Auguri, commendator Bergonzi !

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Oggi Carlo Bergonzi compie 90 anni. E’ uno degli ultimi grandi della generazione in carriera dalla metà degli anni ’50 ancora in vita. Gli auguri sono doverosi e sentiti. La scelta musicale è un doppio omaggio al tenore verdiano ed al modello cui, sempre, Bergonzi ha dichiarato di essersi ispirato nel passaggio dalla corda di baritono a quella di tenore, effettuato da autodidatta ed in breve tempo. Bergonzi deve essere ricordato e celebrato in occasione del compleanno a maggior ragione oggi quando in questo lazzaretto, che è il teatro d’opera tenori arci finiti e decotti si riciclano quali baritoni con molti ausili, per certo tecnologici. Ricordiamo che Bergonzi ha dichiarato che la parte che gli è costata maggior fatica in carriera è stata quella di Pollione parte di baritenore e che per un cantante come lui avrebbe dovuto essere la più comoda ed agevole del repertorio. Si chiama serietà e coscienza di sé. Serietà e coscienza di sé che dovrebbero avere una serie di tenori che oggi cantano nei teatri che, come l’Arena di Verona o il Met, furono “piazze” di Bergonzi ruoli di Bergonzi, dopo aver detto che Bergonzi non è un tenore verdiano (che può anche vero se a metro di paragone si assumono Pertile e Lauri Volpi, sulla base dell’opinione di Bergonzi stesso).
Buon compleanno commendatore!!!

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27 pensieri su “Auguri, commendator Bergonzi !

  1. La mia prima opera lirica dal vivo fu un’Aida alla Scala nei primi anni ’60 in cui Bergonzi era protagonista. Risale ad allora la mia passione per il melodramma e la mia stima ed ammirazione per il grande Carlo. Auguri di cuore, caro Maestro, per il suo novantesimo compleanno e un grazie infinito per le tante emozioni che ci ha donato, con generosità e professionalità, attraverso il suo meraviglioso canto!

  2. Il mio personale ricordo di Bergonzi risale all’adolescenza, nei primi anni di passione per la musica classica e operistica. Nella mia cittadina era stato organizzato un concerto di canto: Bergonzi e i suoi allievi (per la verità decisamente mediocri). Solo alla fine – dopo molte insistenze da parte del pubblico, del pianista accompagnatore e degli organizzatori – il Maestro visibilmente infastidito e controvoglia si degnò di cantare una breve aria (non ricordo quale: era Verdi però). Al termine mi recai vicino al palco per chiedergli di firmarmi un cd – una raccolta di arie verdiane – Bergonzi ancora più infastidito si rifiutò di firmare farfugliando che manco era sicuro si trattasse di un cd originale e lasciò me e altri di stucco, girandosi e ignorandoci. Il giudizio sull’uomo non può che essere negativo (il comportamento arrogante e meschino) e quello sul cantante nel corso degli anni l’ho ridimensionato. Ha incarnato la voce verdiana, per molti, ma ha sempre dimostrato una fisiologica inespressività e apatia. Cantava tutte le note (anche se in acuto faticava parecchio), ma le cantava tutte alla stessa maniera. Un buon cantante, ma uno scarso musicista per cui Verdi, Donizetti, Bellini, Puccini, erano la stessa cosa. Senza contare il difetto di pronuncia che rende riconoscibile ogni sua incisione (si può limitare, si può anche eliminare…ma occorre volontà). Certo suo Verdi ha ancora fascino, ma altre cose sono più che discutibili (come il suo faticosissimo Edgardo e il Nemorino più sballato caratterialmente della discografia). Non me ne vogliano i miei colleghi e amici del Corriere, ma non mi unisco oggi alle celebrazioni bergonziane: oggi preferisco ricordare l’immenso Carlos Kleiber, scomparso esattamente 10 anni fa: lui davvero un Maestro.

  3. A differenza di quanto dice Duprez, io dico che Bergonzi è stato uno dei pochi cantanti dotati di intelligenza musicale, che è una facoltà diversa dal talento interpretativo (quello di un Di Stefano, per capirci).

  4. Caro Duprez, leggo sempre con attenzione cio’ che scrivi, ma stavolta il tuo giudizio su Bergonzi e’ da “snobbish people”.
    I suoi limiti sono ben noti :timbro non affascinante, acuti non sfolgoranti come quelli di Lauri Volpi,mancanza di sensualita’ nella voce (limite nel repertorio verista, ma cosa ne dici del suo Turiddu con Karajan?).
    Per contro, non credo che dal dopoguerra ad oggi sia comparso un tenore con la sua tecnica di emissione ( e cio’ basterebbe ad iscriverlo tra i grandi), con fraseggio e legato e modulazioni con mezzevoci che si ascoltano solo in alcuni grandi del passato.
    Quanto a inespressivita’ trovami un altro Riccardo, Radames e Manrico . Per non parlare di Ernani, Forza del destino, Don Carlo etc..
    Percio’ mi permetto di dirti, ricordiamo e Bergonzi e Kleiber.

  5. Dimenticavo : se basi il giudizio sull’uomo solo su aneddoto che ti ha coinvolto, sbagli.
    Personalmente, dopo l’Ernani della Scala ( Muti, Freni, Domingo e Bruson), lo incontrammo all’uscita con signora e ci rispose cortesemente entrando anche in merito ad alcuni problemi interpretativi dell’ Ernani. Ma non mi sogno, sulla base di questo solo aneddoto , di sostenere che era sempre gentile con i melomani.

  6. Auguri al Maestro:) purtroppo non l’ho mai ascoltato dal vivo data l’età, ma è uno di quei cantanti che ascolto sempre con grandissimo piacere e senza mai annoiarmi o provocare fastidio per l’emissione.

