J&J, Jessica Pratt e Jader Bignamini in concerto alla Verdi….che chiude! UN APPELLO

jCari amici,
credo che la coppia J&J, che alcune sere fa ha trionfato alla Verdi con un concerto dedicato al Belcanto accetti volentieri di essere elogiata dopo il nostro appello in ffff, affinchè si aiuti la Verdi di Milano a sopravvivere.
In questo nostro paese svergognato e sputtanato da cialtroni e ladroni, che fanno a pezzi di ogni cosa, prima ancora che i nostri soldi vengono sperperati e chirurgicamente sterminati i nostri talenti migliori, le nostre teste migliori, le nostre capacità migliori, emarginate puntualmente da meccanismi che selezionano i più introdotti, i più raccomandati, i più servili. La crisi non sta selezionando il meglio in questo paese, piuttosto …il peggio. La qualità, la libera iniziativa, la professionalità vera dimostrate sul campo stentano a trovare il giusto riconoscimento, perché ormai chi dovrebbe scegliere nel merito non pare disporre degli strumenti per riconoscerlo…..perché delegare qualcuno davvero competente a decidere nel merito delle cose, la qualità reale, non si usa più da anni in Italia.
Inutile parlare di libera concorrenza, di imprenditorialità, di qualità se poi non si premiamo coloro che le perseguono e le praticano. In questo momento la Verdi, uno dei pochi soggetti musicali italiani degna sotto più punti di vista di continuare la propria benemerita attività, corre il rischio di essere chiusa, immagino proprio per l’incapacità di chi sceglie di capire cosa sia e quanto valga in assoluto questa istituzione milanese.

Accade oggi all’orchestra Verdi, una realtà che si è ampiamente autofinanziata in questi anni sino a comprarsi l’Auditorium in cui si esibisce, divenendo anche il primo ente musicale italiano per destinazione del 5 per 1000 ( fatto che prova la stima e l’affezione del pubblico milanese per questa orchestra ), collocata al 233 esimo posto tra i destinatari dello stesso ( la Scala mi pare sia attorno al 1015esimo ). Nel 2013 ha incassato 5.200.000 euro, cui si è aggiunto il finanziamento del FUS pari a 3 milioni, nulla dalla provincia, 500.000 euro dal comune, 10.000 dalla regione, con un bilancio attivo pari a circa 20.000 euro.
Alla città di Milano l’orchestra Verdi offre, ad alto livello qualitativo, in questa stagione expo di circa 15 mesi di durata, musica di vario genere, in cui al “ repertorio “ vengono affiancate esecuzioni di opere di musicisti desueti, iniziative per bambini o comunque divulgative o didattiche, con uno spettro di proposte a 360 gradi, che non mi sembra abbia eguali da parte di altre orchestre italiane.E i prezzi sono tali da rendere la musica classica accessibile a tutti, non un lusso come in certe altre istituzioni.
Perdonatemi, ma non posso non elencarvi sinteticamente le proposte:
-Stagione Sinfonica con 62 concerti (ciascuno replicato 3 volte nella settimana) dedicati ad un repertorio vastissimo, da Mozart a Schoenberg, da Mahler a Brahms, Strauss, Shostakovich, Schubert, insomma di tutto;
– una stagione Barocca da 11 concerti dedicati a Bach, Handel, Carissimi, Scarlatti, Telemann, Lully, Rebel e Purcell;
– 12 concerti dedicati alla musica sinfonica italiana (Zandonai, Casella, Vicaldi, Donizetti, Busoni, Alfano, Martucci, Catalani, Puccini, Carpi, Negri, Ghedini, Castelnuovo-Tedesco…) e altri 14 dedicati ciascuno alla musica nazionale di uno stato;
– stagione da camera con ben 46 appuntamenti, più una ventina di Concerti Straordinari con programmi interessantissimi oltre a 5 appuntamenti con musica contemporanea.
-attività didattica per bambini e ragazzi, presentazione di libri, oltre a tour all’estero, mostre ed altri eventi culturali vari.
Se poi volessimo analizzare la questione in un’ottica europea, misurando la Verdi con altre e più celebri orchestre, non possiamo non rilevare come le carte siano in regola anche secondo standard stranieri. La sua produttività è altissima e si unisce alla qualità riconosciuta, perchè ancora può accadere qualche rara magia nel nostro paese. (http://www.adnkronos.com/intrattenimento/spettacolo/2014/12/10/sinfonica-batte-opera-lirica-orchestre-italiane-prime-europa-per-produttivita_UgvXOZl4VJVIJ65C9Xwd2L.html).
Non posso dunque astenermi, con i miei amici del sito, dal firmare la petizione con la quale si vuole sollecitare la politica, sempre più miope, distratta ed incompetente, affinchè i fondi del FUS per la Verdi non vengano tagliati e l’orchestra condannata, immeritatamente, a morire. Ci sono tante realtà culturali periclitanti in Italia e non tutte, spiace dirlo, meritevoli di sopravvivere in questi tempi di vacche magre, mentre altri, con i denari pubblici ( cioè nostri!), scritturano poi orchestre straniere che non offrono lo stesso standard qualitativo della Verdi per suonare a Milano.
Per questo vi chiediamo convinti di sottoscrivere l’appello, una volta tanto senza retorica perchè fondato nel vero merito.
( http://www.laverdi.org/italian/la_verdi_per_milano_petizione.php)

