Sette anni fa ci lasciava Luciano Pavarotti, timbro tenorile d’oro, dizione tra le più chiare e soavi, grande affabulatore, comunicatore istintivo e carismatico; noi lo vogliamo ricordare stasera ed abbiamo scelto, non casualmente sia chiaro, proprio “La favorita”, la stessa opera (ma in francese) che Salisburgo ci ha apparecchiato stasera con cast all stars. E tra i “vagiti” calanti di Florez (comunque il migliore), il gelo insipido e usurato della Garança, il timbro nasale e granuloso di Tezier, i vertignosi ballamenti di Colombara e la sempre più sciagurata bacchetta più prossima nello stile al can-can da banlieu parigina di Roberto Abbado, il nostro pensiero è andato a Pavarotti. Forse non il suo ruolo d’elezione, Fernando, ma Big Luciano possedeva sicuramente la voce, la personalità, lo stile per cantarlo, fraseggiarlo, porgerlo nella maniera più genuina e ardente come dimostra la generosa risposta del pubblico.
Subito dopo un documento più rilassato, a voler sottolineare la contagiosa simpatia ed il lato più autoironico dell’artista e dell’uomo che ammaliava il pubblico anche fuori dalle assi del palcoscenico.
Naturalmente il ricordo più bello,e il primo Pavarotti ,fa piacere rilerggerti Marianne