Il Corriere della Grisi deve celebrare Ottavio Garaventa deceduto questa notte a Savignone sulle alture genovesi. Lo deve celebrare perché come inesorabile ha dimostrato e non solo con riferimento a Mario Cavaradossi, ma a tutti i ruoli protagonistici cantanti come il defunto non ce ne sono più. Garaventa, nato tenore lirico, allievo di Rosetta Noli, che era anche “a sa lala” per dirla alla genovese ha calcato i palcoscenici italiano per un quarantennio e per vent’anni circa ha garantito presenza sicure e senza sorprese in un vasto repertorio. Partito, appunto, tenore lirico (e credo che come tale fece la sua sola apparizione scaligera come abate Des Grieux nel 1969 riprendendo Luciano Pavarotti) passò progressivamente a parti più pesanti. Cantò appunto Des Grieux, molti ruoli donizettiani fra cui Edgardo, che sino alla metà degli anni 80 non presentava i problemi ed i rischi, che oggi costringono a cospicui ritocchi di tonalità, Poliuto nella ripresa veneziana dei Martyrs e poi Verdi dapprima il più leggero con Alfredo di Traviata, poi anche ruoli pesanti come Radames. Aveva cantato titoli rossiniani come Armida a Venezia nel 1970 con la Deutekom e belliniani come il Tebaldo dei Capuleti e Montecchi. La voce non era bellissima, ma solida come dimostra la facilità a reggere tessiture spigolose come Edgardo e Poliuto (in questo caso nel confronto non facile con la Gencer, a fine carriera ma sempre la Gencer e Bruson allora al meglio ed in una delle sue migliori realizzazioni) l’interprete non brillava per personalità, ma il personaggio era, nei suoi tratti essenziali e caratteristici presente. Elementi normali, perché Garaventa era un cantante normale, che oggi assurgono ad un modello di onestà professionale, verso il pubblico, la musica e sé stessi che, temo, sono irrimediabilmente perdute.
Gli ascolti
Donizetti
Les Martyrs
Atto IV
Rêve délicieux…Pour toi, ma prière…O sainte mélodie! (con Leyla Gencer – 1978)
Anna Bolena
Atto II
Scostatevi… il re giunge…Ambo morrete, o perfidi (con Maria Chiara, Bonaldo Giaiotti e Giampaolo Corradi – 1982)
Maria Stuarda
Atto I
Sei tu confuso?…Quali sensi! Ella è commossa (con Olivia Stapp – 1977)
Garaventa cantò diverse volte alla Scala, anche se raramente nei primi cast. Io lo ascoltai per la prima volta nei Masnadieri, nel 1978; era la produzione che segnò il debutto alla Scala di Riccardo Chailly. Tre anni dopo, ottenne un grande successo personale sostituendo all’ ultimo momento il protagonista nella ripresa di Bohéme diretta da Kleiber.
Anch’io lo ascoltai molte volte compresa la Boheme di Kleiber in sostituzione di Dvorsky (dove era già declinante però), Werther, Trovatore, Tosca ecc. il ritratto di Donzelli é calzante, ma di cantanti del livello di Garaventa ce ne sono tanti anche adesso: si chiamano Berti, Fraccaro, Giordano, e via dicendo che, fra alti e bassi mandano avanti una baracca che almeno in Italia interessa sempre meno persone.-
non ti rispondo perché lo ha fatto benissimo lucar. stai zitto ogni tanto!
Albè, paragonare Garaventa a quei signori pare la bestemmia contro lo Spirito Santo: imperdonabile.
Dai, come si fa… Spiace per loro, ma Ottavio Garaventa era davvero di un altro livello.
Su su, alberto, non fare il finto sciocco 😉 sai benissimo che Garavena è ben altro da Berti, Fraccaro e Giordano, e sopratutto Garavena era uno che ancora si muoveva in termini di “repertorio” difficilmente dai crossover da te citati.
Comparalo almeno con un suo simile vocale e professionale come Anile!
Errata corrige: *Garaventa*
Ma cosa dici? Spero sia uno scherzo.
Un urlatore stonato, uno che canta l’elenco del telefono e non sempre lo sa leggere e un altro che fa un repertorio spinto o quasi con una vocetta tremolante e messa male.
Ma ci vai a teatro o parli per sentito dire?
Alle volte bisogna saper tacere. Almeno per rispetto di un artista che, forse, pur non essendo ai massimi livelli, ha servito dignitosamente una professione difficile come quella del cantante lirico. Non come quelli che hai citato tu che vivacchiano grazie alla mancanza di veri grandi (e anche grazie ad un’incapacità ormai congenita di direzioni artistiche e agenzie nello scegliere, selezionare, analizzare, capire quale materiale si ha a che fare).
