Trovatore alla Scala : il trionfo di Marcelo

alvarezSi rianima la Scala della prime dopo il sonno di massa di Lucia e ritornano i bu. Tanti. Tanti educati bu, arrivati a serata conclusa, sull’unica singola effettuata dagli artisti. Il bon ton è stato garantito oltre il dovuto mentre sul palco ci sono stati anche momenti davvero indescrivibili e non solo di cattivo canto per un Trovatore da dimenticare. Ma sulle singole, mentre l’ineffabile sovrintendente dal suo palco di proscenio applaudiva i solisti come se avesse visto un altro spettacolo, è arrivato l’uragano per tutti, salvo l’imperturbabile Kwangchul Youn ed il protagonista atteso, un po’ sfavorito dai pronostici, Marcelo Alvarez.
Alla follia di lanciarsi nell’impresa di Trovatore di questi tempi perigliosi, il Teatro alla Scala, col suo specifico talento per l’autodistruzione, ha unito la demoniaca perseveranza di ripetere la scelta della bacchetta effettuata per il Ballo in Maschera u.s., il giovane maestro Daniele Rustioni. Avventure come il Trovatore suggeriscono, dato il livello odierno dei cantanti disponibili, di andare sul sicuro, scegliendo affidabilità e soprattutto esperienza….di voci e di buon senso. Il maestro Rustioni purtroppo, come già visto nel Ballo, già latita nell’orchestra ma qui ha anche messo la ciliegia sulla torta dimostrando di non avere esperienza nel tirare i remi in barca con i cantanti e porre le cose in modo da contenere almeno i danni. Il maestro ha diretto male, in modo chiassoso, monotono e senza colori o atmosfere, incapace di accompagnare il canto e di sostenenerlo con la necessaria tensione drammatica. Certo, ha servito qualche opportuno rallentamento come quelli, smaccati, concessi alla signora Agresta nella cabaletta del 4 atto sui passi vocalizzati che portano ai do ( delle vere e proprie frenate dell’orchestra ), o certe velocità adeguate alla mancanza di legato del signor Alvarez. Ha però latitato clamorosamente nell’arginare quei solisti affetti da un cattivo gusto intollerabile, oppure da velleità suicide. Con un’altra bacchetta, di maggior qualità direttoriale e di polso credo che parte della catastrofe finale si sarebbe potuta evitare. Per il giovane maestro una contestazione pesantissima alla singola, incassata con vera classe sorridendo.
I dettagli.

