Un concerto per l’Expo o per il Grisespo

sanlorenzomercatoGiorni or sono mi trovavo a Firenze e  per onorare, in un breve lasso di tempo, la città del Magnifico sono andato a San Lorenzo. Non la chiesa, capolavoro  di ser Pippo Brunelleschi, ma i mercati lì vicini. Quelle piccole Halles fiorentine dove la città esprime i suoi migliori cittadini: i bottegai. Vocazione fiorentinissima che la bottega sia la banca o banco di frutta e verdura. In altri, dal commercio minuto diversi campi, oggi,   fiorentini doc e del contado sono nefasti, perché loro ignote le doti di Lorenzo ed insufficienti quelle dei bottegai. Giro irripetibile quello nei mercati ed oltre modo istruttivo perché al piano strada si trova in tradizionale mercato di carne, pesce, legumi frutta e verdure, in parte moderno, con qualche richiamo turistico ed alla globalizzazione, ma pur sempre mercato. Dal piano strada, poi, si sale ai piani alti. Si entra, allora, in un altro mondo, del quale sono splendide nella loro vernacola schiettezza, le opinioni dei bottegai del piano basso. Tutto food, cassata la parola cibo, tutto biologico, tutto a kilometro zero (pure il pesce, sperando non sia pescato in Arno) pizze con farina macinata a pietra e lampredotto a prezzo ben implementato rispetto al piano sottostante pur trattandosi sempre e solo d’un pezzo di busecca, per dirla all’ambrosiana. Insomma quel luccicante mondo del food che dovrebbe rappresentare la vetrina d’Italia nell’inaugurando expo. Confesso: pensando a tutto quanto accaduto negli ultimi anni a Milano nel miraggio di questo expo, mi sono venute alla mente le considerazioni di Carolina e Teresa Materassi, che commentando il padre della futura sposa del nipote dicono “l’ha poi inventato ‘na pignatta”. Le Materassi sono due povere strulle, ma tutto quello che sta accadendo a Milano per il cibo ci è sembrato sproporzionato. E’ sempre cibo, alimentazione e non pare volto a risolvere il problema principale ovvero dar da mangiare a chi privo di cibo e, magari, ridurre gli ingozzamenti di troppo dispone.  Diversamente non si comprenderebbero i kilometri quadrati “affidati” ad eataly, che del food, a prezzi Montenapo street, costituisce il paradigma.

Insomma: tanto fumo e poco arrosto.

Se poi guardiamo, altra esperienza recente desunta dal face di un amico carissimo, piattini appetitosi come la tartare (piatto gallo-piemontese) condita con la stracciatella (invenzione dei casari pugliesi) e tritata di pistacchi (che saranno turchi o iraniani, ma vengono spacciati per “di Bronte”) possiamo dire che regna la confusione, perché storicamente quel piatto è come  certi edifici novecenteschi definiti ecclettici. Di tutto un po’ per tutti i gusti senza connotazione precisa, senza collocazione storica e logica. Mi si risponderà la cucina evolve, come il mondo, come l’opera e voi della Grisi siete fuori del tempo. Bene gastronomicamente parlando attendo quindi di vedere dei canederli con le cozze. Sono l’equivalente di quello che tutte le sere in tutti i teatri del mondo sotto la falsa egida della falsa cultura o meglio della pseudo cultura degli ignoranti viene servito  ed altrettanti pseudo acculturati, desiderosi di esistere e quindi di cantare nel coro e non fuori esaltano. Li vediamo, con dolore, stupore e rabbia, in ogni luogo anche in quelli più alti ed elevati rispetto alla pur nobile cucina e che meraviglia ci dobbiamo fare di questo ennesimo equivoco che riempirà Milano di gente e l’Italia delle ennesime balle spaziali.

Questo per dire che la Grisi farà il suo grisespo con attenzione al cibo ed al fine statutario  del corriere “tutelare l’arte del canto” e lo farà con l’associazione del tema dell’expo e del tema della Grisi.

E siccome  questa sera, per fortuna non a reti unificate, ci verrà servito il concerto di apertura dell’expo, al cui confronto la tartare di cui sopra parlava è sana, onesta e genuina la Grisi  ha pensato ad un concerto e lo ha fatto con la fantastoria.

Nel 1942 se non fosse successo  quello che tutti sanno e molti hanno dolorosamente vissuto l’expo –allora esposizione universale- si sarebbe dovuta tenere a Roma. Il regime edificò l’ Eur e già qualcuno si potrebbe domandare fra settant’anni se qualche edificio resterà di quello che si deve inaugurare, ma non ci interessa. Con poca fantasia (superiore a chi ha imbastito l’intrattenimento di questa sera) abbiamo ipotizzato il concertone dell’Eur, di cui potrebbe essere sopravvissuta qualche immagine in un qualche spezzone del cinegiornale Luce.