Quanto alla coppia J & J, ci hanno fatto davvero divertire, senza tante fole “culturali” che attorno alla festa di Sant’Ambrogio allagano Milano.
Il must è stato certo, come avrete ben sentito sul Tubo, la scena del Candide di Bernstein, che la Jessicona nazionale mette sempre nei suoi programmi da concerto sin dalla sera del suo debutto romano nell’opera. Si è dimenticata, finalmente, della voce e si è lasciata andare al personaggio, dimostrando di avere un grande talento comico, quello che ci piacerebbe vedere in azione nel Turco in Italia, nella Fille du Regiment, nel Don Pasquale o nel Crispino e la Comare. Autorironica, sopra le righe come Cunegonde, ha scherzato col maestro a fine serata, regalando ai milanesi una esecuzione fantastica, che ha stupito e di cui tutti stanno ancora parlando nel web. Emettere fa sovracuti a piena voce senza alcun artifizio, portamento, acciaccatura resta stupefacente.
Quanto a noi, ci piace sottolineare, invece, la scena della pazzia di Lucia, con cui ha riscattato l’incredibile prova scaligera di inizio anno, eseguita con la voce sempre a fuoco, duttile, le agilità e le variazioni perfettamente a punto, persino la cadenza (stantìa) di Paolantonio (la scrisse per la Toti, la tollerò Toscanini e poi siccome l’ha fatta la Callas è la cadenza perfetta), che attende di essere liquidata dalla cantante per quelle assai più belle e meno datate della Sutherland o di Maria Ivogun. Una esecuzione che non trova pari oggi, perché quando la cantante australiana è in forma ed il registro acuto gira senza sforzo, le altre……… possono darsi all’uncinetto. Pure il Rigoletto, aria antipatica al pubblico come ai soprani, dalla Gabussi in poi Pratt inclusa, immagino sia stato inserito per ragioni di riscatto, a dimostrare ai milanesi che per lei la Scala è certo il buco nero della carriera, ma che fuor di lì canta diversamente. Ho trovato molto buona la scena degli Ugonotti, anche se un maggior languore nell’andante non avrebbe guastato, come non guasterebbe un ripensamento delle varianti, che potrebbero essere rimpolpate in stile con la tradizione esecutiva e la natura del brano (forse anche il taglio dell’aria in versione concertistica, come ben ci spiegano negli audio storici di Lilli Duprè, potrebbe essere risistemato…). Molto valida anche la pazzia dei Puritani, mentre meno felice è parsa l’esecuzione del Tancredi ad inizio concerto, per via di certi suoni troppo spessi e spinti, artificiosamente gonfi, in zona centro alta, dove anche l’intonazione ha finito per risentirne, togliendo anche magia al brano. Credo sia stato un concerto di canto unico per il giorno d’oggi, anche e soprattutto dopo la mia trasferta romana a Santa Cecilia per la mediocrissima serata meyerbeeriana della Damrau. Meyerbeer, il musicista cui la J ed il suo compagno di podio dovrebbero seriamente pensare. Lui, col suo limpido talento di accompagnatore del canto e la sua capacità di variare, trovare accenti e colori con la buca, è nato per applicarsi a quel genio teatrale e complesso di Meyerbeer, che richiede, anzi presuppone direttori capaci, col senso della scena oltre che dell’orchestra. Il saggio che ha offerto con la sinfonia di Africaine basta e avanza a noi per sperare che prima o poi, in scena o in concerto, abbia l’occasione di dirigerne un titolo. Anzi, forse un bel concerto di J&J dedicato a Meyerbeer sarebbe stato e potrebbe ancora essere una serata di quelle che non si scordano. Inutile che vi dica, in chiusa, che JB ha diretto una gran sinfonia del Tell, elettrizzante nei suoi precisi crescendo, varia nelle tinte etc etc, e che gli è persino riuscito di rendere ascoltabili le sinfonie, bruttine, di Miller e Devereux. Del resto J è l’uomo che fa la cosa giusta al momento giusto, lo abbiamo già detto spesso, anche quando l’orchestra suona in modo “ruspante”, come l’altra sera, tutto gira e funziona a dovere.
Insomma, una bella serata della bella coppia J&J, di “sostanza”, cioè di saper fare bene il proprio mestiere senza bisogno di amplificazione e sponsorizzazioni.
Se la Verdi potrà sopravvivere in qualche modo, come speriamo tutti, sarebbe auspicabile che il concerto d’opera con orchestra come l’opera stessa in concerto trovassero maggior spazio nella programmazione dell’Auditorium…tanto in zona di concorrenza ce n’è poca!