Indenne è passato il signor Kwangchul Youn, il migliore in campo. Ha cantato correttamente senza una gran voce, ma, ripeto, correttamente, senza gigionate o eccessi. La voce non possiede molta punta ed il suo personaggio ha poco del ieratico soldato che narra la spaventosa leggenda della zingara matricida. Una prova corretta, quindi, ma nulla più. Alla singola, applausi cordiali per lui.
Applaudito davvero il protagonista Marcelo Alvarez, da sempre un Manrico lirico e per nulla eroico. Ieri sera ha cantato con una voce che non è più bella come un tempo, per giunta meno sonora. L’usura ha minato soprattutto il legato ( da “Mal reggendo” all’“Ah si ben mio” ) e la possibilità di attaccare o gestire correttamente le note sul passaggio o i primi acuti. Ricorre sempre a suoni presi isolati e con contrazioni di gola. In questo ruolo le carenze stilistiche percepite nel Ballo sono parse più contenute, la voce rispetto agli altri colleghi è suonata assai più timbrata e timbricamente pregevole e pure lo stile era il più nobile tra tutti. Un Manrico usurato, senza punta, con una “Pira” modesta, eseguita abbassata more solito ed una strofa sola, ma accettabile. E così è passato indenne come il migliore, senza essere fino in fondo un gran Manrico. Ma a promuoverlo sono stati, prima del pubblico, i suoi colleghi.
In fatto di stile il Conte di Luna del signor Vassallo e l’Azucena della signora Semenchuk farebbero sembrare elegante chiunque. Il primo canta con una voce importante e sonora, ma una emissione troppo rozza per essere accettabile. L’intonazione è stata troppe volte latitante ( frequentemente crescente ), gli acuti berciati, a volte anche fissi, con esagerazioni ed effetti gratuiti indecenti. Con lui il mezzosoprano, dallo stile volgare ( l’ennesima Obraztsova del poveri ), la voce di petto sguaiata sotto, gli acuti anche per lei bercianti ed ululanti sopra ( incredibile che le sia stato concesso quel do in chiusa al “Deh rallentate o barbari “ non previsto e che nessuna bacchetta al mondo deve concedere se la nota è quella …..cosa indescrivibile che abbiamo udito..!), il tutto in un bilancio stilistico che, vocalmente, rammentava la protagonista del Trovatore parmigiano ultimo scorso e che scatenò la baraonda in teatro alla prima. Insomma, rispetto all’Aida, da cui era uscita indenne miracolosamente perché nessuno si era preso la briga di riprovarla, la signora Semenchuk ieri ha cantato con voce più sonora, ma nulla di più. Di personaggio meglio non parlarne. Per lei come per il baritono una “standing buation “ enorme, che il signor Vassallo non ha saputo incassare gesticolando verso il loggione….uno stilista fino in fondo insomma!
E copiosi bu sono toccati anche a Maria Agresta. Meritate le riprovazioni e non gli applausi, ad onta di quanto questa sera si è affrettato a dichiarare il telegiornale della Lombardia ( la signora è forse diversa dai colleghi???..). Che la cantante abbia voce da sopranino lirico e di poca complessione era parso già evidente l’anno passato all’Oberto. Siccome si concede sempre l’appello abbiamo atteso questo Trovatore e abbiamo avuto la conferma che si tratti di una cantante dal mezzo limitato e dall’imposto tecnico da rivedere. Rivedere nella quinta grave (sollecitata ad esempio nel Miserere, nel terzetto con i due fratelli ed in certe frasi di recitativo del quarto atto) che è vuota ed afona e questo potrebbe essere limite di natura, ma dal suono anche sgradevole perchè non sostenuto dalla respirazione. Cosa che si ripercuote in un centro piatto, privo di colori come della possibilità di averne ed in acuti striduli e bianchi dal la acuto in su, talchè la cantante a piena voce ne emette due in tutta la sera ( precisamente il re bem che chiude il primo atto e il do alla cabaletta del quarto) e per il resto ricorre a pigolanti falsettini, che, pur come belle intenzioni vorrebbero rifarsi al modello della Caballè, sono al massimo quelli della più approssimativa Gasdia. La tuttologia in cui si cimenta per ogni dove fa molta specie rispetto alla sua voce ed al suo tasso tecnico.
Tutto quanto di buono la signora Agresta ha fatto durante la serata è parso semplicemente accettabile sino al quarto atto, nonostante già la scena della monacazione, con lo slancio verso l’alto che richiede, fosse irrisoria e che più di un’eroina romantica ci si parassero davanti le pruderie di una adolescente. Il primo atto è girato in forza di una musicalità indiscutibile, nitida, che è la sua vera dote oltre alla forza di convinzione in se stessa. Ma questo non basta per essere Leonora in un grande teatro, perché gli scogli veri stanno all’ultimo atto, ove si compie la tragedia. La grande scena del “D’amor sull’ali rosee” non si può cantare con quella vocina, soprattutto se tutta sfilacciata ed insicura in alto. Viene spontaneo domandarsi come un soprano che arriva esausta alla fine del “Miserere” possa reggere se non con sforzo vocale e suoni incerti la seguente cabaletta ed il duetto con il Conte. La prima, eseguita addirittura col da capo ( la tagliava la Sutherland dal vivo!), con il rallentamento clamoroso sulle fioriture di cui ho detto prima ( grave per chi ha in curriculum i Puritani er consimilia, tra l’altro ,ha esaurito del tutto la cantante: una bacchetta saggia avrebbe effettuato il taglio, analogo a quello praticato alla “pira”. Del duetto cantato con fatica, gli acuti abborracciati e via discorrendo sino al “Prima che d’altri”, taccio perché avete già capito da voi. Aggiungiamo poi che la cantante sembra recitare per interposta persona, ovvero riproponendo la gestualità della propria maestra ( anche di ginnastica??), la signora Kabaivanska. Non sappiamo nè ci interessa sapere se la giovane cantante sappia che fra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anno settanta la signora Kabaivanska era accusata di imitare pedissequamente Madga Olivero. Una cosa è certa, che non basta per ottenere un successo alla Scala presentarsi con una buona preparazione della linea musicale, qualche idea di fraseggio e molta imitazione di un’altra cantante. Occorre essere se stessi, ossia adeguati vocalmente oltre che musicalmente al ruolo.