Ma per favore.
bravo luca!
Ho sentito Garaventa alla fine della carriera in Traviata e posso confermare che era un signor professionista. Il paragone di Albertoemme e’ non solo un’offesa per il tenore ligure ma, soprattutto un’offesa al buon senso.
Lucar (Albano) e Giulia (Romina) canterebbero “Nostalgia canaglia”…che teneri che siete
anzi mettimela così che é più divertente
Signore e Signori Lucar (Albano) e Giulia (Romina) hanno eseguito “Nostalgia canaglia”…che teneri che sono
Cantante dotato di musicalita’ istintiva e solida preparazione tecnica , ignorato al pari di altri dalle multinazionali del disco per far spazio ad alcuni ” colleghi” neppure degni di portargli la borsa. E’ perfettamente inutile evidenziare che ruolo potrebbe avere nello squallido panorama odierno un tenore come Garaventa .
“Signore e Signori Lucar (Albano) e Giulia (Romina) hanno eseguito “Nostalgia canaglia”…che teneri che sono”.
Bella battutona!!! Complimenti.
E ogni tanto vacci a… teatro, mi raccomando!!!
Bye.
ok lucar, ma ci vado anche troppo a teatro (per cui l’eventuale difetto xe nel manego), se vuoi una collezione di stecche e stonate del tuo beniamino le ho conservate proprio per chi volesse ritornare con i piedi per terra 😉
Ma ti pare il luogo e l’occasione? Era un buon cantante ed un professionista serio. Statti ZITTO!
Garaventa inizio’ come baritono (posseggo l’aria di figaro ruolo del debutto risalente alla fine degli anni 50) per poi passare alla corda tenorile prima come tenore lirico ( il des grieux era un suo cavallo di battaglia negli anni 60 ) per passare poi a ruoli spinti in tale veste lo vidi molte volte negli anni 70, mi piacque particolarmente nel Mose’ a Torino nel 74 o 75, ce ne fossero oggi di professionisti del canto come lo è stato Lui. Un applauso sincero
Caro Albertoemme, mi dispiace dirtelo, ma stai vincendo il premio: “scoria azotata dell’anno”
e tu massimo rischi la nomination per il “Rethorical award”. Se non si metteranno di mezzo i soliti raccomandati potresti vincere l’ambito Lucio Plozio Gallo in silver plated.-
Mi ricordo un Calaf a Vercelli ( o Novara?) e poi recite varie in giro per l’Italia. Un solido professionista del tipo che oggi non esistono più. Inutile scrivere nomi a vanvera e paragonarlo a indecenti odierni!
Un solo appunto per Donzelli. Capita talvolta di leggere che dici di tenori e soprani che “voce non bella”. Resta da capire cosa tu intenda per voce bella. Posto che io forse sono esagerato nel senso opposto (nel dire che è bella di per sè qualsiasi voce ben impostata, compreso Pertile) a me quella di Garaventa è sempre sembrata una gran bella voce.
Per il resto sono pienamente d’accordo: onestissimo professionista, un cantante “normale” di ieri che oggi sarebbe il lusso più fino.
bella ovviamente in natura. ora quella di garaventa non era, per parlare di coetanei la voce bella per smalto, per colore e per calore di aragall, che ritengo la voce più bella di quella generazione. Le voci ben impostate come Pertile, come la Sutherland, come Ramey diventano belle in grazia dell’imposto e della possibilità che l’imposto da di fare tutto o molto con la voce. Ad esempio nei Puritani ufficiali dove oltre tutto modera il volume e ne guadagna il timbro la Callas simula una voce bella.
La Sutherland aveva una voce privilegiata per timbro e ampiezza, suvvia. A forza di alzare l’asticella ci si ritroverà a dire che solo la Stignani e la Cerquetti hanno bella voce… consiglierei di stare un po’ più coi piedi per terra.
il timbro bello era quello della caballè quello della stella quello della milanov, quello di leontine price la Sutherland non era affatto così, poi mi piace da morire, ma non c’era qualche cosa di caratteristico nel timbro del soprano australiano
Ripeto, bisogna stare coi piedi per terra. Il timbro così lunare e argenteo non era affatto un timbro qualsiasi, non per niente fu una diva del disco. Se la Sutherland era una voce qualsiasi mi chiedo allora cosa siano una Cuberli o una Devia. Se non ha un bel timbro la Sutherland allora la Callas cos’è? Davvero mi pare che stiamo esagerando. Anche perché così si tace sui veri limiti dell’australiana, cantante tutt’altro che completa, ma non certo per carenza di dote naturale…
questa volta sono pienamente in sintonia con Mancini e sono pronto a mettere a disposizione alcune mie registrazioni molto efficaci a rappresentare come la voce superati i primi gravi (che comunque dal 1975 aveva irrobustito) incominciava a vivere e splendere in tutta la sua bellezza
Non c’era qualche cosa di caratteristico nella voce del soprano australiano??? La voce di soprano più affascinante di tutta la storia del disco??? Ho letto bene?
