Gioisce ed applaude fortissimo il pubblico del Regio di Torino per la performance offerta da Orchestra e Coro del Teatro diretti da Gianandrea Noseda in questo Requiem verdiano di inizio stagione. Una prova superba che forse non sarà piaciuta a tutti per via dello stacco di tempi assai personale scelto dal maestro, ma che porta indubbiamente la sigla dell’altissima qualità esecutiva delle due compagini musicali ed una linea interpretativa chiara e coerente del direttore.
In questi tempi tormentati di dimissioni eclatanti di direttori musicali di alcuni teatri d’opera italiani, il caso del Regio segna una discriminante tra quelle che paiono collaborazioni di mera facciata tra direttori musicali e maestranze stabili e le collaborazioni reali, ossia fruttifere di risultati oggettivamente riscontrabili.
La qualità dell’esecuzione musicale offerta da coro ed orchestra del Regio di Torino in questo Requiem è parsa più che mai di altissimo livello, frutto del lavoro realmente compiuto dal maestro Noseda e dal maestro del coro Claudio Fenoglio. Una qualità che potrebbe essere sottolineata esemplificando numero dopo numero e sezione per sezione dell’orchestra, dalle percussioni in controtempo impegnate nel Dies Irae, agli ingressi perfetti delle trombe del Dies irae come del Tuba mirum, dal suono avvolgente dei violoncelli del Quid sum miser come del Recordare, dalle belle scale discendenti dei violini del Confutatis o al sound da questi esibito nel Lacrimosa, dai fagotti del Quid sum miser come del finale Libera me domine. Un’orchestra capace di un suono pieno ma senza peso, forte e terribile, perché questa è la lettura di Noseda, capace di diventare celestiale e trasparente in una frazione di secondo. E con l’orchestra un coro perfetto negli attacchi, pulito e unisono, mai sgranato, capace di cantare sul forte in modo apocalittico e piano come un alito mistico. Nessuna battuta del coro è andata perduta, tutto cantato con rara maestria, dall’Introitus al Libera me domine finale. Solo a Santa Cecilia, per quel che riguarda l’Italia, si sa fare musica a questo stesso livello esecutivo in un contesto di lingua italiana. Sono le eccellenze musicali italiane indiscutibili del momento.
Il maestro Noseda ha dato una lettura terribile, a tratti spaventosa, della partitura. Ama le alte velocità, che sa gestire e sostenere senza i fracassi che molti suoi colleghi spesso ci dispensano, trovando una cifra personale adeguata anche a cantanti dalle voci per lo più modeste e inadeguate a Verdi. Qualche eccesso di velocità come al Kyrie eleison o al Dies Irae, terrificante e davvero di grande effetto, mi sono sembrati men che peccati veniali per una esecuzione dove non solo i momenti corali ma anche quelli di accompagnamento al canto sono parsi curati e vari nelle soluzioni espressive, come il ritmo incalzante del Liber scriptum, il tono imperioso del Rex tremendae maiestatis, il clima ampio e mistico del Lacrimosa, tanto per esemplificare alcuni numeri.
Punto debole dell’esecuzione è stato, come prevedibile il cast vocale.
Non mi è chiaro quanto si sia guadagnato dal cambio del tenore e del soprano previsti, certo è che nessuno era veramente all’altezza di cantare questo Verdi.
A mio modo di ascoltare ha saputo difendersi solo Michele Pertusi, colui che ora come ora riunisce in sé il miglior mix di condizione vocale, voce e tecnica. Pertusi stenta ad essere la voce terribile e ieratica che dovrebbe essere il basso del Requiem, a cominciare dal Mors stupebit; gli acuti sono un po’ indietro e talora balla, come al Kyrie, ma è riuscito a cantare con buona morbidezza, intonazione ed un certo accento dolente, lasciandosi ascoltare con piacere. Ma qui finiscono le note vocali positive.
Gregory Kunde era un tenore che sapeva il fatto suo. Oggi è un gentile tenore anziano, tuttologo in forza del mercato, dalla voce legnosa e afonoide, acuti schiacciati e ghermiti, sempre indietro, piani come rantoli. Un Hostias terrificante, un Ingemisco iperveloce con mille fiati e brutto suono, un Lux aeterna altrettanto terribile sono i componenti di spicco del suo bilancio vocale, che in attivo mette, di fatto, una rimarchevole resistenza fisica che gli permette di continuare a cantare.
Daniela Barcellona del quartetto sarebbe la sola voce adeguata, per natura, al canto verdiano. La voce è però rotta in due, col buco al centro, gli acuti mai girati, quindi fissi e poco intonati, i gravi ora buoni ora caricaturali. Il Liber scriptum, che sarebbe il suo pezzo forte, l’ha messa subito alle corde in acuto, come poi il Lacrimosa; causa i gravi, invece, ha sofferto nel Recordare e nel Domine Jesu Christe. Erika Grimaldi vocina da soprano leggero, ha gestita un ruolo impari soffrendo gli acuti, sempre strillacchiati e spinti, mentre in generale le ha fatto difetto l’emissione al centro, che manca di nobiltà per lo sforzo di fare una voce più rotonda e , quindi, più adeguata a Verdi di quanto non possegga in natura.