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24 pensieri su “J&J, Jessica Pratt e Jader Bignamini in concerto alla Verdi….che chiude! UN APPELLO

  1. Ho letto recensioni entusiaste, confido che non mi fidavo del tutto finché non ho letto quella della Grisi: sono contento che la Pratt continui dare grandi soddisfazioni a noi melomani e anche Bignamini è notevolissimo. Bravissimi e belli entrambi, che si può volere di più?XD
    Il programma era proprio una goduria per chi apprezza il repertorio ottocentesco, mi chiedo se qualcuno possedesse la registrazione della serata che sarebbe bello poterla sentire…

    Gli ascolti di Lucia e Candide sono deliziosi, speriamo metta a punto Amenaide per il debutto e che non deluda nella Giulietta veneziana.
    Chissà che si volga con maggior determinazione a Meyerbeer, compositore che amo moltissimo e che meriterebbe di essere rappresentato MOLTO più spesso! Pagherei oro per una Dinorah, magari proprio con la Pratt!

    Ora torno al mio primo ascolto della Francesca da Rimini con Ligabue, Picchi, Protti e De Palma :)

  2. Ero presente al concerto giovedì scorso. Per me è stata una delle più belle serate che abbia trascorso recentemente. Credo che frequenterò più spesso (era la seconda volta) l’Auditorium della Verdi e assai meno la Scala. Una cosa però mi ha colpito (ma in fondo neanche tanto), ossia la sala mezza vuota giovedì sera. E’ evidente che il problema risieda nel riconoscere la qualità di uno spettacolo. Come si dice, non è tutto oro quello che luccica.

  3. Il concerto era ed è stato imperdibile. Le mani si sono “spellate” per gli applausi e i “brava” (e “bravi”) mi hanno fatto passare la mattina seguente con la raucedine. Al Candide non nascondo che avevo gli occhi lucidi per l’emozione. I concerti della Verdi sono sempre di grande qualità ed entusiasmanti. La petizione va firmata!

  4. Firmato. Non ho mai sentito dal vivo suonare la Verdi, ma stando a quanto mi ha detto un amico che l’ha sentita più volte, sempre tornandone entusiasta, credo proprio che meriti un aiuto incondizionato.

  5. Firmo senz’altro la petizione ricordando che è possibile versare anche l’8 per mille a favore della Verdi. La stagione sinfonica, i concerti barocchi, il ciclo sul novecento italiano ( di enorme interesse per la rarità delle proposte ): un’attività preziosa. Colpiscono la non comune capcità di lavoro, la serietà, l’impegno. L’offerta musicale è vasta e – da sottolineare con la massima evidenza – accessibile a tutti. La Verdi non è un’orchestra di fenomeni ma – per il ruolo insostituibile che ha assunto nella diffusione della grande musica – un esempio da seguire, incoraggiare, potenziare: non da chiudere. Sarebbe imperdonabile.