Ho avuto modo di ascoltare Garaventa molte volte in teatro. Era un artista serio e apprezzato. Una sola volta ho assistito a una contestazione nei suoi confronti: in occasione del demenziale Mefistofele con regia di Ken Russel al Margherita di Genova ( ma lì i dissensi non erano rivolti alla qualità della sua interpetazione ma al fatto di avere accettato di partecipare a quell’allestimento ). Cantasse oggi il suo ruolo non sarebbe differente da quello che gli è toccato: garantire che l’ordinaria amministrazione si mantenga su livelli di apprezzabile qualità. Che è comunque molto.
Alberto è metti a disposizione qualche registrazione
risponda a mancini con quello che si diceva quando cantavano (per la verità mariella devia canta ancora) “voci da coriste” e per la callas te lo dico in milanese “vos de merda, vos de stria” stria= strega. Gabriella Gatti, parlando di Maria Caniglia come contessa delle nozze disse ” quanno che cantava Maria Caniglia eravamo tutte la sora Pippona”.
Continuo a ritenere la Sutherland anche e soprattutto una VOCE come lo fu prima di lei la Melba. Poi metterla nello stesso mazzo con Pertile, quella sì vociaccia e neanche tanto perfetta tecnicamente come si vuole far credere (chissà gli strali che mi becco adesso – non che perfetta tecnicamente fosse la Joan, ma la voce non è mai meno che splendida astratta incorporea argentina), mi sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra.
ma l’incorporea astrattezza è il diretto portato della tecnica, mica di madre natura
quando si analizza una voce ci sono sempre parametri naturali e parametri tecnica
mi sembra questione di lana caprina. Non c’è “tecnica” che trasfiguri una voce da niente nel raggio d’argento che era la migliore Sutherland… la tecnica, o per meglio dire la buona emissione, permette solo alla natura di esprimere al meglio il proprio potenziale, ma non compie alchimie miracolose.
joan sutherland era come una ballerina dotata dalla natura di polpacci e cosce che consentivano, all’ascoltatore la prima e allo spettatore la seconda, di percepire i virtuosismi frutto del suo studio come amplificati o ingranditi per la loro esattezza e potenza. Io ricordo che al concerto al Malibran portai un amico che non l’aveva mai sentita dal vivo ma mille volte in disco rimanere perplesso durante i primi pezzi di “riscaldamento”, saltare letteralmente sulla poltroncina quando la stupenda attaccò la seconda sezione della grande aria di Donna Anna e partirono i primi picchettati della serata…poi ci furono cabalette di norma e semiramide e maria stuarda dove fece, come noterete dall’estratto un re assai tirato ma che mandò letteralmente in visibilio il pubblico che gremiva un teatro affascinante che per molti anni sarebbe rimasto chiuso in attesa di restauro.-http://www.youtube.com/watch?v=yz27mx5LVZ8
Garaventa ha accompagnato i primi anni delle mie frequentazioni teatrali, ahimè lontane, dandomi sempre l’impressione di un grande professionista, musicalmente preparato e, pur senza essere “artista” di prima fascia, dotato di espressività e generosità. Non avrebbe potuto essere altrimenti , visti i colleghi con cui doveva misurarsi…Sto riascoltando alcune sue interpretazioni e al paragone di quel che offre oggi nella media il panorama tenorile mi sembrano di gran livello!
Ricordo anch’io di avere sentito (ed apprezzato) Ottavio Garaventa al Comunale di Bologna in una bellissima Adriana Lecouvreur con la regia di Bolognini (protagonista una Kabaivanska in ottima forma: cantava “Io son l’umile ancella” con un filato…interminabile da far invidia alla migliore Caballè). Eppure Garaventa non sfigurava affatto, anzi, la sua interpretazione e la sua resa vocale (anche nella temibile aria “La dolcissima effigie”) furono degne di nota!
Che la terra gli sia lieve…
La voce bella è quella di chi sa cantare. Quando sento parlare di voce bella a proposito di Carreras e voce brutta a proposito di Pertile mi rotolo per terra dalle risate.