L’allestimento era quello confezionato per la stagione verdiana 2000-2001 da Hugo de Ana. Le idee di regia, posto che ci siano mai state, sono ormai svaporate. Resta la monumentalità vagamente da presepe di un allestimento buono per molti titoli di ambientazione tardo-medievale. In epoca di spettacoli poco “ecocompatibili” e, soprattutto, poco rispettosi delle esauste finanze teatrali, un esempio che potrebbe inaugurare un’inversione di tendenza. Ma sappiamo bene che “è fallace speranza”.

94 pensieri su “Trovatore alla Scala : il trionfo di Marcelo

  1. Ho sentito Alvarez in un concerto a Torino e devo dire che sono rimasto delusissimo: la pira era abbassata e l’acuto era in bilico e urlato ma il peggio è stato il ceste aida cantato senza il minimo senso del legato e con il si bemolle preso malamente e rafforzato in maniera rozzissima. Spero davvero che qui abbia fatto meglio

    • Il concerto “gastronomico” del 18 e del 22 dicembre scorsi: non ho potuto assistere per altri impegni. Non mi intressavano le degustazioni negli intervalli ma le selezioni da Aida, Macbeth e Trovatore. Ora, su Alvarez si e’ gia’ pronunciato ma mi interesserebbe sapere degli altri tre: Frittoli, Cornetti, Nucci.
      So che anche questo e’ un fuori tema ma magari puo’ essere interessante.

  2. Alvarez non ha fatto meglio.
    Quello che non capisco bene della recensione di Giulia è la “valutazione” delle contestazioni finali. Dalla mia posizione di platea sembrava che a uscire quasi indenne sia stata la sola Agresta e Hugo De Ana. Sembrerà strano, ma io ho percepito così. Forse, così come le voci appaiono più o meno sonore a seconda della posizione , anche i fischi e i buu possono essere percepiti in modo diverso…..

  3. Parafrasando il finale di Boheme,
    ……….
    Dal palcoscenico: Marcello:l’opera è spirata
    Lissner nei panni di Rodolfo :L’opera come va?
    Marcello: vedi è tranquilla
    Lissner/Rodolfo: che vuol dire, quell’andare e venire, quel guardarmi così…
    Coraggio Lissner….
    Il Trovatore!, Le Trouvere!…..
    Marcello singhiozza, volgendo le spalle al proscenio.

  4. andiamo male-a leggere a chi è andato ad ascoltare – la coppia di soprani che sembrava che erano in grado attualmente di saper cantare,( Pratt e Agresta)ed avere una buona tecnica ,stanno piano piano scivolando verso l’imperante mediocrità …..

    • io in tanti anni d scala ho imparato ad evitare le prime (s.ambrogio a parte dove e’ troppa la curiosita’) ogni tanto m tocca (vedi ultimo ballo in maschera). Penso che una cantante come l Agresta sapra’ aggiustare il tiro pur in una parte che da decenni da grattacapi a tutte

      • Forse per la prima volta concordo con te. Fra ululati, latrati, Pire abbassate e trilli spianati, l’Agresta è stata l’unica a TENTARE di seguire una linea di canto espressiva e in qualche modo significativa. Certo vi è molto da limare e aggiustare, ma se piace una Leonare tutta giocata sul versante liricizzato (un pò sul genere Tucci per intenderci) l’Agresta potrà riservare qualche piacevole sorpresa.

        • Con la voce da elisi d amore, pure un timbro bruttino. Sotto parla, chioccia, sopra non ci arriva. Una bella adina, certo, che si picca di cantare vestale, puritani, lucia, verdi..e’ musicalissima, questo si, ma faceva ridere. Nel 4 atto pareva una bimba nei vestiti della mamma.quella non e’ liricizzazione, ma inadeguatezza di voce e di accento.lei questa roba non la puo cantare, punto. Ed e’ il secondo buco che fa, dopo i puritani di parigi, a furia di presumere di poter cantare tutto…insomma…..mi sono domandata come abbia fatto a cantare vestale a dresda, cioe con quale voxe abbia riempito quello spazio e passato la buca…

