Coloro che parlano, e regolarmente straparlano, di inevitabile e anzi necessaria divisione di carriere e soprattutto tecniche vocali fra ruoli verdiani (o genericamente “all’italiana”) e wagneriani (o in senso lato “alla tedesca”) dovrebbero riflettere sugli sviluppi della carriera di Franz Völker, per quasi trent’anni un autentico punto di riferimento in entrambi i repertori. Quanto ai deliri (perché di questo si tratta) a proposito di “morso” delle consonanti (che fa tanto finimenti per cavalli o altri quadrupedi da soma), annotazioni “coloristiche” (che rimandano, probabilmente, ai celebri albi illustrati dei fratelli Fabbri e di altre pionieristiche case editrici) e altre amenità assortite, la risposta del Corriere, che è poi quella del sano buon senso dei loggionisti d’antan, sta ancora una volta nella voce di questo ex impiegato di banca e corista, facile e risonante in tutta la gamma, capace di smorzare ed eseguire alla perfezione la mezzavoce, salvo poi squillare in acuto come il tenore drammatico, che sia verdiano o wagneriano, DEVE essere in grado di fare. Non credo siano necessarie altre considerazioni, salvo notare come la scansione del testo poetico sia eccellente. E questo benché il cantante, banalmente, canti e non “declami” (tradotto: vociferi).