Ascolti comparati: Liù Rosanna Carteri vs Erika Grimaldi

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Lo dico subito l’ascolto comparato è  dedicato ad Alex, che ha scritto,  nel post sull’Otello tauriniense che non saprei emozionarmi e che dovrei  imparare ad accontentarmi di quel che passa il convento. Non ne sono capace., mi dispiace, ma è così da  45 anni, quanti quelli di frequentazione dei teatri d’opera. Riguardo le emozioni i prossimi ascolti comparati -lo anticipo- saranno dedicati alle emozioni perché credo che ogni autore, ogni epoca abbia le sue proposte “emozionali” per l’ascoltatore e quindi mi periterò di ricercare le diverse declinazioni dell’emozione. Confido in un  fattivo riscontro da parte dell’ispiratore della serie di ascolti. Oggi torno alla normalità ovvero agli ascolti comparati che sono dedicati pur utilizzando un titolo diverso alla Desdemona torinese e ad una Desdemona fra le più quotate negli anni ’50 per “dire la mia” ovvero che non posso e non voglio accontentarmi. Per capire come vada -storto- il mondo della lirica invito a verificare da you tube quale fosse il repertorio della bella Rosanna e quale sia quello della signora Grimaldi, tenuto conto dei mezzi di ciascuna. Credo che sarà facile capire perché assumo che il mondo del melodramma vada “storto”.

Premetto che Rosanna Carteri negli anni ’50 fu uno dei più quotati soprani lirici italiani dotata di una voce di qualità, piuttosto estesa, spontaneamente morbida e rotonda ed al repertorio del soprano lirico si dedicò. La carriera ebbe anche qualche incidente come un Rigoletto scaligero (1954) nato male e finito peggio in compagnia di Giuseppe di Stefano, perché il giovane soprano non era troppo versata al canto d’agilità, anche se nell’Elisir, nel Don Pasquale e nella Linda dimostra l’opposto come pure quale Faraona nel Moise e Pharaon della Rai 1956 (dove sia detto se la cava quanto ad agilità meglio di Anita Cerquetti). Era e faceva il soprano lirico perché la concorrenza era tale da non consentire uscite dal repertorio, dove avrebbe incontrato pericolose concorrenze.

Si ritirò presto ed in buone condizioni vocali perché, figlia del suo tempo ritenne che prima si fosse moglie e madre e poi soprano. Come si conviene al soprano lirico cantò spessissimo  la parte di Liù e la cantò, con grande successo,  anche all’inaugurazione scaligera del 1958 accanto ad una delle più agguerrite e temibili Turandot: Birgit Nilsson.

Preciso subito che quella di Rosanna Carteri è una Liù solida vocalmente, di gran bel timbro non animata da idee interpretative alla Olivero o alla Caballè,  anche perché lo spartito è avaro di segni di espressione, musicalmente quadrata come lo erano state la Pampanini, la Favero e di lì a poco Mirella Freni (di molto debitrice nella carriera alle scelte tradizionaliste delle collega veronese). I vari la e sol  acuti previsto sono facilissimi e squillanti, quando Liù scende “col nome sulle labbra” la voce è egualmente sonora e timbrata anche se il “regge” è un poco aperto, forse per la pronuncia veronese della “e”   e se le smorzature e varianti di dinamica non sono esasperate ed evidenti come per certi altri soprani è chiaro che la cantante continuamente ed in maniera impercettibile modifica la sonorità. Quando arriva la salita al la  acuto di “Liù non regge” la cantante sfoggia una facile messa di voce ed anche la chiusa nonostante il si nat suoni un po’ fisso  è  risolta con irrisoria facilità e rispetto del legato.