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Pensierino finale: fu un regime trombone (ed anche peggio soprattutto dall’insana commistione con altro e malato perché ben ancorato in deliri filosofici) e se il grande expo  del 1942 fosse andato in porto non osiamo immaginare di quale pubblicità e di quale trombonate sarebbe stato capace. Almeno avrebbe vantato la primogenitura dello stile pompier e avrebbe offerto un concerto lirico di altissima qualità sulla piazza dell’inaugurato Eur. Noi, che siamo nostalgici (non del regime come qualche cretino correrà a scrivere e verrà cestinato om visà se sol dì l’è mez difes dice Carlo Porta) abbiamo provato  a costruire quel concerto. Buon ascolto prima, buon conforto dopo quello che ci verrà passato dalla rai.

6 pensieri su “Un concerto per l’Expo o per il Grisespo

  1. Donzelli pezzo fantastico e ascolti mirabili :) Domani li ascolto tutti! Fortuna che c’è il Grisexpo! Io mi rifiuto di ascoltare stasera lo scempio su Rai1…

    Ora mi gusto Giovinezza che mi canta spesso la nonna quando parla dell’infanzia ormai remota e delle canzoni che si dovevano imparare sotto il regime. Manca la divina Magda (forse erano gli anni del ritiro), ma si poteva inserire comunque :)

  2. Capitato per puro caso – facendo zapping alla ricerca di programmi sportivi – su RAIuno mentre il Bocelli (svociato stonante impreciso dilettantesco) attaccava le parole “Di quella pira l’orrendo foco”. Ascoltato circa 10 secondi (forse meno) – di più le mie orrecchie non avrebbero potuto sopportare – tanto per avere il tempo di cambiare canale. Orrendo. Vomitevole. Ributtante. Emetico. Veramente emetico, Altro che carbonato d’ammonio e apomorfina!!! Ritornato adesso durante zapping dopo programma sportivo sento un poco di “Di Provenza” interpretato da un giovane baritono; al confronto con l’orrore di prima sembra di essere di fronte a Battistini, Galeffi o Tagliabue. Differenza fra chi cerca di proporre un canto professionale ed uno dilettantesco.

  3. Orrenda scena s’e’ mostrata agli occhi miei, orecchie soprattutto.
    Dunque, ci sarebbero gli estremi per una denuncia alla RAI, direi perlomeno oltraggio al comune senso del pudore e magari anche altro..
    Comunque, c’e’ un’altra chiave di lettura: e’ stato tutto uno scherzo, non si intendeva eseguire brani d’opera ma farne una parodia, allora tutto assume un senso, anche la distruzione del finale di Andrea Chenier in cui Bocelli ha validamente ottenuto l’aiuto della Borsi.
    “”Pira” inqualificabile.Comunque, Bocelli nel Trovatore potrebbe anche cavarsela dignitosamente, non dico trionfare
    ma fare la sua figura: studio della parte, applicazione e un pizzico di coraggio, questo ci vorrebbe: non parlo certo di Ruiz, no quello e’ fuori della sua portata, pero’ il messaggero …………
    Insomma, in definitiva lo scherzo ha funzionato..
    Ma non tutto e’ stato da buttare: al termine il Commissario Sala e’ stato invitato sul palco e ha intonato “o mia bela madunina” e, ammettetelo, non se l’e’ cavata male.
    Non male neanche la Clerici e Bonolis in “romagna mia”, meglio come cantanti che come presentatori: la Clerici ci informa che tutte le storie d’amore finiscono tragicamente e presumo che si riferisse al melodramma ma: Rosina e Almaviva, Angiolina e Don Ramiro, Elvira e Arturo, Amina ed Elvino, Adina e Nemorino, Minnie e Dick Johnson?
    Udiamo anche un “cazzarola” in mondovisione dopo l’aria del Gianni Schicchi.
    Qualche preoccupazione per l’immancabile “nessun dorma”: ma perche’ non lo hanno soccorso ? Altro che aspettare spavaldamente l’alba, questo non ci arriva fino all’alba
    E poi ho una lacuna: ho perso un pezzo perche’ mi sono addormentato e ai saluti finali scopro che c’era Simone Piazzola, del quale volevo sapere cosa e come: Don Carlo l’ha colmata.
    Dimenticavo: il tutto con i microfoni piantati in bocca, ovviamente.
    Certo, me la sono cercata: avrei potuto terminare l’ascolto di Lucrezia Borgia con Caballe’, Kraus e Verrett.

  4. “Oh mia bèla Madunina, che te scùltet de luntan,
    Cusa te diset stamatina, dop de tùti sti baggiàn….
    Sòt’a ti adèss gh’è la Scala a sonà Napuletàn…
    Cànten tùcc “O Sole Mio” anca stonà….
    E peu màngen tùtt Milan.” 😀 😀 😀

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