Ascolti comparati: l’emozione barocca

s-ignazio-volta (1)In occasione di qualche ascolto comparato recente un lettore, poi latitante, aveva contestato  che la disamina tecnica e musicale che il Corriere dedica ogni venerdì a qualche divo comparandolo con  esecuzioni di eguali pagine vuoi del recentissimo passato vuoi della preistoria delle registrazioni priverebbe i cosiddetti “grisini” del piacere dell’ascolto, dell’emozione ad esso connessa. Nel dibattito virtuale sotto il pezzo avevo avuto l’urgenza di replicare che non sono in grado di discernere il piacere di un ascolto dalla valutazione di una corretta cognizione ed esplicitazione della tecnica di canto. Tecnica di canto che  non è mai fine a se stessa, ma strumentale all’esecuzione ed assolutamente irrinunciabile. E lo è per tutti i repertori da Monteverdi a Strauss e fors’anche oltre il maestro bavarese. Avevo promesso di presentare l’emozione in tutti i repertori secondo l’opinione di Domenico Donzelli. Adempio.

La proposizione del Giulio Cesare di Handel a Torino mi da l’occasione per proporre quattro esempi di emozione barocca per l’arte di Joan Sutherland, Marilyn Horne, Samuel Ramey e Martine Dupuy, quest’ultima in un passo del Giulio Cesare.

Questi quattro cantori e pochi altri emozionano, fanno saltare sulla sedia, non per  il fatto che facciamo bene coccodé, come si potrebbe dire con faciloneria e traendo ispirazione dalle ultime (vent’anni) esecuzione barocche dove  si offrono, fra uno strimpellar d’orchestra e l’altro, i gargarismi o il parlato di soprani smerciati per contralti, e surrogati di castrato. Questa proposta non è il barocco e non è la sua meraviglia, lo stupore che  l’eroe positivo e negativo o che la seduttrice rendeva  è solo fare gargarismi o parlare come una Santuzza da spedizione punitiva.

I passi vocalizzati dell’antagonista Argante o quelli di Rinaldo sulla bocca e per la tecnica di Ramey e della Horne sono emozionanti, oltre l’emozione per la qualità dell’esecuzione,  perché ci rendono subito l’idea di un eroe astratto, distaccato e reso metafisco, ideale (perché quella barocca è l’arte dell’ideale) in grazie ed in virtù delle figure ornamentale previste dall’autore, implementate dall’esecutore per mezzo dell’esibizione tecnica (fenomenali i fiati della Horne alla ripresa dell’aria o il passo vocalizzato di Ramey in chiusa dell’aria). Gli interventi dell’esecutore a questo servono: aumentano il senso di stupore e meraviglia che il cantante “macchina da canto” deve offrire per interpretare il suo eroico personaggio. L’eroe che emetta suoni non sostenuti dal flusso del fiato, e quindi ingolati e che sia incapace di salire, scendere, smorzare, eseguire messe di voce è solo e soltanto una caricatura.

Monumento_Alessandro_Farnese_di_Francesco_MochiCerto che l’esecuzione deve essere sotto il profilo della qualità del suono perfetta, ma questa è la condicio sine qua non per emozionare strabiliare stupire. E’ sul palcoscenico il parallelo delle architetture barocche dell’Europa da Madrid a Mosca, basta vedere come addobbati e paludati entrassero in scena i cantanti.

Ma l’emozione barocca, come quella che suscita  un’architettura, una scultura  o la lettura del Tasso e del Marino non è solo quella che suscita l’esecuzione  di passi acrobatici in tempo veloce ( quelli delle arie di tempeste o di furore) perché la meraviglia  e l’emozione barocca più difficile è quella delle arie patetiche o delle grandi scene di recitativo accompagnato. Ricordo che Senesino, il primo Giulio Cesare,  era grande e reputato tale per l’eloquenza e l’accento nelle scene di carcere o di follia dove spiegava la grande arte del controllo del fiato al servizio della parola e dell’espressione. Nei due esempi proposti l’emozione nasce dal suono perfetto, a fuoco, ma lontano da ogni inflessione realistica del parlato , pure articolato e scandito alla perfezione di Cesare che piange e medita sull’urna del nemico Pompeo, o nell’aria di Alcina dalla capacità di sfruttare al massimo il legato della voce per cogliere e restituire la paradigmatica  situazione dell’animo della maga, che ondeggia fra orgoglio e disperazione dell’essersi scoperta donna e non già deità.

 

Haendel – Giulio Cesare in Egitto

Atto I

Alma del gran Pompeo – Martine Dupuy (1988)

Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube

3 pensieri su “Ascolti comparati: l’emozione barocca

  1. esatto, l’EMOZIONE barocca.
    Spiegatelo ai baroccari di oggi che l’emozione è parte importantissima sia nel canto barocco sia nell’effetto che deve suscitare!
    Invece oggi io parlerei più di una “moda gallinacea” fatta di esecuzioni totalmente fredde (oltre tecnicamente deplorevoli), esibizioni circensi.
    Un’altro esempio (meno conosciuto) della dolce voce di Dame Joan nel barocco, in un aria appunto “più patetica” http://www.youtube.com/watch?v=Ko96leuU2FY

  2. Come Ramey esegue la coloratura proprio non mi piace/convince. A volte aspirate, a volte con colpi di gola. Poi manca di rotondità e squillo secondo me.
    Ah, una scoperta recente (la qualità del suono non è perfetta): http://www.youtube.com/watch?v=wffvRQ7JpCA
    un basso nell’aria del Giuda Maccabeo di Handel.
    Qualche sbavatura (data forse anche dal tempo un po’ troppo veloce) , ma secondo me è così che tutte le voci dovrebbero cantare le agilità, in modo fluido, omogeneo e con il buon vecchio LEGATO.
    Se provate a cercare altre registrazioni di quest’aria troverete oscenità.

Lascia un commento