Oggi nella Capitale tutti gli uffici pubblici sono chiusi per il “Natale di Roma”: festa istituita dal duce fin dal ’23 e nel ’24 dichiarata festa dei lavoratori in luogo del 1° maggio “bolscevico” e abrogata nel 1945. Ma non per tutti evidentemente. Per la serie “sembrava ieri” – e non mi riferisco alle inquietanti somiglianze con la politica di questi ultimi anni o alle polemiche sull’attuale inquilino di Palazzo Chigi o di Twitter che ha preso il posto del balcone di piazza Venezia – questa festività goduta (anche in busta paga) da cittadini in teoria uguali a tutti gli altri, dimostra per l’ennesima volta il gusto tutto italiano di primeggiare nell’arte di arraffare privilegi…anche i più discutibili e anacronistici. Con la beffa aggiuntiva – ma di democristianissima par condicio – del festeggiare a soli tre giorni di distanza la ricorrenza più sentita dal fascismo mussoliniano e quella più cara all’antifascismo…magari con un bel ponte ad unirle in un’ardita metafora di pacificazione nazionale alla vaccinara. E così dedichiamo questo ascolto ai dipendenti pubblici romani che, sicuramente, avranno sufficiente tempo libero per apprezzarlo. Auguri a Roma e ai romani: il regalo lo paghiamo come sempre noi…
3 pensieri su “Sole che sorgi?”
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Sono d’accordo solo in parte.
Certo, la festa sembra anacronistica e ancora più anacronistico sembra il festeggiarla, ma non me la sentirei di condannare gli impiegati pubblici romani come se fossero dei fannulloni privilegiati.
Lo stesso discorso che fai per Roma dovresti allora estenderlo a tutte le feste patronali, in cui gli uffici, le scuole etc. sono chiusi solo nella città “protetta” dal Santo e non nelle altre: il 6 dicembre a Bari, per esempio, o il 4 maggio ad Ancona, ma la lista credo sia abbastanza interminabile.
Quindi o in Italia siamo tutti fannulloni, o forse bisognerebbe essere un po’ meno severi con il Bel paese. In Francia (paese dove vivo e che, a ragione, viene spesso proposto come un modello di società più avanzata e moderna) ci sono almeno 4 giorni feriali durante il solo mese di maggio (alcune religiose, e la Francia è un paese laico) ma mai nessuno si sogna di dire che così non si fa o che in Francia non si lavora….
In realtà le feste patronali sono previste e regolamentate nei contratti di lavoro. Roma ha già la sua festa patronale: il 29 giugno Santi Pietro e Paolo. E come in tutte le città gli uffici comunali restano chiusi. Il paragone, quindi, mi sembra improprio. Ed il fatto che costituisca un’assurdità lo dicono i diversi tentativi di molte giunte di togliere l’assurdo privilegio, ma senza mai successo (l’ultimo fu Veltroni).
In Italia, si sa, le feste si aumentano non si cancellano. Abundamus ad abundantiam diceva Totò