  5. Com’era quella famosa battuta? Ah sì: “fischiate me? Aspettate a sentire il tenore!”
    Personalmente i “buhh” all’Agresta, che ho avuto modo di apprezzare quale Leonora in bel altro contesto a Valencia (direttore Zubin… 😉 ), mi sono sembrati semplicemente ingiusti e spropositati. Piaccia o meno, la sua non è stata una prestazione da contestare. Che poi si censuri una recitazione, ovviamente imposta ed impostata da De Ana, che richiede a tutte le dame (Ines compresa) un’azione al rallenty e in sitle Francesca Bertini, mi sembra un’altra esagerazione.
    E la Raina lasciamola stare: averne, oggi.
    Saluti cari
    Saluti

    • Si censura il canto. La recitazione e’solo marginale. Non basta recitare il proprio ruolo di cantante tuttologa, occorre esserlo. Non siamo al cospetto di un voce importante come la katia o la montserrat, e nemmeno di fronte ad una tecnica di canto solida alla gencer…..se il metro di giudizio e’ unitario, lei e’ assimilabile a grigolo….

    • dissento è una prestazione da contestare e duramente perché si vuol far credere che la cantante sia un soprano da Verdi e consimili. Se i cantanti non avessero, per la più parte, il cervello obnubiliato (quasi tutti e, quindi, non è riferito solo a questa Leonorina) dal successo, dagli agenti e dai fans il cantante dovrebbe riflettere e seriamente sui fischi e non propiziare o far propiziare difese d’ufficio, che nuocciono proprio al cantante. La voce sarebbe in natura da Adina, Norina, parti del settecento quelle stesse su cui sessant’anni fa venne addestrata ed allenata, fra i cd cadetti della Scala, la voce “importante” di Ilva Ligabue (e pure la Cossotto) solo così la signora potrebbe imparare ad usare il primo passaggio senza il quale si dura poco soprattutto quanto si ha la pretesa e presunzione di cantare parti da tragedienne o consimili. Hai vagamente nelle orecchie ad onta della zona grave artefatta e spesso impari ai ruoli cosa facesse la Gencer, che ripeto aveva la voce da Lucia e Elvira, mica da Leonora (quale che fosse!!!). HAi vagamente presente la fatica nella scrittura centrale della Gemma a Bergamo, dove non c’era l’interprete e prima ancora la voce.
      Prendersi una bella fischiata qualche volta serve a rimetterti con i piedi per terra ed a pensare. Vuole cantare la Foscari, allora canti anche la Lady, Semiramide, Norma, Alice del Robert le diable e il Devereux che furono le parti tipiche della prima Lucrezia Contarini. MA per favore…. Suzel, Lodoletta, Mimì Manon di Massenet, Adina, Norina, la Margherita di Faust e la Micaela. E guarda che la signora Agresta ha un quinto della voce di aAria Chiara che di quelle parti campò sino ai 40 anni circa. Sarebbe in grado la citata sigmnora Agresta di sostenere con lo splendore vocale della Chiara gli ariosi di Marussa delle Nozze Istriane.
      Perdona la franca schiettezza. Ma quel poco che potrebbe funzionare viene cannibalizzato, rovinato e tritato.
      e poi devo anche leggere incondivisibili difese d’ufficio

      • Sono le classiche buate fischiate o zittii d una parte circoscritta d pubblico che alla Scala sono sempre state frequenti. I cantanti dai nervi saldi le mettono in preventivo e ci passano sopra altri (vedi Alagna o Beczala) la mettono giu’ dura. L’Agresta come fu la Bartoli non penso perderanno il loro buon umore nella loro coscenza d artisti

        • forse ci manca qualche vocale nella tua coscienza !!!!!
          così come ai cantanti che hai citato manca molta conoscenza di sé stessi e molta molta umiltà… ma si sa la carriera quella grande si fa con la voce, la tecnica e l’intelligenza. Possono cambiare le proporzioni, ma gli ingredienti ci vogliono tutti e qui, invece ci sono carenze!!!! Qui le vocali sono giuste.
          Se si falla nell’Otello di Verdi il Trovatore lo si lascia ad altre voci. Poi faccia quello che vuole la signora Agresta, fans, maestri e agenti.

        • Scuasate ma questo albertoemme sarà mica l’autore del patetico libello?
          Se io fossi l’Agresta, il buonumore lo perderei in un batter di ciglio se solo mi riguardassi e risentissi nel video dei Puritani parigini, una cosa da far perdere l’appetito!

