Il personaggio di Manon fu un must dell’Olivero. Di quella pucciniana, straordinaria per ricchezza di fraseggio e varietà interpretativa nell’evoluzione, che porta la triste ragazza destinata al convento sino alla tragedia finale nel deserto delle Louisiana passando per la seduttrice irresistibile e l’amante innamorata, restano alcune prove live integrali e svariate esecuzione delle scene del 1 e del 4 atto. La produzione di Caracas con Richard Tucker del 1972, 62 anni lei e 59 lui, fa parte della mitologia della lirica e non trova edizioni concorrenti, ad onta del fatto che si trattò di una sola ed isolata recita, di un fortuito e fortunata incontro fra due grandi cantanti. Il percorso moderno che il melomane fa a ritroso dalle correnti esecuzioni teatrali e discografiche sino ai live della divina Magda è, in realtà, il percorso di avvicinamento alla verità drammaturgica del capolavoro pucciniano. Tutte le moderne cantanti attrici vorrebbero discendere dall’Olivero, tutte hanno, a parole, cercato di superare certe esuberanze della cantante come il “Ahimè son sola” piuttosto che il “No, non voglio morire”, ma nessuna l’ha saputa avvicinare nel canto come nel fraseggio, la cui fantasia parte dall’autore e si arricchisce delle scelte, delle “trovate” della divina Madga. Trovate che consistono talora del mutare il colore della voce, altre volte nell’illanguidire certe frasi altre ancora nel darvi un peso tragico. Tutto questo bagaglio da diva liberty può anche dar luogo a censure e critiche quando si adducano a metro di paragone Manon “con la voce”, (la Tebaldi, la Freni, la Caballè) ma il personaggio, le esasperate situazioni che ne costituiscono componente essenziale sono inarrivabilmente espresse dalla signora Olivero.
Vi propongo, e sembra una provocazione, il confronto tra la Olivero e la più bella tra le esecuzioni della Caballè, straordinaria Manon Lescaut moderna che ascolto sempre con entusiasmo: apprezzerete la voce stupenda e perfetta di una cantante agli inizi della carriera con cui l’Olivero non può competere in fatto di timbro ma che sul piano degli accenti e del personaggio…..beh insomma, giudicate voi!
3 pensieri su “Magda Olivero 3: Manon Lescaut”
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Davvero una provocazione questa, che rischia di provocare “querelle” tra i lettori.
Certo che la Olivero aveva 62 anni e la Caballé nel pieno dei propri mezzi, certo e’ che la Olivero si prende molte liberta’, il suo vibrato é talora un po’ fastidioso,il timbro non fascinoso,i passaggi di registro bruschi rompono la uniformita’ della linea, a fronte di una Caballé dal timbro affascinante, dal controllo stupefacente del fiato che rende tutti i registri omogenei, e crea un personaggio languido e sognante…
Pero’, se valutate il fraseggio della Olivero che sottolinea e rende credibile il testo e, magari, ad occhi chiusi cercate di “vedere” il duetto del terzo atto forse apprezzerete che alla Caballé manca una caratteristica fondamentale nella Manon pucciniana, caratteristica invece trasmessa dalla interpretazione della Olivero : la SENSUALITA’
La facilità con cui la olivero regge lo slancio del 2 atto, per non parlare della tragedia del 4, il meno risolto della caballe, la rendono un fenomeno. Le altre possono anche mettersi a 4 zampe come la povera svociata opolais a londra di rencente, ma…..l’olivero non la raggiungeranno mai, nwmmeno nelle calibrate e mirate esagerazioni delle frasi di petto, sopra le righe, cui regolarmente fa seguire frasi impressionanti in pianissimo o altrw prodezze simili. Come dice il soldato al 3 atto del porto, “presto, in fila” per tutte le altre.
Oddio, lo potete cogliere anche ad occhi aperti….