Augustarello Affre (1858-1931) ad onta del diminutivo era alto e ben piazzato, secondo i canoni del tempo passava anche per essere bello e lo era nel raffronto con il collega, coetaneo e concorrente Leon Esclais (1858-1840) che dicevano avere l’aspetto di un cane bulldog. Affrè rappresenta il tipico tenore da repertorio francese come lo si intendeva alla fine dell’800, ovvero cantanti formatasi sul modello del tenore di forza con il do di petto e in generale acuti sonori e penteranti, creato da Duprez e che con differenti rappresentanti si era impossessato del grand-opéra e di molti titoli verdiani come Aida, Trovatore, che al genere francese potevano essere assimilati. Dall’ascolto della discografia di Affrè si può anche rilevare che il cantante tendeva ad un’espressione sempre solenne, aulica e, forse, monotona e stentorea se confrontata con cantanti coevi di area italiana ed anche mitteleuropea. Ed anche la registrazione dell’Ah si ben mio risponde a questo schema interpretativo, perché è inutile cercare la disperazione del giovinetto innamorato e certo dell’imminente morte. Ma Affrè reggeva con una massa argentina e squillante di suono anche le tessiture altissime del repertorio romantico (Tell ed Ugonotti), mai dalle registrazioni si ha l’impressione che il suono sia indietro ed ingolato ed al cantante. Qui basta sentire come la voce, ad onta di una registrazione del 1905 acquisti nelle frasi più acute e scomode (stanno in pieno passaggio di registro superiore del tenore e primi acuti, ben di peggio, come difficoltà vocale della tradizionale puntatura al do) uno sonorità ed uno squillo che pochi altri possono vantare, come pure pochi tenori eseguono sonori e fluidi al pari di Augustarello Affrè i trilli previsti da Verdi.