  6. Ciao ragazzi ci conosciamo e anche bisticciamo. Io però vorrei esservi accanto o almeno solidarizzare in pieno nel nome dell’Orchestra Verdi.
    Ho proposto a La Voce del Loggione una sottoscrizione. La farò lì per appartenenza se verrà dato corso, ma sono pronto a farla con voi se necessario. Gusti e modi d’ascolto possono dividerci ma esistono ragioni superiori. La Verdi, i suoi giovani e fantastici direttori, i suoi orchestrali meritano solidarietà unita e totale. Bravi per esservi proposti e impegnati. Sono comunque con voi, e con la Verdi. Ciao. Marco Vizzardelli

    • buona sera. la sola stima per l’orchestra Verdi, unica compagine orchestrale interessante che si esibisca a Milano e doveroso contraltare a quella della Scala (come accade in tutte le maggiori città del mondo) è l’esclusivo motivo per il quale abbiamo deciso di pubblicare la petizione a firma Marco Vizzardelli. Signorilità, buona educazione ed affezione per la Verdi, che hanno dettato questa pubblicazione non possono far dimenticare non già bisticci, ma apostrofi ed insulti davvero poco gradevoli. Questo non per rinfocolare polemiche, ma per stima e rispetto per noi stessi.
      Voglio segnalare che E’ GIA’ ATTIVO UN CONTO PER SOTTOSCRIVERE L’AIUTO ECONOMICO ALLA VERDI SUL SITO DELLA FONDAZIONE,

      http://www.laverdi.org/italian/la_verdi_per_milano_sottoscrizione.php

      E’ già possibile aiutarli concretamente, basta volerlo.

  7. Posso dire altrettanto e di più. Ma è proprio questo che, al momento e davanti alla Verdi, non conta. Poi, in disaccordo su tutto. Ma adesso su questo, no.
    Grisi è stata chiara, lo sono altrettanto. Ma la Verdi, Bignamini, Xhan Ziang, Axelrod, D’Espinosa, Colomobo, Graziol, gli orchestrali e tutto quanto fanno sono più importanti delle nostre, rispettive, estetiche ed opinioni. Semmai, questo sì, vedremo chi e cosa appoggia se l’estetica de La Verdi talora non coincidesse con le opinioni. Può anche succedere.La Verdi non è figlia di alcun forum o blog, Voce Corriere o Click, o Disce o quant’altro sia.. E’ un’orchestra e fa (bene) con i suoi direttori il suo mestiere, e i milanesi (TUTTI, non la Grisi, la Voce, Click o Disc o quant’altro) ne hanno diletto quasi quotidiano. Ecco, qui, ci si conterà. Per ora, è un fatto, si conta la Grisi ed è per questo che son qui e ho già firmato la sottoscrizione. Attendo, come detto, La Voce per capire se sottoscriverò altro lì o qui o altrove (anche Cllick risulta attivato). Poi, si vedrà. Non faccio la gara al migliore. La gara la si fa per La Verdi. Ciao. Marco Vizzardelli

