Napoli 1961 (con Mario Zanasi)
Una rassegna dedicata all’arte di Magda Olivero non potrebbe dirsi completa, senza la magistrale raffigurazione della giapponesina di Nagasaki, che la cantante propose al San Carlo di Napoli e della quale sopravvive un fortunoso live. Registrazione fondamentale anche per comprendere come e in quale strepitosa misura il pubblico reagisca alle vere, autentiche manifestazioni artistiche. Su questa storica Butterfly potrei limitarmi a rimandare a quanto scritto dall’amico Donzelli nell’ambito del ciclo dedicato alle Cento primavere della cantante. Proporre l’intera scena con Sharpless, posta esattamente al cento del secondo atto dell’opera, permette di cogliere le finezze che l’Olivero dispiega nel canto di conversazione: ironica e altezzosa con le “persone moleste”, ricevute con infastidita urbanità nel salotto della “casa americana”, affabilmente ingenua, almeno inizialmente, con il console, poi ferita, indignata, disperata e infine più calma, confortata dalla presenza del figlio e dalle rassicurazioni dell’ospite. Il tutto senza che venga meno, nemmeno nei punti più scabrosi, un perfetto controllo del fiato e, di conseguenza, del suono. Possibile contraltare di questa impressionante esecuzione è un’altra mitica Butterfly, protagonista della ripresa, anzi, resurrezione del titolo alla Scala nel 1925 sotto la bacchetta di Toscanini: Rosetta Pampanini, voce d’oro, interprete misuratissima a onta di qualche bamboleggiamento. Una raffigurazione agli antipodi di quella della divina Magda, ma non per questo meno pertinente e fascinosa.
Caro Tamburini,ho ascoltato con interesse la Olivero in questa parte del secondo atto,e mi e’ venuta in mente una analisi opposta da parte di un noto scrittore di libri sul teatro d’opera e, pur assumendo un atteggiamento “laico” , ovvero di cercar di comprendere le altrui ragioni, non riesco a condividere, nammeno in parte ( forse solo per la “risata argentina”) il giudizio di “stile di gran dama di salotto altoborghese”, di semplificazione di Butterfly ( da parte, ovviamente della Olivero) a livello di “balocchi e profumi, col suo flessuoso incedere tra “odor di Coty” il cui tasso di verita’ umana o comunque complessita’ psicologica è facilmente immaginare quanto sia alto”.
Riporto questa lunga citazione per lo stupore che mi ha generato, perche’mi sembra, al contrario ,che la Olivero sia una delle poche che riesca a trasmettere i cangianti sentimenti della eroina pucciniana.
Persone come quello che ha messo nero su bianco siffatte porcherie sono le metastasi vere che uccidono l’opera lirica..
aggiungerei solo che la signora Olivero é di una tale precisione ritmica nel “dire” il testo da essere una delle pochissime Butterfly che non sporcano la linea melodica di Puccini.