La grande scena di Margherita di Navarra, nata Valois che apre il secondo atto degli Ugonotti, atto che di fatto vede questo personaggio, assolutamente esornativo, protagonista era stata scelta da tempo per festeggiare l’ulteriore traguardo dei 3.500.000. Inutile dire che non ci meraviglia il raggiunto traguardo, ma i tempi rapidissimi del raggiungimento. Questi davvero inaspettati a maggior ragione perché non abbiamo avuto exploit di ingressi dettati da qualche particolare accadimento, ma la costanza di ingressi. Anche, ma poco conta costanza di troll e di contumelie in genere mai giustificate e fuori da quel contrasto dialettico, che , credo, ci contraddistingue in primo luogo fra di noi.
Poi proprio nel luogo dove si svolgono il titolo prescelto per la celebrazione ( e che per molti di noi è un titolo simbolo musicale) è capitato quel che è capitato ed il titolo prescelto, anche se nella scena più esornativa ed estranea al dramma, ci è sembrato scelto non per caso.
Non perché questa celebrazione realizzata a suon di splendide voci, di esempi assoluti ed irraggiungibili da almeno cinquant’anni, di tecnica di canto eguale ed egualmente perfetta per tutta l’Europa sia occasione per parlare di tolleranza religiosa, di vignette, di blasfemia. Troppo scontato e troppo facile. E poi altri lo hanno fatto con scienza e perizia o assoluta dimensione profetica. Più semplicemente per osservare una delle tante incongruenza di questo mondo civile del vecchio continente e segnalarla al nostro pubblico. Da giorni si dibatte della libertà di dire, di bersagliare uno degli aspetti più intimi e, nel contempo, solenni della vita della persona e poi e poi quando sul corriere della Grisi (luogo virtuale in questo unico e in contrasto con uina critica che non critica, ma che compiace i potenti e ritenuti tali) si critica un’esecuzione partono le crociate, le animosità e più spesso, conventicole, furori uterini tanto inutili quanto mai sostenuti da adeguata sostanza. Allora, invece, di discettare e scernere su un aspetto tanto difficile quanto la satira che investa la religione e il credere e dove può anche albergare la differenza di opinioni,perché non si prova a accettare la differente opinione, compresa quella dei Grisini e si prova a combatterla con le stesse armi sue.
Poi tanto per cominciare la polemica devo rilevare ascoltando una sontuosa sfilata di regine di Navarra, che le più recenti e famose, di celebrata pirotecnica forse non hanno la stessa proiezione di suono , eguaglianza di emissione in tutta la gamma della voce, squillo in tutta la gamma di quelle stagionate da più di un secolo, fossero esse italiane, tedesche o russe.
Buon ascolto, buon dibattito, mi auguro
Gli ascolti
Meyerbeer – Les Huguenots
Atto II
O beau pays de la Touraine…A ce mot
Maria Michailova – 1901
Nellie Melba – 1902 (Mapleson)
Irene Abendroth – 1904
Maria Galvany – 1907
Margarethe Siems – 1911
Auguri al Corriere sia agli autori che a chi scrive Meno ci siete voi
Che bello festeggiare con Meyerbeer da me tanto amato e gli Ugonotti opera troppo poco eseguita sebbene più fortunata delle altre divine sorelle
Gli ascolti come sempre sono bellissimi e illuminanti della storia del canto e dell’interpretazione. Le esecuzioni più antiche spesso sono precarie, ma lasciano chiaramente intendere voci omogenee dall’acuto al grave e con grandissime tecniche. Tutte sapevano eseguire agilità di ogni tipo ed erano misurate nel gusto (con qualche eccesso nel variare direbbero alcuni, io no), mentre oggi le presunte grandi colorature (Damrau e co) sono davvero su un livello molto più basso tecnicamente e per intepretare intendono solo infarcire ogni aria di sospiri e gridolini isterici.
L’ascolto della Melba è davvero al limite dell’udibile, ma si sente quanto fosse grande nella coloratura e anche che la Sutherland si rifaceva a questo tipo di canto.
La Kurz esprime un languore e un abbondono unici.
Stupisce il nitore del suono della registrazione della Huguet confrontato con quelle precedenti, ma la mia maestra di canto direbbe che nella pronuncia stringe troppo i suoni.
Trovo che la Galvany abbia sempre un suo gran fascino e si percepisce una voce con degli ottimi centri.
La Siems è davvero eccezionale, la Hempel e la Tetrazzini pure.
Mi sono fermato alle antiche, domani ricomincio dal 1930 dove ci saranno anche Sutherland e la amata Beverly
Domando a chi è più esperto di registrazioni dei primordi (io ora come ora tutto ciò che so lo devo agli ascolti proposti da questo Corriere) se tante fastidiose fissità (specie negli acuti femminili) dipendano dai metodi di registrazioni o se fosse un’abitudine di molti cantanti dell’epoca. Grazie
Si consente, a volte si dissente, alcuni giudizi paiono troppo severi, su altri ci si arrabbia, spesso si condivide …insomma senza Giulia Grisi e i suoi compagni di viaggio non si può più stare! Un grande ma davvero grande applauso a voi tutti e sempre con noi, amici Grisini!