Ciao Farinelli,
Chissa’ quante rotolate ti sarai fatto, caro.
Tuttavia ti devo confessare che Carreras
lo trovavo, e parlo dei suoi tempi migliori, un mediocre tenore dotato di voce bellissima.
Quello che divenne dopo tale periodo
peraltro brevissimo, lo si puo’ ascoltare
e giudicare in centinaia di esecuzioni ed
incisioni. Per contro, un artista che canta
ed interpreta come Pertile, e quindi canta
ed interpreta come un grande tenore,
non abbisogna necessariamente di
meravigliosi mezzi naturali. Certo sarebbe
stato meglio se li avesse avuti. Anch’io
come te quando lo ascolto, dopo due frasi
ho gia’ dimenticato che la voce non e’ proprio
il massimo. Devo dire che e’ uno degli
artisti che prediligo, anche se, pure lui
qualche veniale difettuccio l’aveva. Ma non
me ne importa un fico secco. Uno dei
grandi. Ciao caro.
In effetti caro Miguel , di questi tempi mi gira la testa a forza di rotolarmi . Riguardo a Carreras l’ho sempre considerato , e questoa partire dai suoi esordi , tecnicamente alla stregua di un dilettante. Esibire un bel colore nel medium significa poco ( non si ha nessun merito su questo ) se a partire dal fa3 si emettono suoni che nulla hanno a che fare con il canto in quanto aperti , fibrosi , sguaiati , poveri di squillo e vicini al grido . Ciao caro , un salutone.
Si, si. Sono d’accordo. Un mediocre tenore
e’ un mediocre tenore, e mediocre solo nel
suo periodo migliore. A me non interessano
il fa od il sol, lascio parlare di fa o di sol chi
con le note ci lavora. Io sono un ascoltatore.
E quindi ascolto. E come ascoltatore, ti
garantisco caro amico, di aver alcune volte
ascoltato dilettanti in grado di manovrare la
voce, magari una miseria di voce aggiungo,
meglio di famosi e a volta addirittura
celeberrimi, mediocri artisti. Ho tutto il rispetto
per coloro che si dilettano con l’arte del canto.
Ben vengano.
i genovesi avrebbero detto “a sa lalla”…..
grazie, siccome il dialetto genovese è fortemente vocalico ero convinto non ci fosse la doppia “l”. grazie!
VIVAVERDI
Ottavio Garaventa è stato un bravissimo tenore che ho avuto occasione di ascoltare tante volte. Certo nei suoi anni doveva competere con calibri come Carreras, Corelli, Bergonzi ecc. e lui era considerato di seconda fila. Ma ce ne fossero oggi di professionisti come lui! Ascoltiamolo per esempio nei suoi interventi nel Mosè di Rossini diretto alla RAI di Roma (quando la RAI ancora faceva servizio culturale) da Sawallisch.
Ottimo Garaventa! Soprattutto ONESTO…Qualità che oggi nel mondo del melodramma è del tutto scomparsa. Con lui se ne vanno tanti ricordi di un tempo che ormai non c’è più
Sulla Sutherland cosa dire? Certo è stata una grandissima, però non si può negare che la sua fonazione fosse molto particolare e i suoi suoni anche. Ma qui entriamo nella questione che qualche volta ho accennato anche in questo blog: la mia convinzione che ognuno sente e suo modo…Io per esempio ho sempre sentito la divina Sutherland cantare una sola vocale, la “U”. Non parliamo poi delle consonanti che nella cantante australiana sono sempre state quasi sempre inesistenti: Per Mancini invece la sua voce era un raggio di luna, Che dire? Ripeto ognuno sente a suo modo.
Ma per ora onoriamo la memoria di Ottavio Garaventa e ringraziamo Donzelli per il suo post come sempre così puntuale.
Saluti
la questione introdotto da Farinelli e assai interessante. Paradossale ma per nulla campata in aria. A prescindere da ciò vorrei spezzare una lancia in favore di Carreras. Pur nelle sue carenze tecniche trovava, soprattutto nelle cose semplici ma fatte milioni di volte accenti originali ed efficacissimi. Prendete ad esempio il suo “panis angelicus” ufficiale: ascoltate la prima sequenza di “pauper” e notate come il terzo ed il quarto risultino così appaganti da poter essere ascoltati e riascoltati senza tema di saturazione.-
Paradossale ? Cosa c’è di paradossale nel meccanismo del passaggio di registro ?
Riguardo al “sua zia ” in dialetto genovese e’ ” so lalla”. Almeno , dalle mie parti è cosi’ .