Insomma la ventitreenne Rosanna Carteri offre al pubblico precisa e puntuaòle quello che sempre ci si è aspettato da un soprano lirico nei panni dell’ultima devota donna pucciniana

Quando si ascolta la Liù di Erika Grimaldi e la si vede anche  la prima sensazione è che la voce non possieda quella pienezza, morbidezza e sonorità che sfoggia Rosanna Carteri. Quando poi si guarda la cantante ci si accorge che mai appare quell’ “alzar del petto” che i trattatisti identificavano come il portato di una respirazione professionale E se anche come dice qualcuno il canto non è pura meccanica, privi di questa meccanica non si da canto professionale. E senza canto professionale non si da legato, dinamica, capacità di smorzare o rinforzare il suono. Ascoltate la durezza e monotonia delle salite agli acuti, ascoltate come nel canto della Grimaldi non ci sia quel continuo impercettibile cambio di sonorità della Carteri, che ripeto non è l’Olivero, maestra di canto sempre e di emozione, nel repertorio post Verdi. Arrivata alla chiusa l’operazione di attaccare il suono piano e rinforzarlo (secondo al consolidata imitazione delle imitatrici della Caballè) riesce. All’apparenza, però, perché la mancanza del sostegno della voce costringe la cantante ad una chiusura fortunosa e poco musicale.

 

 

22 pensieri su “Ascolti comparati: Liù Rosanna Carteri vs Erika Grimaldi

  1. Caro Donzelli, la Tebaldi è morta morta morta e la Carteri, le direbbe alex, non canta più da una vita. Eh, non l’ha capito che non canta più? E se non canta più, non canta più. Che vuol farci? Non canta più. E allora, be’, che aspetta ad emozionarsi? Si emozioni con la Grimaldi, no? Emozioniamoci. Perché non ci avevamo pensato prima?

  2. E’ chiaro che se tutto si risolve nel perenne piagnisteo su quanto cantavano bene prima, quanto cantano male oggi, quanto si debba stare a casa e non andare a teatro, quanto faccia schifo tutto quanto, il risultato è che la gente – giustamente – si mette a fare altro, a dedicarsi ad più gratificanti attività. E al massimo si finisce per raggranellare i soliti ripetitivi due o tre commenti, di coloro che amano ripetere, fino allo sfinimento e pensando che ad altri possa importare molto se vadano o meno a teatro, le stesse cose.

  3. Hai ragione, Zagreo, emozioniamoci con la Grimaldi, con i suoi acuti gridati, con la chiusa spoggiata,etc…
    Ma io, che non sono un passatista, sono ancora con Stefan Zweig, che ne :”Il mondo di ieri” cosi’ parla della sua Vienna: ” All’Opera o al Burgtheater nulla passava trascurato,ci si accorgeva di ogni stonatura, di ogni entrata sbagliata,si criticava ogni omissione e questo controllo non era esercitato soltanto alle prime rappresentazioni dai critici di mestiere, bensì giorno per giorno DAL VIGILE ORECCHIO DEL PUBBLICO,RAFFINATO DAI PERENNI CONFRONTI ”
    Certo che si parla di un passato, ma il metodo e’ ancora valido.

  4. Il confronto non si pone neppure. La Carteri ha una voce bellissima e un’ottima tecnica quindi affronta l’aria senza problemi e facendo emergere il personaggio. La Grimaldi è meno peggio di tanti altri, ma è davvero mediocre: ogni acuto è buttato là sgraziato e duro e la voce è spesso.spoggiata.

  5. Alzare il petto! Quanto è vero! La mia antica insegnante di canto mi faceva vedere come si respirava, e mentre il suo pancino delicato si riempiva d’aria, la pompa del suo sen (Falstaff sia lodato) si alzava e diventava ancora più doviziosa. Santa donna, che oltretutto imponeva al suo allievo sedicenne di toccarla proprio sotto la pompa di quel seno, per fargli sentire il diaframma che lavorava e le costole che s’allargavano. Che ricordi! Scusate se mi sono permesso, ogni tanto un pizzico di lirismo mi scappa.

