Vogliamo ricordare insieme a voi il tenore Renato Cioni, purtroppo scomparso oggi all’età di 84 anni.
Fu un cantante che tra il 1956 e la fine degli anni ’70, nonostante non potesse contare sui mezzi ben più ragguardevoli e doviziosi dei suoi colleghi blasonati e di cassetta, riuscì ad affrontare un’ onorevole carriera sulle più importanti ribalte italiane ed internazionali, partecipando con una certa intelligenza anche ad occasioni di prestigio come un celebre video televisivo di “Madama Butterfly” che lo vide, giovanissimo, affiancare Anna Moffo; ben due incisioni in studio con Joan Sutherland (“Rigoletto” diretto da Nino Sanzogno e “Lucia di Lammermoor” diretta da John Pritchard); la registrazione video del celeberrimo secondo atto di “Tosca” allestito alla Royal Opera House di Londra da Franco Zeffirelli con Maria Callas e Tito Gobbi diretti da Carlo Felice Cillario; la famigerata “Traviata” scaligera del 1964 diretta da Herbert von Karajan con Mirella Freni prima, ed Anna Moffo poi.
Tra il ’61 ed il ’74, grazie ad una nutrita serie di registrazioni dal vivo, possiamo comprendere la natura di questa voce tenorile che è riuscita ad attraversare l’ottocento romantico e tardo-romantico di Bellini, Donizetti, Verdi, Ponchielli, spingendosi fino al novecento di Puccini, Zandonai, Janacek (cantato in italiano alla Scala) e sempre al fianco delle grandi personalità dell’epoca.
Assieme ad una figura certamente signorile e fascinosa, ascoltiamo una voce dai tanti pregi, ma anche accompagnata da altrettanti difetti: il timbro chiaro, molto lirico, schiettamente tenorile, dal bel colore delicato era associato ad una buona proiezione, soprattutto nella seconda ottava e da una dizione altrettanto fluida; la tecnica, purtroppo non altrettanto scaltrita, non gli ha mai permesso un’intonazione solida, un’emissione degli acuti maggiormente sicura, l’evitare di incappare sovente in note fin troppo aperte o forzate sostenute più da un temperamento vivace che da basi di scuola, che in seguito, dagli anni ’60 in poi, si trasformeranno in suoni più spessi ed in note fibrose che accorceranno irrimediabilmente l’estensione soprattutto in acuto. Più a suo agio con le figure di tempra o sognanti, per stile e caratterizzazione, che con gli eroi araldici, stilizzati o amorosi ottocenteschi, ve lo proponiamo in un brano tratto da quel video di “Butterfly” nel quale, ad un anno dal suo esordio, possiamo ammirare le qualità canore, allora più sorvegliate, e la pregevole presenza scenica.
Un pensiero su “Renato Cioni, 15 aprile 1929 – 4 marzo 2014”
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Da segnalare come il Paolo della Gencer nella Francesca da Rimini. Non ho ancora ascoltato tutta l’incisione ( mi sembra ce ne siano due), ma da quello che ho sentito ne venn una buona interpretazione.