Notizie da Vienna: NORMA 17.5.2014

Norma_6514411La cronaca della ripresa viennese di Norma, assente dall’Haus am Ring dal 2007, non può che cominciare dalla notizia, resa pubblica poche settimane fa, del forfait dell’annunciata e attesissima protagonista, signora Edita Gruberova, prossima alle nozze d’oro con il teatro dell’ex imperial regio governo. Un infortunio alla gamba ha impedito alla 67nne cantante slovacca di onorare l’impegno previsto, cosa che ha suscitato non pochi commenti negativi sulla pagina Facebook del teatro. Soprattutto perché all’annunciato forfait non ha fatto seguito un’adeguata revisione, ovviamente al ribasso, dei prezzi previsti e tanto meno la possibilità di ottenere un rimborso dei biglietti già acquistati. A rimpiazzare la Gruberova è giunta Maria Pia Piscitelli, con l’occasione debuttante alla Staatsoper. Una prova, quella della Piscitelli, che conferma come la benedizione impartita da case discografiche e agenzie ben ramificate nel cosiddetto star system non sia elemento indispensabile a garantire una riuscita solida e professionale di una serata, anche di una che preveda un titolo in tutti i sensi oneroso come Norma. La voce della Piscitelli non è singolare per timbro, estensione, ampiezza o squillo, anzi sui la e si acuti, di cui la parte è disseminata, non sono infrequenti suoni duri e fissi (più sicuro e in ogni senso piú piacevole il do), però nel complesso la voce risulta omogenea e non presenta, nella prima ottava e nella zona media, il difetto, tipico di tante altre cantanti dedite a questo repertorio, di un artificioso ispessimento finalizzato alla ricerca di un suono più consistente. Il soprano riesce a cantare piano e a legare quando la parte lo richiede, realizzando gli opportuni e anzi necessari diminuendo nelle pagine connotate dalle esigenze del canto patetico, e tuttavia nelle parti di maggiore slancio sa trovare la giusta incisività senza trascendere e senza scivolare nella caricatura involontaria. Giustamente la cantante privilegia l’accento e quella che in altro repertorio sarebbe definita la parola scenica, secondo l’insegnamento, giustissimo e che vale la pena richiamare, di Ester Mazzoleni, riportato da Lanfranco Rasponi nel suo libro „The Last Prima Donnas“: invece di ingrossare la voce, sforzando eccessivamente lo strumento nel tentativo di ottenere un effetto drammatico, bisogna puntare tutto sulla forza del fraseggio e dell’accento e sull’esatta scansione della parola („The last [Gioconda] was tricky, for in order to produce the drama one must press on the middle. I learned how to get around that by putting emphasis on the phrasing and not on the vocal cords“). E’ anche una questione di saggio risparmio vocale! La cantante riesce comunque a bilanciare slancio e controllo, trovando i momenti più riusciti nel monologo che apre il secondo atto e nel finale dell’opera, pagina che, come quelle della Gioconda citata dalla Mazzoleni, insiste soprattutto sul registro medio. Una prova che procura alla Piscitelli una meritata ovazione da parte del pubblico viennese, storicamente uno dei più affezionati alle performance di Edita Gruberova. E non è cosa da poco! Purtroppo le note piacevoli di questa cronaca finiscono qui. Né la direzione d’rchestra, affidata ad Andriy Yurkevych, né gli altri solisti di canto sono stati in grado di uniformarsi alla protagonista e hanno posto in evidenza tutti i loro limiti, e ben pochi pregi. In particolare il direttore ha optato per una lettura enfatica e barricadera del titolo belliniano, „pompando“ oltre il lecito un’orchestra spesso al di sotto dell’accettabile, alternando senza alcun disegno interpretativo degno di questo nome momenti di assoluto letargo drammaturgico (cantabili dei duetti delle protagoniste in primis) a ridicole marcette, che dovevano introdurre cortei di guerrieri e profetesse e sembravano invece destinati ad accompagnare vivaci spettacoli di marionette. Male Dan Paul Dumitrescu, che con voce bitumata e sgraziata, spesso anche stonata, cavata insufficiente, inesistente legato massacra le due arie di Oroveso. Malissimo Nadia Krasteva, che al consueto „scalino“ della voce (quinta grave vuota e sorda, centro artificialmente gonfio, acuti urlati) unisce un contegno scenico da vaiassa (e sí che l’opera era proposta in forma di concerto!!!) e canta (si fa per dire) Bellini con lo stesso stile, o la stessa mancanza di stile, con cui affronta Preziosilla, Ulrica, Carmen e Maddalena del Rigoletto. Per Massimo Giordano si può utilizzare la definizione di cantante pseudoamatoriale. Una voce con del potenziale (ormai quasi del tutto evaporato), nessun controllo, suoni assolutamente aleatori e tendenzialmente stonati sul passaggio superiore (attacco del recitativo di sortita), legato inesistente, insomma una voce priva di qualunque elasticitá, compattezza e naturale espansione. Registriamo anche lo “sconto” del do previsto su “Eran rapiti i sensi”, in un’edizione che peraltro propone il da capo, in ogni senso modestamente variato, di “Me protegge, me difende”. Visti i recenti debutti in un repertorio più spinto (Des Grieux pucciniano, Maurizio di Sassonia) e conseguenti nefasti esiti, appare verosimile che il cantante intenda riappropriarsi di un repertorio giudicato, a torto, più facile. Errore, perchè proprio in Bellini e Donizetti la vigorosa natura, che permette di „portare a casa“ ruoli anche onerosi del repertorio posteriore, non basta, e comunque dà origine a prove inferiori alle richieste poste dallo spartito. Non è sufficiente, come ha fatto il cantante in una recente intervista, censurare i desiderata del pubblico, accusato di ricercare a ogni costo per Pollione voci del calibro di Corelli in luogo di altre piú educate e musicali (!!!), per riuscire ad abbordare in maniera minimamente soddisfacente una parte pensata per uno dei massimi tenori del primo Ottocento. All’indomani delle infelici recite viennesi, più volte riprovate dal publico, di Adriana, Giordano aveva dichiarato come Maurizio non fosse „un ruolo adatto a lui“. Dobbiamo concludere che non lo sia neppure Pollione, eseguito peraltro con la testa costantemente immersa nello spartito, a cercare le note – e parliamo di un ruolo che aveva già eseguito altre volte. Nella media i comprimari, Simina Ivan e Carlos Osuna, il secondo dalla voce meglio impostata e quindi piú omogenea e sonora del tenore principale. Applausi di cortesia, con l’eccezione di quelli riservati alla protagonista e a Nadia Krasteva, omaggiata al termine dello spettacolo con un bouquet floreale. Avrebbe meritato i “fiori” destinati a Maria Callas al termine di una celebre Traviata scaligera.

