Teatro alla Scala: stagione 2015-16.

scala

E’ notizia di questa mattina che si è finalmente concluso il bombardamento, in atto da alcuni anni da parte di uno stormo di vecchi, del Teatro alla Scala. Finalmente è stato completamente raso al suolo. Restiamo in attesa di notizie circa il saccheggio finale che avrà luogo nei prossimi mesi.
The game is over!!!

40 pensieri su “Teatro alla Scala: stagione 2015-16.

    • vecchi per anagrafe ed idee, incapaci ed impreparati ed opportunisti! un piccolo spaccato della realtà di questo paese di ogni suo settore. un insulto, pesante, ad un paese e ad un teatro che ha dalla sua una grande tradizione ed anche valide maestranze ( e non solo orchestra e coro).

  1. Avremmo voluto fare un giochino, un divertissement ludico sui cast, ma ma lettura della stagione scaligera 2015/2016 si è risolta in un avvilimento generale. Un ex grande teatro oramai adagiato sul fondo del nulla culturale e musicale, le cui proposte (opere, concerti, recital, balletti) si rivelano, alla luce dei fatti, incommentabili.
    Non c’è nulla da dire infatti, anche a voler essere di bocca buona o fautori del “Fa schifo, ma è bellissimo” o “E’ tutto bello, basta che cantino!”.
    Vedrò il dittico Ravel, “Giro di vite”, il “Barbablù” in concerto.
    Mi spiace per la bella regia di Kupfer nel “Rosenkavalier” funestata da cast e bacchetta; mi spiace per i poveri Chung e Stoyanova nel “Simone”; mi spiace per titoli come “Cena delle beffe”, “Trionfo del tempo e del disinganno”, “Fanciulla del West”, “Foscari” e “Nozze” massacrati da cast improponibili, atrocissimi, oltre l’imbarazzo scelti da gente che col cattivo gusto si porta a casa la pagnotta, anche se realizzata con ingredienti stantii.
    Ma sarà un su-cesso, credetemi

  2. Dicevano di aspettare. Dicevano di dare tempo a Pereira di fare una stagione davvero “sua”. Dicevano che le delusioni della stagione EXPO erano dovute alla sua natura ibrida. Dicevano, appunto….ora il tempo è passato, la stagione è stata presentata e da dire non c’è proprio nulla. Quasi nulla in realtà. Perché non si può tacere di fronte ad un’offerta così bassa, banale, mortificante. Innanzitutto le scelte dei titoli: pochi e squilibrati (4 Verdi…basta!). Riprese insensate (come quella dell’ultima Poppea, forse il capitolo meno riuscito del progetto scaligero dedicato a Monteverdi). L’ennesimo Rosenkavalier. Scelte surreali: un oratorio (Handel) a cui viene abusivamente data veste scenica e un’opera (Gershwin) a cui, altrettanto abusivamente viene tolta la fondamentale componente visiva. E poi l’eterno ritorno di chi ha già detto tutto o non ha mai detto nulla, ma in entrambi i casi è fuori tempo massimo (Mehta, Domingo, Nucci con il suo imbarazzante Rigoletto etc..). Non migliora certo la stagione concertistica e sinfonica (a parte un paio di ospitate di orchestre straniere: imperdibile Jansons). Nel complesso? Uno schifo.

  3. una povera cosa che non merita commenti sulla singola scelta e sulla qualità artistica, da provincia per dirla tutta, comunque. La sofferenza perché tale è nel vedere questa salma di stagione è la povertà di idee nelle scelte dei titoli, l’asservimento prono a chi fornisce due cantanti (entrambi oltre la frutta oggi, inadeguati da sempre in qualsiasi corda cantassero), le idee mutuate da un teatro che non è un grande teatro né lo è mai stato, la mancanza assoluta di un progetto quando perché un titolo “fuori ” del comune come la cena delle beffe ha un senso inserito in un contesto. Gli assenti pur in un panorama deserto di cantanti superano, per il motivo sopra evidenziato i presenti e lo stesso vale per le proposte concertistiche con punte che definire comiche è un educato eufemismo. Voglio credere che la gente in un momento di risveglio di orgoglio e dignità legga con occhi disincantati e liberi questa “roba”. In genere sono un incazzoso nelle mie reazioni qui non serve neppure incazzarsi. Qualche cosa deve accadere, però!

    • Ma Chailly non era il Tuo candidato, Donzelli?
      Bastava avergli sentito dirigere Schumann, Strauss e Mahler negli ultimi anni alla Scalaper capire che oggi non non è più in grado di tenere il filo di niente.

      Wagner è scomparso dal giugno del 2013…
      Se penso che l’anno scorso in primavera aabbiamo ascoltato Sposa dello zar, Troiani ed Elektra!