Che la voce bella sia di chi sappia cantare è un’opinione – a mio parere assai bislacca – che comunque rispetto. Proprio perché la rispetto non mi “rotolo per terra dalle risate”, atteggiamento che troverei comunque lontano dalla mia sensibilità anche nel caso fosse motivato. Fortunatamente l’arte, anche quella del canto, non è mai una questione matematica, dove ciò che è dimostrato vero per uno lo è per tutti. Personalmente trovo che il giovane Carreras avesse una voce di strepitosa bellezza, come se ne sono sentite poche prima e nessuna dopo ( trovo inoltre che i suoi primi anni di carriera non siano affatto quelli di un tenore mediocre). E che Pertile, cantante di tecnica avvedutissima e profonda sensibilità d’artista, avesse una voce assolutamente orrenda ( almeno per quel che capto dal disco ).
La tua considerazione e’ sacrosanta ,caro Miguel. Ho conosciuto infatti centinaia di artisti del coro tecnicamente superiori di gran lunga a Carreras ( e non solo a lui, ovviamente).
Caro Gianmario , di voci piu’ belle di quella del giovane Carreras ( che io ascoltai al debutto scaligero nel Ballo verdiano ) ce ne sono state a centinaia per quel che riguarda l’impasto del centro ( vedi ad es. Aragall) ed a migliaia per la giusta emissione del registro acuto che e’ inutile negarlo e’ sempre stato forzato, duro e aperto, esattamente il contrario di quello di Pertile che era immascherato perfettamente e di conseguenza squillantissimo . Dagli ascolti in disco queste cose bisognerebbe riuscire a “captarle”. Senza contare la differenza enorme nell’ambito del fraseggio. Vario e sfumato quello di Pertile , generico e poverissimo di colori quello di Carreras. Parere assolutamente personale : Le voci di Schipa e di Pertile mi appaiono come le piu’ belle che si possano ascoltare. quelle di Carreras e di Domingo mi fanno ” rotolare per terra” non solo dal ridere ma anche per la sofferenza.
Mi sembra che coi numeri tendi un po’ ad allargarti, cosa entro certi limiti anche divertente. Voci più belle di Carreras a centinaia: poi fai il solo nome di Aragall ( il solito che si tira in ballo in questi casi ).
Di coristi ne ho conosciuti anch’io ( certo non in quantità industriale come nel tuo caso ): sono però stato più sfortunato di te: ne avessi trovato uno con la voce non dico di una star internazionale come Carreras, ma di un onesto Garaventa. Infatti avessero avuto la loro voce avrebbero fatto i Carreras o i Garaventa. Le tue centinaia di superdotati invece imperterriti e ostinati a fare i coristi. Quando si dice al vocazione al martirio. Infine: Domingo piace poco anche a me ma non enfatizzo né demonizzo: semplicemente sento altro indifferente al fatto che a qualcuno possa piacere.
Quanti 300? 450? 730?
il solito luogo comune che la voce d aragall fosse la piu’ bella…glielo dicevano ogni volta che potevano i loro colleghi e i tre tenori in primis per pulirsi la coscienza dai sensi di colpa per aver monopolizzato il mercato discografico a danno di un nevrastenico a corrente alternata come un treno marklin. Bella voce Aragall ma basta col dire “la piu’ bella” !
Sono pienamente d’accordo. Senza contare poi che Aragall aveva un’ eloquenza pari a quella di un esattore delle imposte. Fortunatamente negli anni ’60 abbiamo avuto anche Pavarotti , Bergonzi e Corelli, i termini di paragone ci sono grazie al cielo.
Ah perché Pavarotti era eloquentissimo. Ah sì sì.. 4 colori in croce e un canto che in là con gli anni abbandonava sempre di più la lingua italiana per il dialetto emiliano.
Pavarotti, pace all’anima sua, era un sacco di bulla per utilizzare, come mi sembra doveroso, un termine emiliano. Aveva però una dote naturale cospicua ed anche nelle ultime apparizioni ( per me una Tosca al Met nel novembre 1999) la voce era sonora, argentina, squillante. Altro non c’era allora e poco c’era stato prima perché Pavarotti dal 1973-’75 divenne una macchina da recite, concerti e bessi (sempre per usare un termine emiliano) e l’artista sparì. Quel poco che c’era, perché sarebbe stato il tenore da Ugonotti, Africana, Favorita, Lucia, Linda per tutta la vita. Ma quelle erano scelte che non consentivano i guadagni stratosferici. Se prendo ad esempio altri due tenori che fecero, conformemente ai tempi, la medesima carriera di Pavarotti ovvero Caruso e Gigli li trovo sempre anche nelle “marchette” o nelle registrazioni del declino “più artisti” di Big Luciano. Certo che nel primo Elisir scaligero 1971…..azzo!!!
