le registrazioni di Giovanni Zenatello, uno dei maggiori tenori italiani quasi coevo a Caruso, che ha lasciato registrazioni del suo sterminato repertorio alcune felici altre meno e ciò a prescindere dal periodo delle medesime. Forse brillò sempre più il vocalista e il possessore di un mezzo di qualità che non l’interprete. Nel duetto di cavalleria, infatti, se è composto, elegante e misurato gli manca quel guizzo, quel colpo (che può nascere da le mezzo eccezionale come per Gigli o dal fraseggiatore storico come Pertile), che fa il vero alter ego di una Mazzoleni, che ogni tanto indulge a qualche effetto o meglio birignao, ma che attacca il “ah no Turiddu” con un suono morbido, raccolto, legato, che esalta la grande interprete e la tragedia di Santuzza.