un Turiddu al giorno…./16 Francesco Merli

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Troviamo doveroso, nel momento in cui comincia la conferenza stampa per la presentazione del menù scaligero (menù che sembra prospettarsi idoneo a diabetici, sdentati, uricemici, tracheotomizzati etc), offrire Francesco Merli che  fu  nel teatro milanese spesso Canio, spessissimo compare Turiddu con un Canio di nome Pertile, atteso che il quartetto dei protagonisti del dittico verista per antonomasia era costituito da Pertile/Pampanini in Pagliacci e Merli/Arangi-Lombardi in Cavalleria. Qualche cosa da autentico sogno se pensiamo che siamo arrivati a quindici giorni dalla prima e il compare Turiddu è, dopo la defezione del Merli attuale,  ancora il sig. Da Destinare.

Allora Merli nel ruolo del ragazzotto siciliano molti interessato all’articolo femminile è da manuale sia che canti il brindisi con quel di leggerezza e di spavalderia che alla pagina si presta, sia nell’addio alla madre dove la spavalderia cede il passo al rimorso per quello che ha fatto a Santuzza ( e pure a Lola perché è chiaro che il  carrettiere si avvarrà dell’oggi abrogato articolo  c.p per accoltellare pure la moglie) e per l’essersi comportato da gallo e non da uomo. Ma la pagina insuperata è l’incontro-scontro con Santuzza, qui una eccezionale Giannina Arangi Lombardi, cui bastano le prime battute dell’incontro per essere la donna meridionale, cupa, gelosa e vindice nel contempo cui si contrappone la misurata spavalderia espressa soprattutto con turgore e splendore vocale dal tenore milanese. La lezione, credo oggettivamente valida, che si ricava dall’ascolto di questo duetto di Cavalleria è proprio questa il cantante compassato o almeno contenuto ( e lo furono sia Merli che, soprattutto, la Giannina) può essere anche nel Verismo un interprete di riferimento in grazia dello splendore vocale  e della capacità, derivata dalla tecnica, di cambiare colore ed inflessione per ogni frase e per ogni situazione drammatica. In questo il trapasso de “assai più bella è Lola” al “ah no Turiddu” da parte del soprano piuttosto che del “mamma cercavo” al “bada Santuzza”

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