      U

      • primo: il concerto della filarmonica non era affatto male come ho scritto.
        secondo: parlavo del candidato per la produzione operistica, e per capirlo basta leggere
        terzo: non ho alcuna pretesa di essere condiviso nelle mie opinione, ma chi fa polemica gratuita non lo condivido, lo pubblico per educazione, invitandolo ad educazione, coerenza e onesto dibattito.
        quarto: quei tre titoli che citi nella loro realizzazione pratica erano molto molto lontani da essere “di livello”

      • “Sposa dello zar” a parte, il cui giudizio positivo sul suo esito mi è sempre sembrato esagerato e sopravvalutato, ho un ottimo ricordo dell’ “Elektra” e dei “Troyens”. Posso capire i gusti di Donzelli, ma Herlitzius, Pape, Salonen, comprimari e Chèreau da una parte e Pappano, Kunde, Barcellona (con mia sorpresa!), McVicar dall’altra, mi hanno soddisfatta e ritengo questi due spettacoli, non nati in loco, tra le pochissime (meno di una mano) serate degne di nota andate in scena alla Scala.

        • Ti sbagli, cara Marianne, l’Elektra è nata in loco, almeno in parte. Prima di recarsi a Aix Salonen e Chéreau hanno
          preparato lo spettacolo a Milano:

          You knew that he was undergoing treatment for cancer?

          Yes, he was open about the seriousness of it all. But none of us knew quite how sick he was. Maybe he didn’t even know himself. He would go back to Paris every two weeks to have chemo and come straight back and go to rehearsals. We were rehearsing in Milan during a heat wave, and there was no air-conditioning, so it was something like a hundred and five degrees Fahrenheit inside the hall. He would come in looking absolutely awful, and yet he would rehearse for six or eight hours straight.

          Da intervista di Alex Ross a Salonen pubblicata sul New Yorker nel dicembre 2013.

          U

      • Per chi candidava uno che non va a tempo rispondente al nome di gatti….meglio l anonimo chailly che non è certo mai stato un genio ma che di fronte alle catastrofi sponsorizzate dalla intelligenza sinistrorsa milanese pare esserlo.

          • Non alludevo a te che non ho.ancora capito cosa pensi.se devo.dirti.la verità, ma ai salottini milanesi. Salottino che ancora.non si sono resi conto che siamo in provincia….e profonda. Isolati e in retrocessione…su tutto. E infatti si trangugiano felici una stagione che fa schifo figlia di pensieri che con l opera e la scala non c entrano nulla.

  4. La foto ritrae la scala dopo i bombardamenti del 1943, pare ovvio commentare che la scala era in condizioni migliori di oggi, perchè i danni erano solamente edili, i cantanti e i direttori allora esistevano e sopratutto una classe dirigente in grado di gestire il teatro, oggi abbiamo toccato il fondo: il teatro è rinnovato nelle strutture, ma manca la classe dirigente e la fantasia artistica. In queste condizioni, la si chiuda e stop.

  5. Se Atene piange Sparta non ride.

    La vera tragedia è che questo cartellone non è migliore né peggiore di altri concottati nei teatri primari sparsi per il mondo. E’ come se la Campbell fosse riuscita a rimpiazzare cucine nazionali e regionali con le sue zuppe.
    Opto piuttosto – da donna elegante – per un regime di bacche e radici.

  6. LilyBart: la scala oggi non è in grado di produrre ne bacche ne radici.
    La stagione Lissner-Baremboim è stata come un insetticida ad ampio spettro, il Loro vero motto è quello di Attila, dopo di noi il nulla.Prosit

  7. Considerando la prevedibilità dei teatri di repertorio la scelta dei titoli è piuttosto interessante (con qualche Verdi in eccesso: i Foscari e la Giovanna d’Arco nella stessa stagione sono per me un po’ troppo). L’idea di riportare sulle scene La Cena delle Beffe e in futuro altri titoli desueti del teatro “verista” è una scelta di civiltà musicale e uno dei non molti vantaggi ad avere una direzione artistica non italiana. I cast della nuova stagione possono entusiasmare o meno ma – come osserva giustamente LilyBart – è quello che offre il convento internazionale oggi, quasi al suo meglio.

    • Mi pare che qui.abbiamo iniziato a parlare di verismo ancor prima che chailly lo scegliesse come tema per la sua direzione scaligera. Questa non è certo la nostra obiezione. Rilevano altre cose a cominciare dal doppio ingaggio ad un soprano di agenzia amica aida penosa e penosa Contarini recente in quel di Piacenza che con insistenza è stata piantata in un cartellone che non è del suo target professionale. O la vergognosa scrittura di vecchi da ricovero costosissimi indecorosi etc etc

  8. Sto leggendo adesso sul sito del Grande Teatro la stagione novella. Una piccola chicca, dimostrativa della assoluta precisione e qualità scaligera.
    La cena delle beffe
    http://www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2015-2016/la-cena-delle-beffe.html
    Si legge che il cast è il seguente:
    Giannetto Hipolito Lazaro
    Neri Benvenuto Franci
    Ginevra Carmen Melis
    …. ah no, scusatemi! mi ero convfuso con il cast di qualche anno fa!
    Riprendiamo. Si legge che il cast è il seguente:
    Ginevra Kristin Lewis
    Giannetto Marco Berti
    Neri Nicola Alaimo
    Il Dottore Bruno De Simone
    Fiammetta Federica Lombardi
    Laldomine Chiara Tirotta
    Un Cantore Edoardo Milletti