          • ma no cara anna, scrivo coscienza senza i e vuoi che sia “lautoredelpateticolibello” ? A parte quescta “prova inconfutabbile” sulla mia estraneità alla condotta contestatami, mi unisco alla curiosità di Billy e ti chiedo: “chi xea ‘sta tosa che xe in camara a far la calsetta e che la ga le corde giuste par afrontar el ruolo de Leonora?”

          • Ringrazio prima di tutto dell’ospitalità.
            Donzelli, sui cinquanta? L’età di questa eccellente cantante non mi è nota, ma potrebbe avere qualche anno di meno, forse.
            Ma non sono qui per trascinare la povera signora in una ridda di commenti: ah sì! ah no! è bravissima! è cattivissima! e via dicendo.
            mi faceva piacere principalmente sottolineare la parabola discendente di certe cantanti, in origine buone, ma poi fuorviate dalle assurde logiche dell’ambiente lirico, secondo le quali i sopranini lirici corretti corretti, piatti piatti, vadano bene per qualsiasi ruolo.

    • Ho avuto modo di ascoltare Maria Agresta dal vivo nella “Gemma di Vergy” ruolo in cui se la cavò per il rotto della cuffia e nel recente “Otello” genovese.
      In quest’ultima occasione ho ascoltato una vocina pigolante, miagolante, stonata su tutta la gamba che si rifugiava in falsettini smunti e spoggiati per mascherare suoni poco proiettati e sembrare una fine e sfumata interprete, quando in realtà era solo in affanno perenne oltre che zuccherosa, smancerosa e bamboleggiante.
      Se buona fu la prova ne “I vespri siciliani” torinesi, meno bene è andata nel “Simon Boccanegra” romano, in cui la voce suonava solo al centro, pessima la prova nei “Puritani”.
      Non intendo ascoltarla in questo “Trovatore”, ma se in un ruolo come Desdemona, che non è certo proibitivo o di improba difficoltà, è riuscita a sbandare su tutta la linea, mi fido ciecamente dei giudizi di DD e GG per quanto riguarda questa Leonora.

      • Ciao Mary!! Intervengo sull’Otello genovese non avendo visto il Trovatore. L’ Agresta con voce pigolante si, senza bassi, centro di scarso volume, fraseggio scolastico ma stonata no. Comunque, visto il mese scorso, per fare una bella Leonora dovrebbe essere miracolata.

  6. Intervengo per sostenere quanto rilevato dalla Grisi sulla Agresta e per aggiungere che “altri soprani” – uno in particolare – sono a casa a far la calzetta, spesso relegati a serate o pomeriggi poco più che amatoriali, quando avrebbero invece tutte le carte in regola per affrontare ruoli come questo

      • Se era riferito a me posso giurare che la mia non era una difesa d’ufficio. Io dico quello che penso, a volte in linea con la Grisi a volte no. E ci mancherebbe, nessuno di noi è , o dovrebbe essere, piegato al consenso a tutti i costi! Ripeto: in quella canea di Trovatore L’UNICA che seguisse una linea musicale e interpretativa era l’Agresta. Il risultato, poi , è stato solo sufficiente, certo.
        Anch’io , ovvio, vorrei sentire in Leonora la Callas, la Price o la Gencer (l’ordine non è casuale, e mi riferisco solo alle esecuzioni integrali del ruolo)

        • Ciao Billy caro,
          certo che non fai difese d’ufficio, certo che dici quello che pensi – e quello che pensi a me sembra sempre sensato e interessante – ma consentimi una postilla: io la Tucci la sentii a Roma con Bergonzi e Cossotto; beh, sarà stata una Leonora lunare (nel senso Artemide) però cantava assai bene e la voce c’era tutta.
          Saluti affettuosi.

          • Ciao cara,
            io la Tucci l’ho sentita solo in disco (nella mia incisione preferita del Trovatore….).
            Il riferimento l’ho fatto perché la linea interpretativa dell’Agresta si collocherebbe nello stesso segno a mio avviso, che poi Gabriella Tucci fosse molto più rifinita vocalmente non ci piove!