  6. Fernando Corena: Non ti viene il dubbio che il piagnisteo non stia in chi oggi si accontenta di una cantantuncola, perché il pubblico
    non la sommerge di applausi ?
    Il sottoscritto nulla ha da obiettare a che le opere vengano cantate
    da mezze-tacche, solo che dopo poche note da loro emesse, mi rimetto ad ascoltare veri cantanti che ho ascoltato e che mi hanno deliziato. Sarebbe da incosciente rovinare i miei bei ricordi
    per inseguire soprani,tenori e baritoni che hanno solo la fortuna di non scontrarsi con veri professionisti al cui cospetto potrebbero solo andare a pulire loro le scarpe.
    Quello che manca oggi è la voglia di esser BUONI professionisti, e meritarsi i soldi che la gente spende e il tempo di ascoltarli.

  7. In realtà non si rimpiangono SOLO i morti, ma pure quelli di un recente passato: la Katia dei primi anni e la Dessì prima maniera.
    Non si tratta di “emozionarsi” (che pure conta) prima dovrebbe venire il “ben cantare”. Che oggi, ahimè si sente sempre meno.
    Io non sono “integralista” come il Donzelli e la Grisi. Diciamo pure che sono di bocca (e orecchio!) buono, ma certo il confronto con la Carteri è schiacciante e non solo per il fascino del timbro e la dolcezza dell’emissione. Se solo i giovani (più o meno giovani, intendo) si prendessero la briga di ascoltare chi li ha preceduti e di correggere i loro difetti, penso che potremmo aspettare cose buone anche da loro.
    Tutto qui.

    • Com’è vero, se solo di prendessero la briga di ascoltare… Ha ragione Fazzari, il metodo è lo stesso ed è ancora valido: affinare l’orecchio con il confronto, lo si faceva 100 anni fa quando l’unico modo era l’ascolto diretto in teatro o dei pochi e dischi disponibili (chi se li poteva permettere) e lo si dovrebbe fare anche oggi che internet oramai offre gratis registrazioni di ogni più grande o dimenticato cantante degli ultimi 110 anni, eppure i giovani cantanti non ascoltano quel “vecchiume”, non lo conoscono o non incontra il loro gusto; e allora vai di gonfiamenti e gli acuti tirati ma soprattutto vai con il repertorio sbagliato perché nell’anno domini dei 2014 sono tutti nati Calaf e Radames, tutte Tosche e Aide… e poi ci si dovrebbe accontentare? Bah!
      Beato chi ci riesce, lo invidio, lo invidio molto.

  8. Ho apprezzato molto sia gli ascolti comparati sia le vostre dotte disquisizioni. Son stato introdotto all’arte del bel canto dal famoso baritono piemontese Giuseppe Valdengo, per cui , se lo conoscevate, potete ben immaginare che lo spirito critico non mi manchi. Tuttavia scusatemi ma continuerò a frequentare i Teatri d’Opera ed a cercare di salvare il salvabile anche nelle voci attuali. Con stima ed amicizia.
    Alex

    • Caro alex, “salvare il salvabile” non è un principio critico; tutt’al più, una decisione dell’uomo in quanto essere politico. Allo spirito critico, di cui ella si dice non sprovvisto, ripugnano partiti presi, diversi dalla determinazione a dire sempre la verità. Scusi la lezioncina, sa. E poi, quanta sporcizia non si accumula sotto il tappeto, a forza di nasconderla per salvare il salvabile! Non le pare?

  9. Leggo che la Carteri aprirebbe la e di “regge” a causa dell’accento veronese. In realtà è l’accento chiuso ( régge ) a essere errato – in tal modo si pronuncia, sbagliando – in Lombardia e Piemonte. La e aperta ( règge ) è la dizione corretta. Comunque, Carteri o non Carteri, proprio ieri ho avuto modo di sentire la Grimaldi a Torino ( Desdemona ): francamente mi è sembrata meglio di come è stata descritta nella vostra recensione. A mio avviso una buona interpretazione, accolta tra l’altro con grande favore dal pubblico. ( A essere insopportabili erano regia, scene e costumi ).

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