Insomma, un buon Requiem in fatto di coro e orchestra, mentre “in pace requiescit” il canto solista.
15 pensieri su “Fratello streaming. Requiem di Verdi dal Regio di Torino.”
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Verissimo quanto detto da Giulia su coro e orchestra, davvero trasformati dall’arrivo di Noseda. Sulle voci, peraltro TOTALMENTE inadeguate (a me non è piaciuto nemmeno Pertusi) invece credo, ma forse mi sbaglio, che un Kunde davvero imbarazzante ( peggio che nelle recenti brutte performance verdiane) sia comunque superiore a un non-cantante con una non-tecnica quale De Leon. Mi sbaglio?
Caro Richard, mi sono domandata in quali condizione fosse De Leon per preferirgli il “gatto a 7 vite” kunde. Ma anche cosa sia accaduto a Hui He per non cantare…..ha fatto una estate con titoli e ritmi che si fanno fare a giannina russ o alla cigna, non ad una voce lirica come la sua…..
La signora Harteros del Requiem Scala ha cantato calando molto spesso con una voce iperfissa come un fischio, la voce gonfia e vuota, e mi domando se sono bastati due anni di trovatori e forze per ridurla così……qui i cantanti cadono come birilli, perchè sottoposti a ritmi e titoli troppo onerosi per la loro tecnica e la loro natura. la damrau ha cantato male a roma in meyerbeer, ma non ha mancato l’annuncino sommesso per bocca di pappano che non stava benissimo…o si danno tutti delle regole, o qui si chiude in due stagioni, perchè nemmeno hanno ricambi…
Hui He ormai ha perso tutto quello di buono che aveva, e non era poco, ma se la ostinano a farle cantare Aide, butterfy e Amelie del ballo (sic) non voglio immaginare come avrebbe cantato questo Requiem
il problema è che per reggere il ritmo della russ piuttosto che della pampanini o della muzio sino alla stella, alla tucci ed alla chiara ci vuole la loro preparazione tecnica e professionale che consentiva di cantare sempre ed ovunque. erano semplicemente ( si fa per dire) professioniste!
Ho trovato, dal vivo, la Grimaldi veramente impari al compito. Due note sonore, il resto non è a fuoco, nemmeno la dizione arrriva, in alto vibrato (a me personalmente piace poco ma so che altri – soprattutto a Torino (cfr. la Penda – lo apprezzano tanto) in basso volume ridotto. Non mi spiego questo lancio torinese, passata in meno di un anno da Liù e Carmen a Matilde e Desdemona (a parte l’attuale Requiem di Verdi che è una sostituzione)! Una come la Ciofi, che di “aria” se ne intende, ha cantato il Requiem di Mozart ma se non erro si è sempre tenuta ben lontana da quello di Verdi. Che poi sono loro stessi per primi a perderci, più che noi che li ascoltiamo….
E come canteranno i due l’Otello di Verdi? Il “Dio ti giocondi o sposo” con tutto il duetto arroventato che segue??
Gli unici plausibili la Barcellona e Pertusi. Kunde grande tecnica ma….
Alle chiamate al proscenio erano quasi stupiti i cantanti stessi degli applausi che ricevevano.
“Alle chiamate al proscenio erano quasi stupiti i cantanti stessi degli applausi che ricevevano.”
sarebbe sorprendente se qui al Regio si mettono a fischiare 😀
Già sentiti fischi a Torino, o applausi molto fiacchi, di mera cortesia o – anni fa – silenzi tombali ben peggiori che fischi (tanti anni fa, in Rigoletto, dopo un “Cortigiani” non certo esaltante). In ogni caso il pubblico torinese è molto meno accomodante di certi pubblici stranieri che applausono qualsiasi schifezza venga loro ammannita. Non credo che a Torino il recente (orrendo) Simon Boccanegra lionese sarebbe stato accolto dagli applausi che ha avuto fra il Rodano e la Saona.
prima o poi potrebbero anche arrivare sonori i fischi a Torino, c’è sempre una prima volta!
Caro Donzelli, io ho provato una volta, ma arcigne vecchiette sabaude mi hanno pesantemente redarguito !
Io – se quanto visto e sentito lo meritava – ho già fischiato, e soprattutto (non avendo, purtroppo, un fischio troppo potente) ho buato ed ho urlato in abbondanza, con estrema violenza, mandando, in particolare, certi registi ad andare a ….. … … …., nel più assoluto menefreghismo delle vecchie babbione allibite!
Dopo un “Ratto dal serraglio” torinese di alcuni anni fa, che non mi era affatto piaciuto, ero rimasto per 3 giorni afono per aver forse troppo sforzato la voce nella nobile arte del buare.
