Non avevamo dubbi. Passata la bufera, chetatasi la mormorazione ed assicuratosi la sopravvivenza (leggi assenza di pesanti e catastrofiche riprovazioni come quella del Ballo o gli incidenti delle varie ripresa di Tosca) l’eroico consiglio di amministrazione della Scala, dove si stenta a credere siedano finanzieri e capitani di industria avrebbe riconfermato nella carica Alexander Pereira. Lo ha riconfermato e per giustificare la propria, lautamente retribuita esistenza, è intervenuto e limitato alla modica cifra di euro 240.000 l’emolumento del neo eletto imponendogli anche (clausola nota anche al più impreparato dei giuslavoristi) di non operare in conflitto con il massimo teatro milanese. La clausola si commenta con il proverbio milanese “l’è inutil sera la stala quan in scapa i bo” ossia “è inutile chiudere la stalla quando siano scappati i buoi”. Tanti il conflitto si è già consumato a spese della Scala ossia degli italiani ed è stato accettato su quell’ara laica dell’expo dove le offerte sacrificali sono progressivamente più putrescenti ed immorali. Basta leggere anche la stampa collaborazionista.
Visti gli antefatti, considerato l’andamento della stagione questa conferma deve essere avvenuta in una stanza popolata di ciechi e sordi, non solo incapaci di discernere la qualità dei prodotti offerti, tanto da elogiarli pubblicamente come hanno fatto De Micheli e Confalonieri, ma inidonei a contare le promesse marinaresche, che sono la peculiarità della stagione scaligera corrente.
Spendere parole quale cultura, tradizione interpretativa è inutile innanzi un pubblico ormai turistico nella provenienza geografica e soprattutto culturale e la cui massima aspirazione è un selfie nel foyer del loggione abbigliati ora da gay pride, ora da badanti in libera uscita, ora “siamo arrivati con la piena del Naviglio”. La prova che si è smesso di fare cultura, ma anche commercio di prodotti di qualità (spesso coincidente con la cultura come poteva essere una commercialissima Carmen Pederzini Masini Guarnieri o Bumbry Tucker Amara Schippers, che riempiva il teatro in ogni ordine di posti e consentiva l’ascolto di un prodotto di certa e sicura qualità, atto ad incentivare il pubblico) risiede nella pagliacciata perchè altro termine non siamo in grado di trovare del concerto del 30 aprile con Bocelli e coro della scala in piazza del Duomo. Al confronto le spedizioni nelle fabbriche di Sesto, mentori Abbado e Pollini, avevano un tentativo di serietà e i propulsori erano – a torto- convinti di fare cultura di educare di far crescere le masse operaie. Qui non c’è nulla probabilmente quel concerto è la vinagrette di un primo maggio senza Turandot. Sarebbe nello stile di persone e luoghi. E quand’anche sbagliassimo il “nuovo bidone” sarà servito verso il 3 o 4 maggio. E’ la casistica.
È vergognoso. Un sindaco inerte e impotente che lascia correre tutto anche quando pereira è stato colto con le mani nel sacco. Poi il cda che lo premia! Come certe scuole di milano dove i peggiori insegnanti vengono premiati con contratti ‘di ruolo’ e quelli bravi vanno ‘rimandati’ di anno in anno! Quanta roba marcia!
Concerti (sostenuti da LA SCALA????) con Bocelli poi….
Innanzitutto il sindaco non è inerte ed impotente, bensì ignorante di musica e non mi pare abbia mai mostrato un serio e competente impegno nei confronti della Scala al di là della retorica di routine.
In secondo ma non meno importante luogo, il sindaco se ne è ormai lavato le mani alla grande, avendo fatto sapere che non si ricandiderà (cosa che mancava solo della conferma ufficiale).
Il resto del CdA ha, come si suol dire, un cervello grande come quello di un piccione quando è gonfio. C’era da dubitare forse di un simile risultato???
…Quella del concerto in piazza duomo è un’idea fantastica
con bocelli e l’orchesta della scal etta sarà un trionfo!
chi l’avrebbe mai detto che la scala si sarebbe ridotta
così ? chi sarà il prode condottiero direttore ?
la moglie di pereira ?
siamo una immensa sconfinata grecia sotto ogni aspetto
tutto rigorosamente in minuscolo
pisapia se ne infischia della città figuriamoci della cultura !
tutto questo mi fa davvero dispiacere. Milanese, ma da sempre criticissimo nei confronti della Scala, che, credo, da quarant’anni abbia smesso di essere un centro culturale non immaginavo però che finisse trasformato in un circo Barnum di questo genere e con il massimo rispetto per il Barnum perché vi si esibì addirittura Jenny Lind. Qui non è solo questione di povertà di idee, di asservimento ai diktat delle major del disco o alle grandi agenzie teatrali è questo accompagnato e condito dalla mancanza di gusto, sensibilità, cultura dal desiderio di trasformare e monetizzare tutto. Una dolorosa vergogna non se questo pseudo ossimoro possa rendere l’idea. Siamo oltre i fischi (sempre meritati e doverosi), oltre le parolacce, però si deve andare avanti a difendere la propria dignità di ascoltatori.
Spiace sentire che il Pereira sia stato confermato, ma questo atto è logica conseguenza del suo insediamento senza nomina, il consiglio di amministrazione si comporta come una piccola combriccola di incompetenti, ma assai arroganti verso la città. L’unica cosa che si può fare è abbandonare il teatro a se stesso. NON RECENSIRLO PIU’.
Io son molto deluso da Pisapia, ma , come dice Manzoni, se il coraggio non ce l’hai…
MA a proposito di conflitti qualcuno saprebbe spiegarmi come sia possibile che con il nuovo sistema di acquisto sia praticamente impossibile acquistarne? rimane forse l’unica via la fila il giorno stesso dello spettacolo? Se qualcuno di voi ha mai provato potrebbe spiegarmi come funzionano (al di là delle info che trovo sul sito della scala?) grazie!
caro renaissance, comprendo capisco e condivido l’incazzatura tenuto conto che ad esempio deutsche oper usa il medesimo programma e che ivi si acquista in pochi minuti, tenuto poi conto del rapporto prezzo (hai visto quelli per l’apparizione di Jonas?) qualità mi passa qual si voglia fermento di rabbia! riferita al teatro milanese posso, con assoluta serenità, utilizzare la frase degli scherani di don Alfonso d’Este ” a morte ei corre! ”
ciao