SCALA: ‘NA SOLA, conSOLAzione col passato

Se per caso hai la (s)ventura di percorrere il cartellone scaligero della strombazzata stagione dell’Expo ogni tanto hai il fondato dubbio di essere affetto da grave forma di arteriosclerosi perché ricordavi ad una certa data un certo avvenimento ed, invece, non lo trovi o ritrovi profondamente modificato. Eppure nessun avviso del cambiamento o della soppressione sul sito del teatro sino a dopo la avvenuta vendita dell’evento con il cast originario o con la star di turno, poi, “leggera ed invisibile” cancellazione o modifica. E intanto il pubblico ha comprato e pagato l’evento originario.

In cinque mesi di ufficiale gestione Pereira ne abbiamo già viste molte e le elenchiamo di seguito tanto per rinfrescare a noi stessi, per primi, la memoria in ordine alla professionalità ad oggi espressa ed alla correttezza di rapporto con il pubblico. Sembrano passati anni luce dalle frasi di una Tebaldi “il pubblico va rispettato” e non che la voce d’oro esprimesse alcun concetto controcorrente.

Il Werther di Alagna soppresso senza ne cambio di protagonista nè di titolo. Siccome il tenore sostiene di non avere mai firmato i contratti e per altro il suo sito confermerebbe una difficile disponibilità non solo niente Werther, ma neppure la Tosca.
Previsto ed annunciaato Kaufmann nel Requiem verdiano questi non compare
E siccome la Tosca sembra già di quelli spettacoli nati male proseguiti peggio Santi sparisce e compare Carlo Rizzi
I Wiener Philharmoniker a ottobre semplicemente cancellati….

Edith Haller nella Missa Solemnis non risulta essersi presentata. Ed il caso Wiener si ripresenta paro paro con i Münchner Philharmoniker e siccome il direttore cancella non si cambia questi, ma salta il concerto.
Fin de partie, comprata da Salisburgo ed avallata dal cda milanese dopo l’affair del giugno scorso, in scadenza ed in parte riconfermato secondo il principio che “una mano lava l’altra” perché Salisburgo faceva causa al nostro sovrintendente, sarebbe programmata per l’Expo, ma la partitura non è finita (non è più il tempo dei Rossini che, ausiliante Luca lo zoppetto in quindici giorni sforna Cenerentola) si riscalda una bella pastina e si ripropone per la quarta volta in quindici anni Wozzeck, yanto è sempre “roba moderna”.
Per il concerto del novantesimo genetliaco di Prêtre il franto di costui femore ci costringe a digerire Welser-Möst con tanto di cambio di programma. Per la cronaca il sostituto è il direttore di un letargico Fidelio qualche anno or sono, destituito senza tanti giri di parole, persino, da Vienna.

Se questo è il buon giorno figurarsi ora che arriverà la sera di questa stagione fatta di marinaresche promesse. Siccome internet è una grande concierge il raffronto fra il sito ufficiale di Jonas Kaufmann e quello ufficioso mette un fondato dubbio circa la presenza del divino e bel Jonas nella prossima Cavalleria rusticana. Possiamo immaginare che l’eventuale forfait verrà annunciato silenziosamente dopo la vendita (con la solita rissa telematica) dei biglietti oppure possiamo immaginare che il divo, nel ruolo di Compare Turiddu, arriverà alla generale o -terza ipotesi- che l’accordo su cachet non sia ancora stato raggiunto e che solo al raggiungimento dello stesso il divo “paccherà” i pubblici middleuropei che lo attendono a promuovere il recital di operetta. Prova di tutto questo non ne abbiamo, ma”dense tenebre” dopo quelle che già abbiamo visto sembrano in arrivo e per finire di medicare le ferite con sale e limone il festival delle grandi orchestre sembra sempre più trasformarsi in gemellaggio Italia – Bolivia, che richiama alla memoria quelli URSS/Emilia Romagna, ben irrisi da Guareschi.
Ma di questo sarà altri del blog ad occuparsene. Per il momento premeva segnalare le dicotomie. Il tempo è galantuomo e siamo ben certi che l’eventuale cancellazione del bel Jonas non sarà il solo inciampo di questa stagione dell’expo dove a man che il tempo passa il presunto caviale viene sostituito con il quinto quarto. Ottimo a mio giudizio, ma riferito ai bovini macellati, e non già ai cantanti oggi in carriera.

Preme anche segnalare che si annuncia per domani sera un’Aida con i tagli perché, dovremmo dedurre dall’intervista, che postiamo del regista sig. Stein che per “concinnitas” verranno soppressi i sette otto minuti di ballabili di Aida al trionfo. E i moretti? Restano? il regista non si è accoto che ci sono? oppure servirà a tempo di musica dei “moretti”, che per chi non lo sapesse sono deliziose paste mignon. Le stesse che per lisciarsi il pubblico in coda per la sua Aida, la Caballè offrì nel lontano 1976. Chissà quando verrà dato soccorso alla protagonista e comincerà a circolare, salutata da plausi filologici, la “versione del Cairo” con la soppressione dei “cieli azzurri”. Per intanto, se corrisponde al vero la soppressione dei balli, ve ne offriamo, a cominciare le consolazioni da passato, un’esecuzione assolutamente mozzafiato come quella di Victor de Sabata e se nel futuro perderemo per strada anche i cieli azzurri offriamo una piccola consolazione con quelli di Ester Mazzoleni, tanto per evitare quelli insuperati di Giannina Russ o dell’altra Giannina, ossia la Arangi Lombardi e, francamente un poco inflazionati qui sul nostro sito.

