E veniamo ad uno dei must del verismo italiano, Fedora. Il personaggio della matrona russa temperamentosa, un po’ sopra le righe, immaginata da Sardou, trovò perfetta incarnazione nell’Olivero, degnata dalla Decca persino di un’incisione discografica. Inutile ripetere come all’Olivero stesse perfettamente il ruolo persino nei suoi lati esagerati: lo slancio e la passione del grande duetto d’amore, l’eleganza del fraseggio della sortita come l’immancabile pathos liberty della scena della morte uniti ai suoi personali modi scenici da diva inizio secolo trovarono nell’Olivero una realizzazione perfetta.
In questi giorni una celebre cantante americana ha avuto modo di parlare del suo incontro milanese con la divina Magda in occasione dell’incisione di un disco dedicato al canto verista. occasione in cui ancora, nel 2004, l’Olivero seppe stupire persino una professionista di grande carriera quale è Renée Fleming, che così ha avuto modo di esprimersi ricordando quell’incontro:
“She is such an inspiration,” Fleming says, “beautiful, funny, a great raconteur. She gave me a breathing lesson. She had me feeling how she breathes, how she supports, and let me tell you, her abdominal wall is stronger than mine. Rude awakening. That hard as a rock diaphragm allowed Olivero to do things like floating dreamy, gossamer-thin tones up to the rafters. She does an unbelievable messa di voce on an aria from [Catalani’s] Loreley on a high C that I could never hope to do. It’s just perfection.I actually love her sound. I always have the sense that when I hear her recordings that she’s singing just for me. I said, ‘How did you feel coming back after 10 years?’ And she said, ‘No, I wasn’t frightened because I never felt like I was singing. I felt like I was acting,'” Fleming says. My technique was so solid, I never had to think about it.’ She said so many fascinating things that I just sat there with my jaw on the floor thinking, ‘Wow!’”