E come non essere d’accordo con te. Io purtroppo il Pava in teatro non sono riuscito a sentirlo perché quando lui cominciava a fare i &friends e a lssciare il teatro io cominciavo ad amare l’opera e i teatri mi sembravano luoghi fiabeschi e lontani. E’ uno dei miei rimpianti.
Purtroppo temo non avesse nemmeno la cultura per andare a ripescare il Grand-Opera: penso che la macchina che si costruì attorno avrebbe portato gli stessi stratosferici guadagni anche con quelle scelte di repertorio, magari anzi avrebbe reso loro il servizio di farli venir fuori dal cassetto. Non so, è un’ipotesi.
P.S. se mi traduci i termini emiliani però mi fai un favore! 😀
ah perché il secondo Elisir del 1979? Fortunatamente c’é il live e tutti possono giudicare (peccato che in quell’incisione sono stati tagliati i sette minuti di applausi ricevuti da Pavarotti dopo “Una furtiva lagrima”). In quella recita forse é la Freni che non aveva più la duttilità e la freschezza di dieci anni prima ma comunque era bravissima e, per esempio, superiore alla Carteri dell’edizione con Alva e Taddei che é stata Adina di analogo peso vocale. Ancora di quell’Elisir si ricorda un eccellente Nucci e un “artistone” come Montarsolo. Infine…i fischi che si prese Reynald Giovaninetti la cui modestia é ancor oggi leggendaria!
perché era ben diverso dal primo. credi a chi l’ha sentito. nel secondo era un cantante che cantava facilmente (elisir non presenta per un tenore come Pavarotti difficoltà) piatto e grezzo un prodotto da supermercato, come adesso tutti. precorreva i tempi
Non sono affatto d’accordo. Credo, invece, ci sia un pregiudizio verso un cantante dalla “bella voce”, come se questo fosse un demerito. Trovo il suo Nemorino molto meno piatto di quello di Bergonzi ad esempio.
Non ha senso parlare di pregiudizi per un artista dalla voce bellissima… La voce era stupenda, ok. Ma il mio calzolaio fa suole meno piatte del canto di Lucianone. Soprattutto del Lucianone in là nella carriera. Perché per esempio nell’amico Fritz del ’69 in studio beh.. io lo trovo formidabile sotto tutti i punti di vista. Poi boh… si spense.
Comunque manca porcogiuda: manca anche il marchettaro&friends…
Si, manca…e pure coi suoi Pavarotti & friends. Mi piace poi ricordare che ad un certo punto si è dedicato a beneficenza e pop..altri suoi colleghi invece di ritirarsi prolungano la carriera e l’agonia…magari riciclandosi come baritono
La mia allusione agli artisti del coro si riferiva solamente alla qualità vocale ed alla preparazione tecnica, cosa che ti assicuro era più facile apprendere qualche tempo addietro. Le ragioni di una mancata carriera possono essere diverse. ( e non credo che debbano essere da me ribadite ). Ho voluto citare Aragall in quanto quasi contemporaneo di Carreras . Se poi vogliamo partire da Caruso per arrivare a Gigli , a Cortis , a Fleta ( ma basterebbe un semplice Ziliani)ecc ecc fai tu….
Infatti Alberto. Non era certo la più bella . Ma rispetto a quella di Carreras era ben altra cosa, in quanto ad omogeneità , proiezione e sicurezza nel registro acuto.
Ho delle difficolta’ di comprensione.
Qualcuno potrebbe esemplificare cosa significa
bella voce? Non trovo Carreras un gran tenore,
anzi, ma se non e’ bella la sua voce ragazzi cari,
vorrei sapere quali sono quelle belle.
E comunque il saper cantare e’ una cosa,
ed avere un bel colore e’ un’altra, senno’
saremmo tutti qui’ a dire che Di Stefano e
D’Arkor sono i piu’ grandi tenori degli ultimi
centoventi anni, (cosa non vera nonostante
la mia nota passione per D’Arkor).
Rispondendo a Gianmario, aggiungero’
che mediocre tenore, e’ a mio personale
giudizio, quel tenore che non e’ un non
plus ultra come Schipa, non e’ un grandissimo
come Urlus, non e’ un grande come Dermota,
non e’ un buon tenore come Wunderlich,
ma non e’ pero’ neppure un discreto tenore
come Filacuridi, quindi per me, quel tenore
e’ mediocre. E’ ovvio che parlo di canto, non di
voci, dato che la voce di Carreras era senza dubbio
non bella, ma bellissima. Il primo impatto con
quella voce in teatro nella Miller verdiana per
qualche minuto m’aveva anche fregato.