Ma la vera conSOLAzione, dopo una SOLA dopo l’altra, forse anticipando l’Aida romana ormai imminente con il divo, la vorremmo offrire con gli interpreti scaligeri di Radames, visto che delle due regali rivali il blog si è già occupato. L’elenco, salvo poche eccezioni e l’assenza ovviamente dei cantanti di scuole straniere sino al primo ventennio del ‘900 è cospicuo e, allora, siccome crediamo buona cosa proporre quei condottieri famosi, ma non celebri presso il grande pubblico. Insomma tutti coloro che si occupano di canto e non si fermano al contemporaneo hanno avuto occasione di ammirare lo splendore vocale di Giacomo Lauri, l’accento rovente di Aureliano Pertile il timbro fascinoso e, forse, non eroico di Gigli o la saldezza di Francesco Merli, il Radames scaligero più duraturo dal 1927 al 1945.
Ed allora credo che possa essere opportuno ricorda altri grandissimi condottieri egizi proporre il timbro brillante di Gennaro de Tura, che proveniva dalle file dei tenori di espada famosi per lo squillo e che oggi, con faciloneria, diremmo “canta aperto al centro” confondendo suoni molto alleggeriti (indispensabili per salire e squillare) con i suoni aperti. Poi possiamo avere in coppia con un’Aida raffinata e preziosa come la Raisa Giulio Crimi, che al gusto ed al repertorio verista sacrificò uno strumento, che era squisitamente lirico e destinato a titoli più leggeri (la prima salita al trono vicino al sol denota suoni non certo saldi e fermissimi mentre lo sono certe smorzatura). Chi, invece, nella tessitura medio alta denota squillo ed estensione fuor del comune è Nicola Fusati (arrivato al palcoscenico dopo la laurea in medicina) in coppia la primo duetto con la Mazzoleni e non certo impari ad una partner di levatura storica, forse piuttosto piatto e monotono con qualche caduta nell’accento enfatico. Rischio che non pochi Radames anche a noi prossimi e ben più famosi di Fusati hanno corso e nel quale sono caduti. Certo che la seduzione della Mazzoleni mette alle corde questo partner e forse anche altri più blasonati (Zenatello). E quindi benché famosissimo Giovani Zenatello, dotato di un timbro davvero bello e di saldezza e sicurezza in tutta la gamma della voce non è, nel pubblico di oggi, ricordato come i Lauri Volpi ed i Pertile e allora lo proponiamo ancora con Ester Mazzoleni che, in un’ intervista postata su you tube, racconta della prima veronese e del nitore dei suoi piani e le filature. Bella scoperta cantava sul fiato e la voce si espandeva per la cavea areniana senza difficoltà! Chi si limita a squillare saldissimo in alto e senza smagliature, ma subisce la prodigiosa partner (d’altra parte Giannina Arangi Lombardi è la più completa interprete di Aida che le registrazioni documentino) è Aroldo Lindi, ma è piuttosto scontato domandarsi chi avrebbe potuto fronteggiare accento e saldezza vocale del soprano napoletano.

Chi stupisce perché riesce a cantare Radames senza soccombere a parte e partner (la giovanissima Callas) è Mirto Picchi, che pochi anni dopo l’inizio di carriera quale tenore lirico e lirico spinto si dedicò a personaggi difficili dove l’interprete prevaleva sul cantante (inesorabilmente usurato, d’altra parte aveva studiato con Giulia Tess, che negli anni’20 fu il soprano del repertorio contemporaneo e poi caratterista).
L’ultimo ascolto che proponiamo è quello di Luigi Ottolini anche lui famoso per lo slancio degli acuti, offerto in uno spezzone televisivo del 1967 allorquando Parma celebrò i cento anni della nascita di Toscanini. Tutto incombente e fastidioso passato, o mi sbaglio?

Fancelli 1872

Bolis 1874

Nicolini 1878

Aramburo 1880

Guardenti 1880

Cardinali 1884

Tamagno 1887

Bertini 1887

De Marchi 1905

Gamba 1905

Zenatello 1907/1913

Leliva 1907

De Tura 1913/1916

Dolci 1916

Crimi 1916

Grassi 1918

Fusati 1918

Pertile 1924/1925/1926/1929/1933

Redaelli 1924

Lindi 1925

Trantoul 1926/1927

Fleta 1926

Merli 1927/1929/1931/1935/1945

Taccani 1931

Lauri Volpi 1935

Gigli 1938/1941

Masini 1946

Picchi 1946/1948

Tygesen 1948

Del Monaco 1950/1951

Di Stefano 1956

Corelli 1956

Ferraro 1960

Puma 1960

Bergonzi 1963/1965/1976

Ottolini 1936/1966

Cecchele 1965/1966/1972/1973

Domingo 1972

Chauvet 1972

Orofino 1973/1976

Lavirgen 1976

Pavarotti…

 

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4 pensieri su “SCALA: ‘NA SOLA, conSOLAzione col passato

  1. Scusate, posso farvi una domanda: con gli attuali cantanti e in parte direttori, che cosa vi aspettate dalla Scala ???
    Forse un nuovo Abbado o Kleiber ???
    Siamo in un periodo dove è fortunato chi ha ancora un lavoro, e vi aspettate che un “Pereira di risulta” possa farvi felici riscoprendo una nuova Tebaldi o un Kraus ???
    Ho ascoltato e purtroppo visto alla TV uno spezzone di Puritani… poco è mancato che dovessi prendere L’imodium.

  2. ..temo che il sig. Pereira non avesse calcolato che i grandi nomi che ci ha ammannito a Salisburgo negli ultimi anni, non faranno a gara per venire alla Scala come lo facevano per andare strapagati nella austriaca Mecca del successo facile…

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