    A differenza di Duprez lo trovo un eccellente Edgardo ed un sommo Nemorino forse il mio preferito.

    Guardavo qualche giorno fa dei suoi video sul tubo e non si può ammirare la compostezza e l’impressione di grande facilità del suo canto oltre alla naturale eleganza davvero d’altri tempi:)
    A me e a mia nonna guardare in particolare il video del duetto dal Ballo con la Stella ha provocato una grande emozione :)

  7. Auguri al grandissimo Bergonzi.
    Purtroppo nemmeno io ho mai potuto ascoltarlo dal vivo, ma solo in disco (credo di possedere la maggior parte delle opere dai lui incise in studio) e video (una delle prime opere che avevo sentito da ragazzo .- quando la RAI trasmetteva ancora cose intelligenti – era stato “Il trovatore” con Bergonzi, Cappuccilli, Stella e Lazzarini, distribuzione che oggi ci possiamo solo sognare).
    Vorrei ricordare la nota, palese, ammirazione di Pavarotti per Bergonzi, che era da lui considerato un vero esempio di come si dovesse cnatare. Se non erro l’Adriana Lecouvreur con la Sutherland è stata incisa da Bergonzi perchè Pavarotti non se la sentiva ed allora aveva detto alla Decca di chiamare l’ultrasessantenne Bergonzi.
    Vorrei ancora citare alcuni pensieri di Bergonzi, su cui non vedo come non si possa essere d’accordo (da http://www.carlobergonzi.it/page.asp?IdCategoria=2287&IDSezione=&IDOggetto=&Tipo=GENERICO):
    “Guardate Tullio Serafin, io ho imparato da questo grande maestro, un uomo che sapeva, che dava istruzioni ai giovani li metteva sulla strada giusta. Lui diceva: ci sono questi cantanti, allora si può fare l’Aida. Ci sono questi altri, allora si può fare l’Elisir d’Amore. Oggi invece scelgono prima l’opera, poi il regista, il maestro e i cantanti per ultimi. Proprio il grande Giulini, che è della vecchia scuola, ancora mi diceva a Vienna: Come fare il Trovatore oggi? Se vogliamo fare il Trovatore, quello di Verdi. Oggi nel mondo si deve prendere quella partitura e metterla nel cassetto. La tirerò fuori quando ci sarà la compagnia. E dubitava ormai di riuscire. Non c’è un tenore, un soprano, un mezzosoprano, un baritono verdiano. L’ultimo è stato Cappuccini Ci sono in giro grandi cantanti, grandi interpreti, ma verdiani no. Non si possono mandare i giovani allo sbaraglio, al massacro. Se per cinque o sei anni si tengono nel cassetto queste grandi opere, intanto che i giovani maturino, che il palcoscenico insegni loro tante cose, che un repeto rio adatto li formi, ecco che avremo ancora tutta la gamma delle voci, dai tenori di grazia a quelli leggeri, lirico-leggeri, lirico-spinti e drammatici.
    Tornando a Verdi, questo compositore non accetta assolutamente le voci chiare. Per Verdi ci vogliono le voci coperte. Verdi non permette il contrario, nemmeno nella Traviata, nel Rigoletto, dove siamo sul lirico, lirico spinto. Verdi ha scritto molto sul passaggio, e ha scritto in modo che non è mai sdolcinato, e allora se non è sdolcinato le voci chiare non vanno. Con Verdi davvero il tenore diventa maschio. Ma, attenzione, in Verdi si deve saper fare anche le mezze voci. Verdi diventa facile, quando si possiede la tecnica vocale, perché ha scritto tutti i segni espressivi, i “piano”, i “pianissimo”, i “tre p”, “col canto”, tutto lui ha già scritto, basta seguirlo fedelmente. Ma poi ci vuole il colore della voce, come abbiamo detto.”

  8. Forse qualcuno lo avrà scordato o rimosso, ma il concerto di addio alla carriera di Bergonzi si tenne alla scala. Non fu gradito dall’allora Sovrintendente sig. Fontana, Ma gli amici del loggione riuscirono a fargli mutare idea.
    Fu un concerto anche dei ricordi ma la sua esibizione fu eccezionalmente equilibrata.
    Grazie comm.re.

          • Chiaramente Domingo non esiste neanche….piuttosto Bergonzi, ovvio.
            Non so a chi lo attribuirei, sinceramente.
            Forse ritengo questo epiteto troppo grande e “onorevole” per Bergonzi. Non è che lo trovi proprio terribile, ma (fraseggio a parte) vocalmente non lo trovo nemmeno lontanamente vicino al livello che dovrebbe avere “il più grande tenore verdiano di -un certo periodo-“

  9. Mi unisco agli auguri.
    Mi dispiace molto per l’episodio del mancato autografo narrato da Duprez: spero essersi trattato di un episodio isolato e determinato da una qualche situazione contingente.
    Ascolti dal vivo ne ho pochi: quel Macduff a Torino nel 1977 (se ne era parlato qualche mese fa ricollegandosi a una citazione di Sylvia Sass ma non mi ricordo piu’ in quale articolo: se ne ricordera’ Franz75, credo), e poi una “Forza del destino” in Arena nel 1975 ma in realta’ una recita assai mutilata causa classico temporale che la interruppe (pare solo momentaneamente) alla “Vergine degli “Angeli”: ero pero’ bambino e non posso dare alcun giudizio.
    Dunque, i dischi: difetti ne aveva, certo, ma se io dovessi scegliere un tenore, nella seconda meta’ del XX secolo, non solo verdiano ma genericamente un solo tenore, sceglierei Bergonzi.

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