  8. Purtroppo va detto che uno dei motivi che ha consentito alla Verdi di galleggiare per molti anni, sta negli stipendi ben poco dignitosi che paga ai membri dell’orchestra.
    La triste realtà e che questo paese (la disgraziata, ignominiosa politica di questo paese, per la precisione), non ha più alcuna intenzione di investire in qualcosa di ben poco redditizio (in termini di mangia-mangia e di voti) come la cultura… musica colta in primis.
    Poi, potete dire quello che volete, quel direttore artistico ha fatto le scelte migliori di tutti I direttori artistici italiani degli ultimi 30 anni, quel sovrintendente è illuminato, quell’altro è un pagliaccio, quel teatro fa scelte di basso profilo, quell’altra orchestra invece sceglie il suo repertorio con grande intelligenza…. tutto ciò non servirà comunque a salvare NESSUNO di questi teatri o orchestre sinfoniche, semplicemente perché NON SONO FINANZIATI A SUFFICIENZA.
    È solo questione di tempo prima del tracollo definitivo, se questo vergognoso andazzo non cambia.
    Teatri e orchestre italiane oggi (da parecchi anni in realtà) vivono una situazione umiliante, costretti a far le nozze coi fichi secchi… e la colpa maggiore degli stessi sovrintendenti, piazzati dalla politica e ad essa perfettamente organici, è proprio non urlare al mondo che così non si può andare avanti. Cercano semplicemente di fare a gara a chi riesce meglio di altri a mettere una pezza ai buchi con soluzioni estemporanee (che sono quasi sempre tagli agli organici artistici e/o agli stipendi)… ovviamente, sempre di pezze si tratta, spesso sono anche soluzioni imbarazzanti per le conseguenze che comportano, e in ogni caso nessuna di queste è in grado di salvare quelle istituzioni che semplicemente non dispongono dell’ossigeno necessario alla sopravvivenza.
    Equiparate l’orchestra Verdi alle istituzioni sinfoniche mitteleuropee… ma provate un po’ ad equiparare i rispettivi stipendi, c’è di che divertirsi (amaramente). O il modo con cui vengono trattati i rispettivi dipendenti. La grandissima colpa dei dirigenti è proprio, a parer mio, questo affannarsi nel far credere che degli ensemble di professionisti possano sopravvivere in quel modo. Non è vero, e I fatti lo stanno dimostrando.(i migliori fra questi professionisti, peraltro, scappano appena possono). Le brillanti soluzioni che salvano i bilanci sono sempre operazioni a rischio, quando, pur nelle estreme ristrettezze di trattamento economico, non c’è il benché minimo margine di sicurezza, né nessuna certezza sul budget da un anno all’altro.
    Questo paese deve decidere una volta per tutte se culturalmente vuole far parte del primo mondo (o almeno del secondo), oppure relegarsi al terzo o al quarto.

    Voi auspicate che l’orchestra Verdi possa continuare la sua attività. Non c’è dubbio che questo sia un auspicio sacrosanto. Personalmente auspico che, oltre a continuare il loro lavoro, abbiano anche un trattamento più degno.
    Non sarebbe male però che questo auspicio (e magari I conseguenti appelli) venisse esteso anche ad altre realtà della scena musicale italiaae, che vivono situazioni altrettanto precarie oquasi rispetto alla Verdi. In tanti teatri ci sono state indubbiamente scelte artistiche e/o gestionali poco felici (molte volte peraltro dettate dalle crescenti ristrettezze economiche, che negli ultimi anni hanno in molti casi assunto dimensioni umilianti)… ebbene, queste scelte non sono certo da addebitare ai professionisti facenti parte degli organici artistici, che non possono fare altro che prendere parte alla programmazione decisa dalle loro dirigenze…, eppure, sono sempre e solo loro a correre il rischio di pagare in prima persona, AL POSTO DELLE DIRIGENZE RESPONSABILI DI QUESTE SCELTE.
    Visto anche che, sparsi un po’ ovunque nei teatri italiani, ci sono molti ex strumentisti della Verdi, scappati appena hanno potuto a causa della difficoltà a mantenersi con stipendi così bassi in una città come Milano, potreste mostrare per loro almeno una parte della stessa comprensione.
    Il professionismo musicale in questo paese rischia la definitiva estinzione, se le cose restano così.