P.S.: È stato annunciato dalla Staatsoper oggi pomeriggio che Massimo Giordano ha cancellato la recita di stasera. Canta al suo posto John Osborn.

Addenda by Selma Kurz:

 Statt sich mit den gesanglichen Leistungen dieser Norma-Serie zu beschäftigen verlieren sich aktuelle Kritiken und Kommentare zum allergrößten Teil in Äußerungen des Bedauerns über die Absage von Edita Gruberova und Spekulationen darin, ob konzertante Aufführungen in Opernhäusern generell Sinn machen. Zu einer ernsthafteren Auseinandersetzung mit diesem Werk und seinen Ansprüchen reicht es offenbar nicht. Offenbar tut man sich auch schwer in der Beurteilung einer Vorstellung, wenn der große, ins Auge fallende Aufhänger, der Star, dazu fehlt. Dabei gäbe es zu Maria Pia Piscitelli durchaus Positives zu berichten: hier zeigt eine als Norma erprobte Sängerin, wie sehr sich seriöse Vorbereitung und eine ernsthafte Auseinandersetzung mit den gesanglichen Aspekten dieser anspruchsvollen Rolle bezahlt machen. Weder verfügt Piscitelli über ein besonders reizvolles Timbre, noch über die spannungsgeladenen Phrasen und schneidenden Spitzentöne, mit denen Gruberova aufwarten kann. Ihr Können liegt in der musikalischen Gestaltung und einer klug durchdachten gesanglichen Leistung. Sie verfügt über eine sichere Technik, recht ausgeglichene Register und mehr gesangliches Können als so manch einer der aktuell so sehr gehypten Stars. Sie stellt sich ehrlich den Anforderungen der Rolle und füllt sie aus, spart und „trickst“ nirgends und lässt sich auch nie zum Schreien verleiten (im Gegensatz zu Frau Krasteva). Sie weiß Nuancen und Farben spielen zu lassen und Akzente zu setzen ohne dass es „gewollt“ oder „kalkuliert“ klingt. Das macht ihre Norma zu keinem außergewöhnlichen, aber zu einem sehr differenzierten Rollenporträt. Von der ersten bis zur letzten Note hat sie die Rolle intus, weiß, was sie tut und ist Herrin ihrer Stimme – was uns zu Marcello Giordanos Pollione überleiten lässt:

