Schubert: le sonate per pianoforte – parte I

Sonata No. 13 in la maggiore, D 664 – Maria Joao Pires:

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Sonata No. 17 in re maggiore. D 850 – Emil Gilels:

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Fantasia in do maggiore “Wanderer”, D 760 – Herbert Schuch:

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Nell’Anno Domini 2015 Daniel Barenboim lascerà l’incarico di direttore musicale della Scala a Riccardo Chailly, ma prima di andarsene l’ex (?) maestro scaligero ha voluto omaggiare il suo pubblico: non dal podio che ha frequentato ben poco nei suoi anni milanesi, ma dalla tastiera che, invece, ha frequentato pure troppo. Così nel mese di dicembre dedicherà ben quattro serate ad un ciclo Schubert in cui verranno eseguite – almeno da programma – 11 sonate per pianoforte del grande compositore. Cercando di rimediare alla “invasività” della presenza del Barenboim pianista (sul cui valore non voglio pronunciarmi) nella sala del Piermarini, condivisa solo con Pollini e a discapito di solisti come Lupu, Schiff. Zimerman, Pires, Argerich, etc… (che invece suonano nel resto d’Italia), abbiamo voluto, a nostra volta, omaggiare il pianista direttore (o il direttore pianista?), con una scelta di grandi interpreti e interpretazioni schubertiane che potranno servire da confronto o conforto a chi si avventurerà alla Scala nelle serate del 3, 12, 15 e 22 dicembre per assistere all’ultima – si spera – esibizione del suo velleitario solipsismo.

Il primo appuntamento è dedicato alla D 664 e alla D 850, due sonate accomunate dal carattere brillante ed estroverso: entrambe in tonalità maggiore (ed entrambe comprese nel ciclo scaligero) si segnalano per il virtuosismo e la luminosità della scrittura. La scelta è caduta su Maria Joao Pires, per la “piccola” sonata in la maggiore: grandissima interprete schubertiana, dal timbro inconfondibile, pulito, terso, delicato e lucente (si ascolti la dolcezza della melodia che apre l’allegro moderato iniziale).

Per la sonata in re maggiore – conosciuta come “Gasteiner”, perché scritta nel 1825 durante il soggiorno del compositore nella località termale di Bad Gastein – dal carattere spiccatamente virtuosistico e movimentato, ho scelto il grande pianista sovietico Emil Gilels, sommo interprete del classicismo austriaco e grandissimo virtuoso grazie ad una tecnica esemplare.

Infine per la celebre Wanderer si propone un esponente della nuova generazione pianistica: Herbert Schuch, musicista tedesco di origini romene e già brillante allievo di Alfred Brendel. ha vinto importanti concorsi internazionali e ha suonato in prestigiose istituzioni. Fa parte di quei giovani talenti che la Scala bellamente ignora.

Buon ascolto!

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Un pensiero su “Schubert: le sonate per pianoforte – parte I

  1. per riprendermi dalla mediocrità fatta sistema del Fidelio ambrosiano, oggi mi sono ascoltato queste tre sonate; che meraviglia. Mi è piaciuto molto Schuch che non conosceno affatto. Grazie Douprez del prezioso suggerimento.

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