Dopo Gigli, Lauri Volpi questo è dovuto e scontato. E poi il dubbio nella scelta perché il cosiddetto atto del Nilo lo abbiamo proposto, celebrato e commentato più volte. Avevo pensato di proporre Lauri Volpi nel ruolo del duca di Mantova, che aveva segnato il debutto scaligero e l’incontro non felice con Toscanini (che per altro nel 1929 non ebbe dubbi a proporre il divo quale Manrico nella tournèe scaligera a Berlino ed aggiungo “dagli torto”) perché il ruolo del duca come Alfredo è quello che per certi versi più si addiceva ai mezzi del tenore almeno sino al 1925 poi arrivarono Radames e Manrico. In questi ruoli lo squillo, la potenza fenomenale del registro acuto accompagnata da un fraseggio vario, ora tenero e sfumato ora arroventato ( basta sentire il Trovatore del 1951 a Napoli dove, ad onta delle pecche del canto il fraseggiatore è quanto mai eloquente ed insuperato), che nessun tenore sfoggiava così facilmente. Lauri Volpi, poi, affrontò Otello e fu bagarre. Va detto in questa sede, che non è l’excursus su Lauri Volpi e Verdi, che sa da un lato il tenore romano si rifaceva ai primi Otello come Tamagno o il progettato Angelo Masini dall’altro all’epoca e del debutto e delle registrazioni l’intonazione era già quella che era e il centro non era quello che il canone del tempo, abituato a Merli ed oltre Oceano a Martinelli, riteneva adeguato al condottiero cipriota. Due titoli tipicamente giglieschi (Ballo e Forza) furono comprensibilmente, per Lauri Volpi esperienze sporadiche e tardive della carriera.
Lascio ai lettori il piacere di discutere se Gigli e/o Lauri Volpi siano tenori verdiani. Io non ho dubbi a ritenerli tali entrambi.
Non debbo ricodarvi il giudizio di Celletti su LV quale Radames
” …Lauri-Volpi supera perfino Pertile e ” ridiculise tous les Radamès a venir” ( come nota ” Il Dictionnaire des disques” (Parigi 1984 p 918. Lo squillo e l´accento plasmano un Radamès stilizzatissimo , negli impeti come negli abbandoni. L´hiperbole romantica trova una configurazione in frasi come ” Gli Dei m´ascoltano , tu mia sarai” o “Mortal giammai né Dio arse d´amore al par del mio possente”. Ma si aggiunta che in questo duetto ha il giusto rilievo anche la capacità di Lauri-Volpi di addolcire e sfumare il suono” Rodolfo Celletti , “Il Canto”, p93
poi celletti raccontava anche che lauri volpi nelle aide (credo romane?) con la stignani e la cigna arrivasse stremato alla tomba il cui recitativo “la fatal pietra etc” è davvero basso