    Poi, subito dopo, nella presentazione dell’opera si legge:
    “Dirige Carlo Rizzi, un esperto del repertorio italiano, cantano Kristin Lewis, Marco Berti e George Gagnidze”.
    Ordunque, Neri lo fa Alaimo o Gagnidze?
    Forse non lo sanno neanche alla Scala?
    Se la Lewis canterà come ha cantanto a Piacenza rencentissimamente Lucrezia nei Due Foscari – stando al resoconto fattomi da un amico che c’era – libera nos Domine (al contrario Nucci, nonostante tutto, nonostante l’età, mi è stato detto essere ancora quello che c’entrava il personaggio e dimostrava che la classe non è acqua e che quando uno sa cantare Verdi lo si sente!)

  9. Però non capisco una cosa. Per me questa stagione rappresenta un deciso peggioramento soprattutto per lo scarso interesse dei titoli ‘stranieri’. Non è che poi ill repertorio italiano sia stato oggetto di migliori attenzioni…
    Ma che ragione ha di essere particolarmente scontento chi, come voi, ha ferocemente (e, a mio giudizio, spesso anche faziosaente) criticato tutto quello che ha proposto la gestione precedente. In che senso Perreira ha fatto peggio ai vostri occhi/orecchi?
    Io rimpiango il Lohengrin con Kaufmann e la Harteros, ma voi non dovreste considerere una vittoria il fatto di non vederli più al Piermarini? O vi dispiace di non potervela più prendere con i divi? Avevate e avete bisogno di questo per sentirvi vivi?

    U

    • A volte mi dopmando se ci sei o ci fai. Il trend è verso il.basso ma con pereira siamo al trash. Lissner aveva una.patina mondano modaiola che all inizio andava anxhe ma che ha compromesso presumendo di poter fare anche il d.a. che non poteva fare e.come la sua sputtanante intervista tv ha provato. Pereira non ha nemmeno quello. Crede nel.clamore nel puro nome consumsto e trito, nel bartolame . Non può nemmeno.scimiottare il d.a. da grade twatro che richiede milano e il risultato è che ha una stagione geriatrica.
      poteva risparmiarsi.i.3 titoli verdiani. …meglio il silenzio.

    • In realtà Netrebko, Meli, Domingo, Nucci, Grigolo, Mingardo, Westbroek, Alvarez (entrambi), Koch, Giannattasio, Persson, Damrau, Keenlyside, Werba sono divi internazionali.
      Ulisse, io francamente capisco poco te, parli addirittura di critiche faziose, ma per carità.
      Per sentirmi viva faccio altro, non di certo andare all’opera e dovresti farlo anche tu

    • se devo rimpiangere un Lohengrin scaligero ne rimpiango uno dello spirito tipo pertile pampanini stignani galeffi e non quel pediluvio spacciato per opera.
      quanto ai titoli ovvero la prima carenza non solo mancano gli stranieri che so Thomas, Massenet, Saint-Sans,Weber, tralascio roba da sogno come Halevy e Meyerbeer, ma anche Bellini, Donizetti, Mercadante, Rossini (perché se fai quattro verdi fai anche quattro Rossini) Cilea, Alfano, Zandonai e poi se devi “servire gli avanzi” per passare ai cantanti e direttori provi almeno a condirli meglio ed occultarne l’incipiente irrancidimento .

      • Francamente nessuno sente la mancanza di Mercadante… Trovo però curioso che in una stagione di un teatro italiano, certo, ma anche “internazionale”, vi siano ben 4 Verdi (due dei quali riproposti recentemente sino alla nausea) e nemmeno un Wagner. Per la musica francese c’è Ravel, ok (rieschia di essere lo spettacolo più riuscito della stagione peraltro). Per la quota “verismo e dintorni” c’è già Giordano (e basta e avanza la sua “cena delle beffe”), ma che tristezza riproporre l’ennesimo Rosenkavalier! E la Poppea buttata lì, isolata e appena fatta (avrebbe avuto senso riproporre l’intero trittico monteverdiano)? E poi si ciurla sempre nello stesso manico. E non è il solito discorso da “bastian contrario” ma la constatazione di una mancanza totale di visione.

  10. Gatti, Chailly…. veramente la Titanomachia!
    Mi è capitata sotto gli occhi una vecchia, vecchissima foto, credo scattata a Salisburgo negli anni 20-30: si vedono insieme Toscanini, Walter, Furtwaengler, Kleiber, Klemperer…. e poi anche un’altra con Walter, Toscanini e Th. Mann… anche ciò che sta intorno alla musica mi pare … come dire… diverso!

  11. Per gli anni a venire potrebbero chiamare Toscanini Furtwaengler e De Sabata, Lazaro per la ripresa della Cena delle Beffe e Thomas Mann per i programmi di sala. E magari commissionare un’opera a Donizetti.

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