Diro’ anche che alcuni accenti erano molto
diretti, efficaci. Non l’ho pero’ mai considerato
grande interprete, era invece una presenza scenica
notevole, pur non sapendo recitare. Alla prossima.
Per quel che vale la mia opinione considero Di Stefano – con tutti le sue suoi evidenti singolarità tecniche e stilistiche – uno dei più grandi tenori degli ultimi centoventi anni. Per lo splendore ineguagliato del timbro, per la meraviglia della sua parola scenica. Difetti ne aveva a iosa: tutti perdonati. Nessuno recitava cantando come lui.
Per Gianmario.
Per quel che vale la tua opinione?
Be’, vale quanto quella degli altri.
Cos’avrebbe in meno la tua opinione?
Trovi che sul CdG ci siano opinioni
di serie A ed opinioni di serie B?
Siamo qui’ per scambiarcele le
opinioni, Gianmarco.
Alcune volte caso mai ci si dimentica
che sul Corriere si discute principalmente
di metodo, infatti mi sembra dal
sottotitolo espresso, che proprio per
questo il Corriere sia nato, ovviamente
non solo per questo, ma principalmente
per questo. Se ho preso un granchio
qualcheduno dei fondatori me lo fara’ sapere.
Ho visto e sentito Di Stefano a Teatro,
e capisco chi come te lo considera tra i
piu’ grandi pur riconoscendone i difetti.
Ciao caro.
http://www.youtube.com/watch?v=rNeqn-cfWlA
Miguel su D’Arkor andiamo a braccetto. E pure su Carreras….Io personalmente lo vidi in Sly nel 2000 a Torino lì la voce non era nemmeno più bellissima, però continuo ad essere grato di esserci stato.
Se ci fossero centinaia di voci meglio di questa saremmo messi davvero bene
http://www.youtube.com/watch?v=keaoMVEcWw0
Se è per questo oggi non se ne trovano neppure come quelle di un Loforese o di un Casellato Lamberti. Ma il discorso è diverso , in quanto si è voluto tirare in ballo un passato che se permetti è stato di ben altro livello. Riguardo al “Quando le sere al placido” , solito discorso. A parte il bel colore del centro , ti sembra ben cantata ? A me sinceramente no.
Trovo straordinari colore, dizione, accento, comunicativa. Alla fine “cantar bene” è il mezzo che serve a creare l’emozione estetica. Ripeto: un mezzo ( non il fine ). In questo caso abbiamo un interpretazione che mi dà molto godimento estetico. Semplificando la faccenda direi che si, canta bene.
Opinioni. Io trovo che ci sia solo genericità di fraseggio , e canto improntato tutto sul forte o sul mezzoforte a causa del l’incapacità del cantante di addolcire i suoni senza che rimangano bassi di posizione. Nessuna differenziazione fra la prima e la seconda strofa e indicazioni del compositore tralasciate regolarmente. Senza contare che gli acuti ( semplici lab)suonano piuttosto aperti . Ripeto , opinioni. Buon weekend.
Hai detto benissimo. Opinioni ( naturalmente compresa la tua ).
VIVAVERDI
Scusate, qui sono stati citati tenori come Loforese e Casellato Lamberti, intesi come esempi di cananti, si di seconda fila, ma “ce ne fossero adesso”. Ebbene io sono contento che non ce ne siano più si simili. Io li ho sempre trovati pessimi, Casellato Lamberti poi stonava pessissimo, con una voce dura e ingolata.
E il Carreras dei primi anni aveva una voce bellissima e una dizione anche molto bella, poi certo la tecnica forse, per quanto io riesca a capire, era un po’ lacunosa e gli acuti troppo aperti e tirati.
Su Di Stefano, a mio parere, dopo i primissimi anni bisognerebbe stendere un velo pietoso e lo dico io, che da vecchio callasiano (ma per fortuna mai stato “vedovo”) allora lo amavo molto ma poi, passata la prima giovinezza, si sa si rinsavisce e quindi l’ho sempre considerato un “errore di gioventù
Saluti
Lo forese, pessimo Canio in disco…
LO Forse, pessimo Canio in disco….
