Ci lascia oggi, anche lui ottantenne come Gerd Albrecht e Claudio Abbado, il Maestro Rafael Frühbeck de Burgos. Nato in Spagna – a Burgos – da una famiglia di origini tedesche, il direttore d’orchestra vanta una lunga e ricca carriera che lo portò a calcare il podio di importanti orchestre e teatri prestigiosi. Il 15 marzo di quest’anno, a Washington, mentre dirigeva “I pini di Roma” di Respighi, il Maestro si accasciò sul leggio: aiutato da due strumentisti venne fatto sedere sulla sedia e pur tra le immaginabili sofferenze, portò a termine la serata, riuscendo – poco prima del finale – ad alzarsi e condurre la sua orchestra sino al termine della serata e ricevere l’omaggio del pubblico. Quello è stato l’ultimo concerto di Frühbeck de Burgos: la malattia aveva già fatto il suo corso. E’ considerato il direttore d’orchestra spagnolo più “internazionale” e conosciuto oltre i confini della sua terra. In effetti la carriera del Maestro è stata prestigiosa e ricca di soddisfazioni: dopo “la gavetta” in Spagna, nel 1969 fu invitato dalla Philadelphia Orchestra e da quel momento il suo nome cominciò a circolare nel circuito delle grandi orchestre sinfoniche europee e americane. Fu direttore musicale della Rundfunkorchester di Berlino, della Deutsche Oper, della Montreal Symphony, dei Wiener Symphoniker, della Yomiuri di Tokyo e collaborò con molte altre e prestigiose istituzioni musicali. Dal 2001 al 2007 è stato direttore dell’orchestra RAI di Torino. Alla carriera concertistica si affianca una cospicua attività discografica: incise per diverse etichette (DECCA, Philips, EMI) collaborando coi maggiori artisti in circolazione: da Alicia de Larrocha ad Arturo Benedetti Michelangeli, da Victoria de Losa Angeles a Grace Bumbry e John Vickers, da Yeudhi Menhuin a Nathan Milstein. Il repertorio di Frühbeck de Burgos, oltre al sinfonismo classico e ai grandi tra ‘800 e ‘900, comprende i maggiori compositori spagnoli (De Falla, Albeniz, Rodrigo, Granados). Curiosamente non incise mai nulla di Mahler, anche se le sue esecuzioni dell’autore furono sempre molto apprezzate dalla critica e dal successo di pubblico. Particolare il rapporto con Mendelsshon di cui è considerato interprete tra i più autorevoli, fu tra i primi ad interessarsi ai suoi oratori (Elijah). Dall’81 al 2003 diresse diversi concerti alla Scala di Milano e nel 2005 condusse la ripresa della Bohéme di Zeffirelli. Il mio personale ricordo di Frühbeck de Burgos, risale ad una Nona di Beethoven nella suggestiva cornice del Duomo di Orvieto di cui rammento l’approccio vitale, solare ed estremamente gioioso. Caratteristiche, queste, che ricorrono nelle sue incisioni.
Gli ascolti:
Grieg – Concerto per pianoforte e orchestra, Op. 16 (Arturo Benedetti Michelangeli):
Orff – Carmina Burana:
Beethoven – Sinfonia n. 7, Op. 92:
Un grandissimo. Lo vidi diverse volte a Londra, sul podio della London Symphony e della Philharmonia Orchestra e poi qui a Stoccarda, con la RSO des SWR e con la Dresdner Philharmonie. Qui in Germania i melomani ricordano il suo lavoro come Chefdirigent della Berliner Rundfunkorchester e come Generalmusikdirektor della Deutsche Oper Berlin, negli anni Novanta. Tra i suoi dischi io amo in particolare le incisioni di Die Schöpfung e della Carmen, che se non sbaglio fu la prima registrazione dell’ edizione Oesere che è senza dubbio una delle migliori versioni discografiche in assoluto.
Descansa en paz.