Allievo di un celeberrimo Alfredo, don Fernando de Lucia, Thill esegue l’aria al secondo atto dimostrando come si possa essere un innamorato Germont di voce ampia, maschia e al tempo stesso rispettoso delle indicazioni dinamiche, di cui la partitura verdiana abbonda. Natura e solidità tecnica si fondono alla perfezione fin dal recitativo, da cui la smorzatura su “per me”, la salita al la bemolle di “scordo ne’ gaudi suoi”, e all’aria la facilità con cui viene cesellato il passaggio “sorriso dell’amor”, che “batte” sulla zona del secondo passaggio, al pari di “io vivo in ciel”. Una realizzazione in cui splendore vocale e sicuro professionismo vanno di pari passo. Un caso, oggi come oggi, impensabile o quasi.
Un pensiero su “Il mese del tenore verdiano III: Georges Thill (1897-1984)”
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Semplicemente splendido!