  7. Qualche osservazione ed impressione sulla prima di sabato, senza alcuna pretesa di completezza.

    Centrata benissimo la definizione di “presepe monumentale” quanto all’allestimento, è proprio quello che sembrava. Scenografia costituita da un emporio di oggetti indubbiamente belli e d’impatto, ma quello che veramente manca sono le idee registiche. Tutto lo svolgersi dell’opera è caratterizzato da un immobilismo generale, nessuno spunto interessante, un gran bel presepe sul cui scenario recitano i cantanti come, per l’appunto, statuine non utilizzate appieno. Peraltro nessun accenno scenografico alla vampa, alla pira, al fuoco.

    Quanto all’aspetto vocale, nel complesso è stata una prova deludente, nessuno ha veramente meritato la palma del migliore in campo, perché nessuno è stato veramente convincente. Ognuno, chi più chi meno, ha “offerto” una prestazione incolore, altalenante, chi sull’orlo della stonatura (Semenchuk), chi del malgusto (Vassallo Semenchuk e Alvarez), chi della sfaldatura della voce (Agresta).

    In particolare: Alvarez è stato contenuto sul palcoscenico, forse per preservare energie, nessuna gigioneria. Da annotare la carenza di legato, troppe prese di fiato e acuti molto spesso spinti (non sempre, ad esempio mi è piaciuto su “mal reggendo”). Discrete, in generale, le salite al registro superiore, eccezion fatta per alcuni eccessivi stacchi prima di piazzare l’acuto. Un “ah si ben mio” sgraziato, con poco trasporto e coinvolgimento… sentire l’aria – per mio gusto personale la più bella di tutta l’opera – resa così non mi ha garbato: se Bergonzi (che in quest’aria mi piace tantissimo) porge le parole da amante elegante, Alvarez le sbatte da rude amante (con frasi scandite con voce impastata, in particolare sul “in ciel PRECEDERTI”). Un’interpretazione che non mi ha trasmesso emozioni, ma per lo meno non mi ha mai dato l’idea di essere a rischio stonature, né insicuro od affaticato.

    La Agresta, di contro, ha faticato parecchio, poco sonora anche nelle prime due parti dell’opera, acuti con voce che tende ad assottigliarsi (l’effetto sfaldatura è evidente soprattutto nella parte quarta), discese ai gravi talvolta incerte. Rari effetti di proiezione della voce, rari armonici, acuti – come recensito dalla Grisi – per l’appunto “striduli e bianchi” e passaggi di coloratura non sempre puliti. Buone intenzioni nel fraseggio. Tutto sommato ha sfigurato molto meno degli altri due residui protagonisti di cui in appresso.

    Ebbene, la Semenchuk, specialmente nella seconda parte, sembrava cantare senza conoscere il significato di quello che pronunciava (sensazione via via sfumata nel prosieguo), sguaiata negli acuti (peraltro spinti ), voce inspessita oltremodo nei gravi che, ad onor del vero, quantomeno apparivano sonori. Nella terza e quarta parte mi è parsa arrancare meno: forse perché la tessitura non insiste costantemente sulla zona del passaggio? (E’ una domanda). Un’interpretazione complessivamente di malgusto, peccato perché il mezzo vocale per natura sembra averlo e gli urli arditi lo confermano (un vero e proprio urlo l’ha sfoderato in “Tu la spremi dal mio cor”, spiacevole). Non so se sono stato solo io a percepirlo… però la ragazza mi è parsa avere un difetto di pronuncia delle “s” (e son già due opere di fila che mi becco cantanti con la esse strisciante, un tenorino cinese inascoltabile da quanto marcato era l’“handicap” e la Semenchuk).

    Sul peggiore non ho dubbi ad assegnare l’alloro a Vassallo, non mi ha mai convinto fin dalla prima nota. Un “Il balen del suo sorriso” insignificante, privo di grazia e soprattutto trasporto e scioltezza (altra aria dove a teatro non vola una mosca da quanto bella è). Generalmente un’emissione volgare, canto di gola e sforzato. Acuti privi di colore, piatti. Fischi meritati.

    P.S.: è sempre un piacere scambiare qualche chiacchiera operistica a caldo con la Divina Giulia!