Per quanto attiene all’esecuzione del Requiem, l’ho sentita domenica scorsa e non posso che concordare con quanto scritto dalla Sig.ra Grisi. Ottimi orchestra e coro, direzione trascinante, quartetto vocale non perfetto. Pertusi è stato il migliore, pur non avendo il colore scurissimo che ci vorrebbe, ma sa cantare e questo oggi è cosa bella e merce rara. La Barcellona ha il peso vocale giusto, però i difetti sono quelli evidenziati nell’articolo. Voglio dare una piccola attenuante a Kunde ed alla Grimaldi, dato che sono stati presi all’ultimissimo minuto e sono andati sul palcoscenico con solo 1 o 2 giorni di preavviso, mentre, intanto, erano impegnati nelle prove di Otello.
Kunde è un cantante (che ho sempre apprezzato) provvisto di tecnica corretta (oggi merce rara, vide supra). Proprio per questo mi ha deluso: nessun problema negli acuti, presi con una facilità che oggi non si trova affatto dietro l’angolo, ma subito dopo evidenziava delle palesi difficoltà nelle note centrali o nelle frasi ampie. La Grimaldi ha una voce sicuramente più adatta ad altro repertorio, ben meno oneroso del Requiem verdiano. Io la vedrei più adatta, restando nel repertorio del Bussetano, a Nannetta. La voce non è brutta, ma è un soprano lirico leggero. Ovvio che un soprano può iniziare cantando Micaela, Zerlina, Nannetta, Susanna e poi dedicarsi a Verdi, ma POI. Mi viene in mente la Freni (che, fra l’altro, mi pareva pure negli anni giovanili dotata di voce più corposa della Grimaldi) che le parti verdiane più impegnative le ha affrontate solo dopo 20 anni di carriera. Attendiamo l’Otello.
Se non erro, nella tournèe del Regio in Nord America di Dicembre, Erika Grimaldi tornera’ a Jemmy, per il quale era inizialmente prevista anche nel Maggio scorso, passando poi a Matilde in secondo cast. Come Liu’ non mi era dispiaciuta, Nel prossimo Febbraio, Susanna in secondo cast.
LA STAMPA
30/9/14 Dopo il tenore, il soprano. È la Prima delle assenze
Nel pieno della “lite” per il direttore artistico, Noseda cambia due solisti
Dopo il soprano, la Messa di Requiem di Verdi che stasera inaugura la stagione d’opera del Regio perde anche il tenore. Il motivo lo spiega una nota «chiarificatrice» del Teatro: «Jorge de León, a causa di un’indisposizione, ha dovuto lasciare la produzione del Requiem di Verdi, lo sostituirà il tenore Gregory Kunde».
E per il forfait del soprano cinese? La risposta nella stessa nota diffusa da piazza Castello, all’insegna, ovviamente, della chiarezza: «Hui He, invece, sarà sostituita da Erika Grimaldi».
In scena
Riassumendo: sul palcoscenico del Regio stasera, alle 20, vedremo schierati orchestra, coro e quattro solisti: il soprano Erika Grimaldi, il mezzosoprano Daniela Barcellona, il tenore Gregory Kunde e il basso Michele Pertusi. Sul podio Gianandrea Noseda. Ancora sulla nota chiarificatrice di cui sopra si legge che «il Teatro Regio ringrazia Gregory Kunde ed Erika Grimaldi per la loro disponibilità». Fanno entrambi parte del cast di Otello, l’opera verdiana, in scena dal 14 ottobre: come dire due riserve di tutto rispetto per il Requiem.
Per Hui He e Jorge de Leon il sipario è calato velocemente, quasi alla stessa velocità con cui, in molti, avrebbero sentito sbattere le porte dei loro camerini: una conferma indiretta che sulla loro sostituzione non peserebbero soltanto problemi alle corde vocali.
La prova
Tutto è successo nella prova generale di sabato mattina. Noseda ha diretto questo Requiem durante le tournée all’estero che fanno parte della sua «strategia musicale» per rimanere al Regio. Conosce bene i cantanti, specie la Barcellona, che ha già diretto a Vienna, Tokyo e San Pietroburgo in questa pagina sacra verdiana. Del soprano Hui He ha anche un ottimo ricordo, tutto torinese, per averla ascoltata, un anno fa, nel Requiem verdiano proposto dall’Orchestra Rai, diretta da Juraj Valcuha, nel concerto inaugurale della stagione.
«Libera Me»
È la struggente preghiera finale del Requiem dove la voce del soprano è chiamata ad una prova di straordinaria abilità vocale: sabato scorso, qualcosa non avrebbe convinto il direttore.
«È bastato vedere la sua faccia per capire che non era il Requiem che Noseda vuole proporre al pubblico di casa», hanno osservato alcuni orchestrali, dopo l’improvviso «fine prova». E c’è chi aggiunge, ironizzando sul titolo della stagione: «Del resto quest’anno al Regio “l’opera libera”».
La Grimaldi l’ha convinto di più ? Mah
…dopo il cast terrificante di don carlo mandato in scena alla prima……
Tutto ESPERTI, eh? Poi mettono insieme cast vocali da brivido (leggi: temperatura alta e vomito)! Metti poi agenzie del tipo dei fratelli grim (volutamente ‘grim’. Leggete la traduzione americana) e avete le compagnie di canto che girano!