Nell’ambito della rassegna MiTo, è stato presentato l’8 e il 9 settembre, il capolavoro di Purcell Dido and Aeneas. L’esecuzione – in forma di concerto – è stata affidata, con apparente successo, alla compagine emergente L’Accademia degli Astrusi, diretta da Federico Ferri, ad un cast composto da tre voci femminili soltanto (Anna Caterina Antonacci, Laura Polverelli e Yetzabel Arias Fernandez) che si spartivano tutti i personaggi (Aeneas compreso) e al coro Ars Cantica. Non ho assistito a nessuno dei due spettacoli, pertanto non posso certo riferire degli esiti dell’interpretazione: mi limito a rilevare che al solito si sono letti i consueti panegirici che parlano di nuovo riferimento esecutivo, anno zero dell’interpretazione dell’opera, Purcell scoperto per la prima volta, nuovo standard qualitativo etc…sino al parossismo dell’entusiastico annuncio che tale edizione farebbe strame di “di molti assortimenti del passato” (compresi quelli capitanati da Flagstad, Norman e Berganza ça va sans dire) “e di tutti quelli del presente”. Per carità…può essere tutto, ma certi eccessi mi paiono quantomeno avventurosi e poco equilibrati: questa certezza assoluta mi sembra incauta e dettata più dall’affetto del fan che dal sereno giudizio che pone ciò che ascolta in una prospettiva storica (e infatti la storia giudicherà, e vedremo – tra 50 anni – se i dischi con la Norman e la Berganza verrano usati per produrre energia nei termovalorizzatori o per far da spessore a tavolini traballanti). Detto questo non entro nel merito di uno spettacolo a cui non ho assistito. Mi preme invece sottolineare una bizzarria musicologica. L’opera (ma possiamo chiamarla così?) di Purcell com’è noto ci è giunta in forma incompleta – manca il prologo e molte danze – e in edizioni apocrife: la più vicina all’epoca di composizione è una trascrizione a mano di un anonimo copista risalente a circa 70 anni dopo la prima esecuzione. Sappiamo però le circostanze della prima esecuzione e le finalità del lavoro. Dido and Aeneas venne scritto espressamente per il collegio femminile di Josias Priest a Chelsea, destinato ad essere interpretato dalle allieve del collegio: tutti i ruoli sono scritti per voce femminile tranne Aeneas (segnato in partitura come tenore, ma cantabile anche da baritono, stante la non distinzione dei due registri nel ‘600) e le due voci gravi del coro. Verosimilmente gli elementi virili vennero forniti dal personale della scuola, da vicini collegi maschili o da cantanti professionisti (peraltro l’estensione è molto limitata e non prevede grandi difficoltà tecniche). Nessuna testimonianza si ha di eventuali trascrizioni o ricorso a castrati o voci androgine. E qui sta il punto: se nulla fa pensare ad un contesto vocale esclusivamente femminile (coro compreso), perché presentare un Aeneas mezzo soprano? Per risparmiare, forse… Eh no: ovviamente c’è dietro la consueta arrampicata sugli specchi pseudo filologica. Il ragionamento è il seguente: poiché Dido and Aeneas fu scritto per un collegio femminile, allora probabilmente tutti gli interpreti appartenevano al gentil sesso e solo successivamente l’organico è stato ampliato e trascritto con l’inserimento di elementi virili. Ci sono prove, documenti, testimonianze? Assolutamente no. Anzi la fonte più autorevole (se pure tarda) riporta in partitura voci virili. Ma tant’è… L’edizione MiTo, però contamina l’ipotesi filologica con la prassi esecutiva perché propone sì un Aeneas mezzo (giustificando la scelta con la legge della probabilità), ma impiega un coro con tenori e bassi…in barba alla pretesa filologica al femminile! Francamente non conosco le ragioni di tale arbitrio, credo però che ciò provochi qualche problema nella differenziazione dei registri e nella varietà dell’opera che risulterebbe spostata verso una sola tinta. Peraltro nessuna incisione o edizione dell’opera riporta una scelta analoga.
Gli ascolti
Henry Purcell
Dido and Aeneas
Act I
Shake the Cloud from off your Brow…Ah! Belinda I am prest…Whence could so much Virtue spring…Fear no danger – Maggie Teyte, Kirsten Flagstad, Ann Dowdall (dir. Geraint Jones – 1951)
Act II
Stay Prince…Jove’s Commands shall be obey’d – Thomas Hemsley (con Murray Dickie, dir. Geraint Jones – 1951)
Act III
Thy hand Belinda…When I am laid in earth – Kirsten Flagstad (dir. Geraint Jones – 1951), Teresa Berganza (dir. Mario Rossi – 1957), Shirley Verrett (dir. Raymond Leppard – 1971), Tatiana Troyanos (dir. Nicola Rescigno – 1972), Jessye Norman (dir. Christoph Eschenbach – 1987)
Interessantissimo articolo… la solita pseudofilologia baroccara…che tristezza…Condivido un ascolto: l’addio alle scene + lamento di Didone (a cui Madame Flagstad era molto legata) https://www.youtube.com/watch?v=QlgW25XJ4e0
Grazie del chiarimento!
Ho assistito al concerto ma non capivo la ragione di un Enea mezzo…
Domenica scorsa, nella serata di chiusura della Musikfest Stuttgart, il Collegium Vocale Gent diretto da Philippe Herreweghe ha eseguito uno splendido programma tutto dedicato a Purcell, comprendente la Music for the Funeral of Queen Mary, una serie di Anthems e l’ Ode “Hail! Bright Cecilia”. Una serata stupenda, che mi ha fatto venire il desiderio di ascoltare Dido and Aeneas diretto da Herreweghe. Credo che il grande musicista belga potrebbe essere l’ interprete ideale di questo lavoro.
Cosa non si fa per resuscitare i morti 😉