Dalle pagine del Corriere, quello vero.

Accadde la primavera scorsa con il conflitto di competenza di Pereira, venditore ed acquirente nel contempo di allestimenti teatrali, e si rinnova, oggi, con l’affair Lissner:  quello della Grisi arriva sempre prima di quello della sera. Poi uno è il quotidiano italiano per eccellenza l’altro conta niente! Eppure la pubblica(ta) gogna della vastità della (in)cultura e disinformazione musicale ed operistica del  passato sovrintendente da parte del Corriere,  ricorda il comportamento di quelli che “sputano nel piatto dove hanno mangiato”,

Perché per tutta l’era Lissner questi è stato celebrato osannato e difeso sia dal  maggiore e storico quotidiano che dall’altro a pari diffusione nazionale (ad un certo punto ben più caloroso nel testimoniare affetto, considerazione e stima verso il nauta della fondazione milanese) e, per conseguenza su entrambe le testate, chi osava censurare e fischiare e contestare le produzioni, dono –non gratuito- della vasta cultura del sovrintendente al volgo meneghino insultato, doveva essere schernito, dileggiato, esposto al pubblico ludibrio. Aggiungo, per equità, non solo  che alla celebrazione  ed all’ ingiuria concorrevano, oltre quei quotidiani là, anche  support e pie spie, che stazionavano  sotto il portico di Filodrammatici in perenne attesa di informare LUI delle oscure trame dei “nemici della patria”. Poi il re è caduto, ha abdicato, si è ritirato (dopo un anno di vai e vieni da Parigi a nostre spese e infertile per il teatro milanese, donde le contrattazioni del nuovo non ancora nominato) e questa gogna mediatica ricorda, a chi non poteva condividere la santificazione, la distruzione della statua di  Giulio II a Bologna, piuttosto che i pugni ed i calci di piazzale Loreto.

La più puntuale e pungente penna del panorama giornalistico attuale suole, dalle colonne  del quotidiano di cui oggi è direttore, dileggiare e mettere alla berlina le untuose  celebrazioni che i colleghi fanno dei potenti.  Mai abbiamo ritagliato e conservato i copiosi insulti di cui fatti oggetto, memori della massima  “perdonare le offese”, tanto meno conservato gli scivolosi (slitighenti suggerisce assai più puntuale l’onomatopea milanese) inni a Lissner ed alla sua opera di culturalizzazione a profitto del rozzo pubblico milanese. Ce ne rammarichiamo perché avremmo messo insieme almeno una decina di pezzi dove analisi semantica, analisi del costume e della morale  e non ultima la satira l’avrebbero fatta da padrone.

Siccome oltre al “perdonare le offese” applichiamo anche il moto “estote parati” oppure “siate come sentinelle nella notte” dobbiamo osservare che la pubblicazione degli scivoloni di Lissner giunge il medesimo giorno della nomina di Pereira per cinque anni. Solo un caso, vogliamo credere, certi che  chi distruggere e ridicolizza il passato  voglia esaltare il presente. La “damnatio memoriae” mica l’hanno inventata i pennini attuali.

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11 pensieri su “Dalle pagine del Corriere, quello vero.

  1. Il “caso” Lissner è davvero desolante. La sua deplorevole ignoranza, già rivoltante in se, si accompagna all’insopportabile “posture avant garde”, al disprezzo mal contraffatto che usa per mascherare le sue carenze. Si parla molto delle sue risposte stupide e della sua attitudine ridicola durante il questionario musicale, ma che dire della prima parte dell’intervista che non è stata molto discussa benché sia per me il suo intervento più scandaloso? Che dire della sua visione terribilmente manichea e caricaturale della lirica ? Da un lato il divertimento puro, i libretti insipidi e leggeri degli Italiani con Rossini e Donizetti, liquidati à demi mot come meri autori di farse vocalizzanti, e dall’altro, le grande opere di riflessione ( cita Moses und Aron), che sole possono trasmettere qualcosa…Sapete che mi arrabbia? Questi deliri semplicistici seguono un piccolo reportage nelle strade parigine con persone, sopratutto giovani,interrogati sul loro rapporto con l’opera, che parlano, per la maggior parte, d’elitarismo, rigidità…Dopo questo, invece di mettere in evidenza la grandissima diversità dei repertori e delle emozioni che le opere liriche di ogni epoca ed ogni nazionalità possono provocare a tutti, invece di dire che tutti quelli che fanno lo sforzo d’aprirsi e di prepararsi possono scoprire mondi insospettati nei teatri, no, Lissner propone un discorso implicitamente discriminatorio, sprezzante, che confronta schematicamente due categorie di pubblico: uno profondo, intellettuale e l’altro, superficiale, che dell’opera capisce unicamente il linguaggio dei gorgheggi (quello dei loro dei, Rossini e Donizetti, naturalmente)! Vergognoso per una persona che si dice portavoce del’ Opera pour tous!Vergognoso! I gusti sono i gusti, e un direttore di teatro può legittimamente avere i suoi, tuttavia, tale pregiudizi, tale parzialità artistica non può e non deve esistere nella persona di cui la missione pubblica è finanziata generosamente dal nostro denaro! Almeno nei miei sogni di rossiniana superficiale…
    Scusatemi in anticipo per le eventuali errori ortografiche!
    Bonne soirée à vous!

    • Concordo in pieno, ma quanto potrà mai valere il giudizio di uno che confonde Wally con Norma? Questi non sono gusti artistici, ma solo tipiche uscite di chi crede che per fare l’intellettuale si debba denigrare il bel canto. Almeno stavolta abbiamo la conferma – se mai ce ne fosse stato bisogno – che chi sostiene queste idiozie, in realtà non sa nemmeno di cosa parla.

  2. Il difetto principale di Lissner è che lui, beato, crede veramente di essere un manager illuminato e di fare cose egregie, per cui anche se qualcuno gli desse legittimamente del pirla la reazione che otterrebbe sarebbe un doloroso stupore per l’ altrui incapacità di comprendere l’ intrinseca bellezza del suo operato. Da uno così, che volete aspettarvi? Tirando le somme, la tremenda serie di (Baren)boiate che la Scala ci ha servito in questi anni forse è stata ancora il male minore.

    • E poi ci chiamava talebani …..nemmeno aveva i parametri per capire quello che gli scrivevano. Beh..almeno ora è chiaro che i mali della lirica cominciano in alto e da.li va tutto in cascata verso il basso. del resto se nei cda e chi li nomina non capisce nulla, è chiaro che questi lissner che parlano solo per sentito dire ( come fa per la callas nel video) vanno avanti. così ripetono quello che gli agenti gli dicono. non hanno cultura e strumenti per fare da soli, e vanno ad orecchio….

  3. Mozart: le Baremboiate come tu dici sono frutto della Insipienza di cotal sovrintendente e della snobistica visione dell’opera come il Baremboiardo la traduce in Germania oggidì. Il non velato senso di colpa dai tedeschi (attuali) può sopportare che ci sia un direttore d’opera come l’attuale a Berlino che possa permettersi di manipolare il Fidelio di Beethoven utilizzando appunti suoi come oro colato, e interpreti wagneriani più da circo che da Teatro.

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