  8. Buona sera a tutti; io ho solo ascoltato e visto la prova generale. Ho aspettato le recensioni della prima, ho letto le vostre recensioni. Sono rimasto allibito e allora sono andato a rileggermi le note critiche di Celletti su ben 30 edizioni, di cui si ha traccia discografica dal 1912 al 1983 ( non ne promuove globalmente neppure una, neppure quelle della signora Callas, con buona pace dei suoi vedovi, ancora troppi), poi mi sono riletto la pagina di Toscanini sulla pessima interpretazione che Verdi faceva delle proprie opere ( Toscanini suonava il violoncello in orchestra durante la prima di un’opera verdiana del periodo ultimo, la cui messa in scena fu curata dal Maestro), poi mi sono letto quello che Scherchen pensava del modo metromonico di dirigere di Toscanini e poi mi sono ripassato il saggio di Luca Fontana e Christan Olivares su Verdi ( Trovatore , opera vissuta di notte e con il fuoco che domina versi e vicende), ecc. ecc.
    Mi sono sentito ignorante e felice: perchè? beh, ho avuto molte riserve su Lucia, mi sono in buona parte rifatto con Trovatore.
    Ve lo comunico con semplicità. Eh si benedetta ignoranza.
    Per mia fortuna la mancanza di conoscenze tecniche così profonde mi permette di ascoltare anche questo Trovatore e uscire contento dal teatro; tra gli obbiettivi di Verdi credo ci fosse anche quello di soddisfare il pubblico sempliciotto o ignorante che talvolta, forse per sbaglio, entra in un teatro d’opera.
    Con buona pace di molti a me piace la signora Sutherland che ormai attempata, quasi tiene a battesimo un giovane Jonathan Summers, Conte di Luna , nel Trovatore a Victoria, molti anni fa, sostenuta in questo dalla pazienza del maestro Cillario.
    Ops, scusate se questa affermazione suona quasi blasfema.
    A presto e grazie per la paziente attenzione.

    p.s. a Miguelfleta dico” ha perfettamente ragione, il balen del suo sorriso è un canto d’amore, va cantanto con atteggiamento estasiato, beh ieri sera quasi un’ora per cercare nel mio piccolo archivio ( solo 11 edizioni) , ricerca inutile ma non demordo.

    2p.s. Mentre scendevo per le scale del loggione alla fine della prova generale su una parete mi ha folgorato un poster degli anni andati coi nomi di Toscanini e Pertile ; ho sorriso pensando che Celletti mi ha ricordato su un suo saggio che Toscanini abbassava di un mezzo tono la ” pira” cantata da Pertile, quest’ultimo in buona compagnia in cio’ con Merli ( pag 1055 del volume ” il teatro d’opera in disco”).
    …………………..sento un bordata di fischi , ma sopravvivo.
    Buona notte a tutti.

    • Sarebbero ancora troppi i vedovi Callas? A giudicare da chi vedo nei teatri ( e da cosa vedo applaudire ) direi proprio di no. Meno perniciosi comunque degli insopportabili vedovi di Celletti, da sempre pappagallescamente prevedibili e privi di un’idea o parere propri, per quanto minuscoli.

      • il vedovo callas autentico deve passare i 75 anni altrimenti è un vedovo dei dischi callas.
        quanto ai vedovi celletti anche qui quello autentico di anni deve averne almeno 45-50 atteso il decennio dalla morte di celletti e di fatto il silenzio o quasi dal 1995 in poi.
        Ringrazio per il minuscolo, perché mi ritengo un vedovo celletti. E ti spiego anche perché, non fosse altro perché insulti gratuiti ed illazioni mi infastidiscono. Essere vedovi celletti significa ascoltare con le proprie orecchie secondo alcuni criteri che valgono per registrazioni e spettacoli dal vivo e che consentono di valutare in prima istanza le qualità tecniche del cantante (ovvero il suo sapere usare i ferri del mestieri) e in secondo l’interprete. Il tutto secondo il principio che non ha inventato celletti che solo se sai cantare sai interpretare. Poi questi principi basati sull’empiria del sentire possono anche dar luogo a giudizi differenti con il padre spirituale. Nel mio caso cito la von stade, che a celletti piaceva o l’indulgenza verso i suoni aperti al centro del Pavarotti post 1976. Proprio recentemente ho ricordato che a questa ferrea disposizione si atteneva anche una cantante come teresa stolz riferendo ai coniugi verdi di una lucia scaligera con la albani e aramburo. Anno credo 1878. Non era ancora nato il padre di celletti

