Chi sia under 50, ovvero la più parte dei nostri lettori può chiedersi il motivo dell’associazione fra fiera campionaria ( quell’esposizione che coincideva con la prima botta di caldo e che riuniva il meglio della produzione industriale italiana per una decina di giorni nel complesso di piazza Giulio Cesare oggi distrutto per edificare palazzi che neppure rispettano le distanza dei cortili delle famose case di ringhiera) ed il teatro alla Scala. Semplice in occasione della Fiera il teatro per i numerosi operatori della manifestazione fieristica proponeva sempre una nuova produzione e le ripresa per poche repliche delle più significative produzioni recenti del teatro.
Cominciamo da una proposta che fece epoca allora ed oggi è ritenuta una pietra miliare della storia del teatro d’opera del recente passato: Anna Bolena, che vide la sua prima proposta scaligera, appunto la sera del 14 aprile 1957. Possiamo e con ragione censurare la pesantezza della direzione, il cattivo gusto dei tagli, lo scempio della parte di Percy, tenuto conto che Raimondi poteva essere ben più considerato e che se non lui un altro giovane tenore contraltino poteva vestire i panni dello sventurato amante, la Seymour proposta, che sognava un po’ troppo Santuzza quando nel 1957 c’erano un paio di giovani mezzo soprano di recente debutto e di assai maggiore pertinenza stilistica e che la protagonista cominciava a mostrare che il periodo aureo (quello di Armida) era finito, anche se eloquentissima e sofferente, un po’ meno ampia e sonora in parte pensata per Giuditta Pasta, ma la proposta fatta senza tante ciance, trattive sindacali, sponsorizzazione dell’evento restava come accadrà con altre.