Sempre più spesso vediamo nei teatri nostrani folti gruppi di turisti cinesi che sopportano pazientemente le lunghe code per ottenere un biglietto in loggione: tendenzialmente preferiscono la lirica, privilegiano le più celebri opere italiane, e a differenza dei turisti di altre nazionalità non sembrano tanto interessati a visitare i teatri in sé, quanto piuttosto ad assistere alla rappresentazione.Trovandomi in Cina per qualche settimana, non ho saputo resistere alla curiosità di assistere ad una rappresentazione operistica in un teatro locale: munitomi di biglietti e di coraggio, ho scelto il dittico Cavalleria-Pagliacci, rappresentato al National Center of Performing Arts di Pechino, in prima esecuzione, il 13 agosto.
L’Opera House è solo una delle tre sale del colossale centro artistico inaugurato 7 anni fa; sono infatti presenti anche una Concert Hall e una più piccola sala teatrale. Dopo aver attraversato un largo corridoio sotterraneo avente per tetto il fondo di un lago artificiale che circonda l’intero centro, il pubblico si ritrova in una magnifico foyer dal quale si può ammirare tutto lo splendore della gigantesca struttura di vetro e titanio. Terminato questo excursus scenografico, che ci aveva tanto ben disposto, siamo entrati nella sala operistica, abbastanza ridotta per superficie, ma sviluppata notevolmente in altezza su diverse gallerie; anche dalla galleria più elevata dove ci trovavamo noi, la visibilità e l’acustica era perfetta, come si addice ai teatri moderni. I prezzi dei biglietti, pressoché identici a quelli dei teatri occidentali, hanno permesso di riempire tutte le sezioni della sala con un pubblico quasi esclusivamente composto da cinesi.
Questo articolo non vuole essere una recensione dettagliata della rappresentazione in sé, quindi non scenderemo nei dettagli tecnici dei cantanti, comunque quasi tutti già ascoltati in Italia ed adeguatamente commentati su questo stesso blog in passato (Jorge de Leon – Turiddu, Violetta Urmana – Santuzza, Luca Grassi – Alfio, Wang Hongyao – Lola, Fu Quian – Lucia; Gustavo Porta – Canio, Brigitta Kele – Nedda, Luca Grassi – Tonio, Liu Songhu – Silvio, Yije Shi – Beppe). Degni di curiosità, se non di nota, sono invece stati l’orchestra e il coro locali: a fronte dei tempi rapidissimi imposti dal direttore, Fabrizio Maria Carminati, sia per la Cavalleria che per i Pagliacci, entrambi gli apparati hanno suonato e cantato con precisione impeccabile, senza sbavature e senza perdere mai il tempo. Certo, era piuttosto evidente la carenza di quei colori e di quel tatto necessari per rendere appieno il capolavoro operistico-orchestrale di Mascagni, ma mi domando se non sia questo tipo di esecuzione, così meccanicamente precisa, da preferire alle sempre più disordinate esecuzioni che siamo costretti ad ascoltare nella maggior parte dei teatri italiani, frutto di questo continuo abbassamento dell’asticella nella qualità musicale che le direzioni sentono di dover offrire a fronte di un pubblico sempre più facilone e diseducato al buon canto e alla buona musica.
Un’altra nota della serata è stata la regia: la bella scenografia della Cavalleria Rusticana, sobria e realistica, che abbiamo apprezzato all’apertura del sipario lasciava ben sperare; peccato aver poi assistito ad una rappresentazione stereotipata dell’Italia come appare generalmente all’estero. Costumi eccessivamente colorati ed appariscenti, attori gesticolanti in maniera irrazionale e altri dettagli registici caricaturali; nello stesso senso anche la scenografia dei Pagliacci, opera che risultava ambientata alle pendici di un colle di vigneti, sotto un ulivo dai colori grottescamente accesi.
Il pubblico cinese, affascinato da questa regia così adatta al proprio palato, non ha evidentemente una grande attenzione per il dato musicale, risultando piuttosto interessato alla rappresentazione teatrale in sé. La serata si è ovviamente conclusa con un omogeneo e monotono applauso regalato indistintamente a tutte le persone che hanno calcato il palco, dagli acrobati dei Pagliacci ai cantanti del cast, tutti sommersi da un coro di “BLAVO!!!”
Napoleone Moriani
Il direttore era Fabrizio Maria Carminati. Giancarlo Del Monaco il regista.
Grazie, abbiamo corretto il refuso.