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man muss sich wundern, dass ein Sänger, der den Pollione im Repertoire hat, der ihn hier bereits in der dritten Vorstellung singt und auch 2015 in München singen wird, derart Noten-unsicher ist, dass er seinen Kopf so gut wie den ganzen Abend über im Klavierauszug vergraben muss. Sein Auftritt ließ stimmlich das Allerschlimmste befürchten. „Meco all´altar di Venere“ und „Me protegge, me difende“ waren die Tiefpunkte des Abends. Die Stimme schwimmt und wandert ständig irgendwo herum, von Stimmsitz keine Rede, kaum ein Ton korrekt plaziert, kaum eine gelungene Phrase – wenn einmal etwas gelingt, dann aus purem Zufall und nicht aus Absicht. So gut wie keine Kontrolle über die Stimme, die hohe Mittellage ein schreckliches Gewürge und Gequetsche; „offenes“ und forciertes Singen der schlimmsten Sorte. Obwohl er sich gegen Mitte des Abends etwas erholt bleibt seine gesangliche Leistung in dieser Rolle absolut ungenügend, um nicht zu sagen dilettantisch. Wer glaubt, sich im belcanto Repertoire von den Strapazen eines Maurizio oder Puccini-Des Grieux “erholen” zu können der irrt gewaltig. Da hilft es auch nichts, dem Publikum zu unterstellen, es sei eben für den Pollione Stimmen vom Kaliber eines Corelli oder Del Monaco gewohnt – wie Massimo Giordano das in einem Interview tat. Im belcanto Fach muss man als Sänger Farbe bekennen. – Das kann man nur singen wenn man singen kann. Da kann man sich nicht „durchtricksen“ wie notfalls bei Puccini oder einer Rolle wie der des Maurizio (selbst diese war für ihn „nicht ideal“, wie er selbst zugab). Da werden gesangliche Schwächen schonungslos offenbart. Da zählen stimmliche Kontrolle und gesangliches Können – weder das eine noch das andere hat Massimo Giordano in seiner derzeitigen Verfassung auch nur ansatzweise zu bieten. Nadia Krasteva hat Mühe, ihre ausufernde und ungeschliffene Stimme beisammen zu halten. Die Tiefe klingt gedrückt und vulgär, die Höhe gepresst und forciert. Dan Paul Dumitrescu poltert sich laut und mit Intonationsproblemen durch den Abend. Beide Sänger scheinen bei großen Teilen des Publikums gut angekommen zu sein…..

Ein gelungenes, wenn auch nicht spektakuläres Staatsopern-Debüt von Maria Pia Piscitelli, die verdienter Weise den mit Abstand größten und längsten Applaus des Abends erhielt.

 

Gli ascolti

Bellini – Norma

Atto I

Meco all’altar di Venere – Massimo Giordano (con Carlos Osuna – 2014)

Vieni in Roma, vieni, o cara – Massimo Giordano e Nadia Krasteva (2014)

Atto II

Mira, o Norma – Nadia Krasteva e Maria Pia Piscitelli (2014)

Qual cor tradisti…Deh, non volerli vittime – Maria Pia Piscitelli (con Massimo Giordano, Dan Paul Dumitrescu – 2014)

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3 pensieri su “Notizie da Vienna: NORMA 17.5.2014

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