Doveroso, per il Corriere della Grisi, ricordare Julius Rudel, scomparso nei giorni scorsi alla veneranda età di novantatrè. Doveroso ricordare il direttore e infaticabile animatore, per lunghi anni e tra mille difficoltà, della New York City Opera, e più ancora colui che persuase Beverly Sills, annientata da uno dei maggiori dolori che possano toccare a una madre, a fare ritorno al palcoscenico e al suo pubblico. Rudel passa per essere un mero battisolfa e ci guardiamo bene dal contestare l’affermazione. Vi facciamo, però, sentire con quale efficacia Rudel battesse la solfa alla Sills. E invitiamo alla riflessione e, more solito, alla comparazione, soprattutto ora che il Teatro alla Scala si accinge a celebrare un direttore, giunto anch’egli a veneranda età, divenuto famoso per avere battuto la solfa ai nobili resti di una grande cantante. Grande cantante che era divenuta tale anche grazie all’opera di insigni battisolfa quali Serafin e Votto.
3 pensieri su “Julius Rudel (1921-2014)”
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Rudel appartiene a quella schiatta di direttori conosciuti non per meriti propri, ma per obbediente servizio ai talenti altrui. Battisolfa lo definisce Donzelli: ha ragione. Un musicista mediocre e guidato da un gusto molto discutibile, capace di non perdere il tempo e di accompagnare grandi dive (la Sills in particolare). Ma niente di più. Affiancarlo a Serafin mi pare molto ingiusto – per Serafin, che era musicista più fine, colto, preparato e intellettualmente capace. Anche nel suo vero mestiere (ossia battere la solfa), tuttavia, Rudel non mi è mai parso interessante: si prenda a impietoso confronto la Lucia diretta da Schippers e la sua Bolena (entrambe con la Sills). Un direttore che non è mai stato un direttore vero. Come un altro celebre accompagnatore di primadonna (e marito), lui sì custode di miseri resti (davvero miseri negli ultimi anni di ostinata carriera), non certo quelli straordinari anche nella perduta freschezza della grandissima cantante (forse la più grande di tutte) accompagnata da Pretre.
Lo conosco soprattutto per le incisioni con la Sills, cantante che amo moltissimo. Sinceramente trovo che il paragone con chi dirige oggi certo repertorio sia impietoso per gli odierni che faticano spesso a tenere insieme orchestra, coro e cantanti e sono accecati dal loro ego invece che cercare di supportare al meglio i cantanti. Poi c’è da dire che un grande direttore dovrebbe capirne di voci! Se quest’ultimo fosse un parametro più in voga si sarebbero sentite e si sentirebbero meno schifezze e ci si ricorderebbe che nell’opera bisognerebbe pure cantare (bene).
Personalmente apprezzo assai sia Anna Bolena (per me la migliore registrazione di tale opera) che i Puritani (qui se la batte con la Sutherland, ma forse preferisco la americana) con la Sills e non solo per la sostanziale integrità (Puritani non proprio), ma anche per la coerenza di tali letture da parte del direttore, non ispirate, ma unitarie, convincenti e teatrali (anche se si tratta di incisioni in studio).
De gustibus – ma vedi che si finisce sempre a parlare della Sills? Io trovo Rudel men che mediocre. Quanto al fantomatico “capirne di voci” mi piacerebbe sapere che significa in concreto: far fare al cantante tutto ciò che gli viene in mente? Accettare qualsiasi capriccio? Starsene buono buono in disparte a battere il tempo? Non disturbare la primadonna? A me pare che dei presunti “esperti di belcanto” non avrebbero assemblato intorno alle loro primedonne cast così scadenti…
Ps: anche a me piace moltissimo la Sills.