      • Sindacalismo?? Che caspita c’entra? Ma ha capito di cosa stiamo parlando?
        Qui si tratta di mera sopravvivenza, non di rivendicazioni sindacali.
        I professori d’orchestra della Verdi guadagnano forse un quarto o un quinto dei loro colleghi di orchestre equivalenti alla Verdi nel resto d’Europa, cosa che quasi impedisce loro di condurre una vita decorosa… eppure rischiano comunque di perdere il lavoro a causa di ulteriori tagli ai finanziamenti. E allora secondo lei dove sta il problema? Nel sindacalismo? Ma mi faccia il piacere.
        Volete derubricare sotto l’etichetta “sindacalismo” qualsiasi argomento provenga da parte di chi lavora nei teatri? Visto che senza entrare minimamente nel merito mi taccia di “sindacalismo”, trovo che alla base ci sia un atteggiamento a dir poco prevenuto… cosa che sarebbe peraltro quasi divertente se mi conoscesse e sapesse quanto agli antipodi sono le mie idee rispetto a quello che lei chiama “sindacalismo”. Peraltro il problema (non solo nei teatri, ma ovunque in Italia) non e certo il concetto di sindacato o l’esistenza degli stessi, ma il modo in cui agiscono, l’insensata moltiplicazione del numero delle sigle e la loro scandalosa commistione con la politica.
        Iniziate a rendervi conto che la gente che nei teatri ci lavora sul serio, non può campare né d’aria né di discorsi, né può permettersi il lusso di lavorare gratis per consentire il salvataggio delle istituzioni per cui lavora… qui siamo ben al di qua delle rivendicazioni sindacali.
        Stiamo assistendo allo smantellamento sistematico e subdolo di una professione, la professione che consente lo svolgimento degli spettacoli dei quali voi vi dite appassionati, e non trovate di meglio che tacciare di sindacalismo chi, non meno appassionato di voi a questo mondo, cerca di resistere?
        Veramente faccio fatica a capire… avessi detto che pretendiamo un trattamento economico compatibile con quello degli altri paesi europei (cosa che non sarebbe certo fuori di testa se l’Italia fosse un paese normale)… ho solo detto che i teatri e le orchestre non possono continuare ad essere costantemente in balia delle bizze e della smania di tagliare di ogni assessore comunale provinciale o regionale, di ogni ministrucolo di passaggio, di ogni legge di stabilità, di ogni finanziaria, di ogni capo di gabinetto (mi e vi risparmio la facile ironia su Nastasi), di ogni direttore di banca o industriale che batte il pugno sul tavolo e comanda a bacchetta sindaci e presidenti delle regioni. Si va avanti alla giornata, risparmiando tutto il risparmiabile e anche il non risparmiabile, con effetti spesso a dir poco indecorosi (aggiunti di cori e orchestre scritturati all’ultimo secondo per risparmiare giorni di contratto e cacciati direttamente in assieme o in generale senza prove, per esempio), affastellando produzioni su produzioni, recite a manetta e spettacolini collaterali, per procacciarsi una microfrazione di FUS in più… Vi pare decoroso, vi pare normale che in Italia i teatri debbano tirare avanti così, e IN OGNI CASO RIMANERE NELLA TOTALE INCERTEZZA SUL FUTURO?
        Non voglio più soldi, a questo punto non me ne frega più nulla, quello che ho mi è sufficiente per vivere. Ma pretendo rispetto, perché come la stragrande maggioranza dei miei colleghi amo quello che faccio, ho sempre fatto quello fin da bambino, ho dovuto competere di brutto per farlo come lavoro e non lo cambierei per nulla al mondo. Sono stufo di leggere giornali allineati che trattano i musicisti indiscriminatamente come dei rubastipendio, e poi di ritrovarmi a combattere le stesse cose, gli stessi luoghi comuni su un blog di appassionati.

        • Hai ragione ,se l’Italia fosse un paese normale, purtroppo, più il tempo passa, e più non e normale, per fare un piccolo esempio, la Minetti ( si la ex consigliere regionale della Lombardia) che mi sembra che abbia avuta una condanna in primo o grado,invece di essere allontanata, dalla vota pubblica, forse la invitano all’isola dei famosi,nel parlamento vengono invitati come rappresentanti dell’Italia all’ estero il Volo si quei tre ragazzini che si attengiano a tenori…caro Rubini abbandonate ogni speranza in questo strano paese …più ch emigrare 😀

    • Ecco queste sì sono cose che fanno male davvero.
      Se cantassero nelle trasmissioni nazional-popolari, sarebbe già grave ma pazienza.
      Che vengano chiamati a cantare al senato, però, è davvero un obbrobrio che grida vendetta.

      • Del resto li ha chiamati Grasso, dicendo che intendeva promuovere la cultura lirica…..sic!
        Di questa dispersoine della cultura musicale possiamo ringraziare coloro i quali, managers e d.a dei teatri, hanno pensato che la musica, classica e lirica, dovessero trasformarsi in tutto, ammicare a tutto, scimmiottare tutto ciò che facesse business ed immagine, salve che essere se stessi, mantenere la propria specificità.
        L’opera è l’opera, che non è musical, jazz, teatro di rottura, polemica sociale etc…è l’opera, è recitar cantando. ma questa è una visione non moderna, leggiamoli i mattioli e i giudici cosa sponsorizzano ed è chiaro che siamo dove siamo.
        del resto quei 3 ragazzi sono tanto tenori quanto la Bartoli è soprano da Norma….stessa roba

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