Perché oggi esiste un tenore come questo ? E chi sarebbe , Kaufmann, Grigolo, Cura, Alagna, Berti, o Pisapia ? Ma per favore…
Guarda “Angelo Loforese Come un bel di` di Maggio ANDREA…” su YouTube
Angelo Loforese Come un bel di` di Maggio ANDREA…: http://youtu.be/hsZ4OXui3Eg
e allora Donzelli carissimo perché ha avuto più successo nel secondo che nel primo? Risentiti “quanto é bella” o “dell’elisir mirabile”. Il periodo 78/81 di Pavarotti é stato ottimo (le mezze voci afone erano compensate da una grande comunicativa e da un timbro più robusto e da uno smalto assolutamente unico). Aggiungerei anche il suo Radames che alla Scala era giunto alla giusta maturazione tanto da lasciare un segno di grande personalità nella storia di quel ruolo che anche tenori forse più grandi di lui (come Gigli per esempio) non lasciarono.-
Trovo Gigli insopportabile: piagnucoloso e manierato…per cui non lo ritengo affatto un cantante più grande di Pavarotti.
nessuno ascolta Gigli, tutti lo meditano…
Mi piace moltissimo Pavarotti , almeno quello fino al 1985/86, ma ciò che hai detto fa assai sorridere. Lo conosci bene il Gigli del periodo aureo del Met anni ’20 e quello degli anni ’30 e ’40? No perché, se pure questo Gigli lo trovi insopportabile, non sei più tanto attendibile. Cioè, non si può liquidare in 2 parole così un tenore come Gigli.
oh cortecci questa volta la pensiamo nel medesimo modo! A Gigli quando si mise a fare il tenore “spinto” mancava la scansione e forse lo slancio (non l’ampiezza) di un Pertile o di Merli o di Lauri-Volpi per restare ai tenori italiani e compensava le carenze con la lacrima. Ma Gigli è stato UNICO ed IRRIPETIBILE!!!
Compensava molto con la lacrima dopo il 1946. Ma in realtà quest’accusa va oggi quanto meno ridimensionata. Il Gigli anni ’20 e ’30 non possedeva la nobiltà d’accento e la scansione infiammata e altèra di Lauri Volpi o l’incsndescenza di Pertile, ma era pur sempre un tenore autenticamente romantico per lo straordinario senso del canto al alato dei tenori vecchia scuola, per la straordinaria capacità coloristica e per la grande eloquenza. Le incisioni live e in studio del ventennio 1918/1938 sono quasi tutte straordinarie e molte insuperate. Sapeva che cosa volesse significare essere eloquenti nel piano, con la mezzavoce, per questo è, insieme con Lauri Volpi, il tenore più angelico di tutta la storia del disco. Per quanto riguarda Pavarotti, non mi pare avesse la mezzavoce afona, almeno fino al 1983/84, e questo è ampiamente documentato dai live ad es recital in Scala 1983 o Gioconda in Arena del 1980. Troppo facile buttare fango su Pavarotti prendendo a pretesto l’ultima parte della carriera.
un cantante con la mezza voce afona (lo dici tu) può fare una grande carriera, palate di soldi, ma non è un grande cantante è un cantante famoso. Categorie molto diverse!
A ragionare così allora anche la Callas é solo una “cantante famosa” -visto che nessuno può negare che aveva voce metallica e acuti oscillanti (che sono difetti importanti). Tornando a Gigli la mia battuta si riferiva al fatto che come scrive Cortecci lo si ascolta più volentieri concentrati sulle incisioni degli anni 30 e 40 dove ogni nota é un miracolo, piuttosto che nelle edizioni complete. La riprova è che sono certo che anche voi avrete ascoltato raramente la sua Aida o il Ballo in maschera come sottofondo in autostrada o quando state cuocendo gli asparagi.-
L’Aida HMV del ’46 mostra Gigli ancora intatto, nel Ballo del ’43 la voce è favolosa, ma io lo trovo veramente straordinario in alcuni live. Ad es, nell’Aida del ’37 con la Caniglia (inudibile), non ha certo lo slancio eroico del tenore romantico autentico, ma è vocalmente straordinario e fa ascoltare cose non più eguagliate da nessun altro tenore successivamente, tipo la stupenda mezzavoce con cui apre la scena della tomba,cantata poi quasi interamente a mezzavoce, oppure un live del ’34 dei duetti tratti dalla Forza con Carlo Morelli, in cui alterna slanci infuocati a patetiche mezzavoci , tipo “vi stringo al cuor mio” , oppure, la straordinaria eloquenza della mezzavoce con cui attacca “o tu che in seno agli angeli”. Questo è il vero Gigli e , mi permetto di dire, il vero Verdi.
Aemme.
“Nessuno ascolta Gigli, tutti lo meditano…”
Ah si’? Caspita!
Cosa vuol dire?
x miguel: che non lo tracanni come un ottimo lambrusco, ma lo mediti come un picolit.
Ah, ecco! Grazie.