento di una sbornia “tradita” (come di recente avvenuto, per altro brano dell’opera, nell’ambito di una esclusiva manifestazione festivaliera).