        • Dio come sei sempre suscettibile donzelli. L’equazione vedovo celletti = prevedibile, formulata da Corena ci sta tutta. Più discutibile é l’equazione per cui solo chi sa cantare sa interpretare, che per te, per “Pixel” Mancini (visto che la sua conoscenza si esercita più sui dischi che nei loggioni e quindi sa molto di virtuale) e tutto il “Grishalla” rappresenta il vano tentativo di credere che nel mondo dell’opera 1 + 1 faccia sempre due o che i conti debbano sempre tornare come in una partita doppia di un vecchio “ragiunat”. Decine di cantanti come ad es. Baquier o Montarsolo che oggettivamente sono stati cattivi cantanti sono stati grandi interpreti.-

          • e come sempre sbagli. uno+uno fa sempre e solo due. Ascolta e guarda quel che resta della Callas (concerti anni ’60 o il recitativo di Norma a Parigi) ovvero di un’interprete anzi dell’INTERPRETE e vedrai l’esatta ferrea applicazione del principio che celletti si limitava a ribadire. Quanto a Bacquier o Montarsolo non erano cantanti erano giutti. Almeno, ripeto almeno il secondo si limitava ad opere che avevano una tradizione di guitti; l’altro si piccava pure di cantare Alfonso di Favorita…..

          • Pixel manxini, equazioni etx…fai pure dell ironia….le battute sono buone. Saremo anche cosi, ma coi i tuoi parametri nulla funziona, tra un bel suono e in verso non c e’ differenza. Tu caro mio sei ben peggio, faresti cantare anche gli animali

        • Donzelli io non ti conosco e dunque non alludevo certo a te. Ho però un ricordo davvero deprimente di tanti cellettiani ( non tutti ovviamente ma comunque troppi ) che usavano ripetere giudizi, frasi, opinioni e orientamenti del buon Celletti, senza il minimo fitro personale, senza la minima rielaborazione propria. Mai una sorpesa nei giudizi e alla fine un gran tedio per le stesse opinioni ripetute sotto tutte le loggionistiche latitudini. Questi seguaci di Celletti sembravano costruiti con lo stampino: stessi amori, stessi odi, stesso uso degli aggettivi e abuso di neologismi cellettiani. Potenza dell’istinto gregario. Ripeto: non parlo di Donzelli, che tra l’altro mi sembra un cellettiano piuttosto creativo (rara avis). Il buon Rodolfo, da baritono mancato, covava qualche inconfessabile rancore…

          • Sulla prima parte ti do ragione. Delle opinioni misuri poi la fondatezza quando parlano. Qui in relazione alla agresta basta l ascolto di una voce lirica con dei bei difetti, chiamata barbara frittoli. Mi piace assai poco ma il suo d’amor sull ali rosee, tanto per fare un esempio, basta ed avanza per dimostrare che sulla agresta si stia esagerando oltre il limite.

          • non era un mancato baritono, ma un mancato tenore il cui idolo e modello era tito schipa, che -credo- non conobbe mai. divenne, poi, amico di lauri volpi. non amava gigli e questo era uno dei motivi di discussione. blando.

        • Scusa Domenico, tu che lo hai conosciuto bene, indlgeva su Pavarotti e faceval le pulci a Gigli sulla “maschera”?
          Perdonami ma la cosa mi fa sorridere.
          Guarda: io non discuto la cultura di Celletti e posso accettare che avesse pure padronazna dei ferri: ma per questo vorrei poter posare gli occhi sui suoi scritti.
          Non ti piace Flicka? Io l’adoro. Poco tempo fa ho scovato un video del maggio 2012 in cui canta l’aria di Mignon. Come se il tempo fosse passato solo un po’.

        • Il fatto che Celletti non amasse Gigli è l’indizio di quanto certo cellettismo di seconda mano e per così dire meccanicistico vada fuori strada. Se la tecnica è tutto, Gigli – dotato di tecnica ragguardevolissima – avrebbe dovuto essere amato da Celletti senza condizioni. La tecnica è si importante ma non può tutto spiegare. Non spiega come mai Kraus pur cantando tecnicamente meglio sia un Rodolfo molto meno convincente di Di Stefano . Parlo di incisioni in studio e parlo di un mio parere: nessuno, in questo ambito, può impancarsi a giudice assoluto e definitivo . Si può argomentare e dimostrare, certo. Ma non potrebbe non essere impossibile – in casi come questo – argomentare e dimostrare tesi opposte. A riprova di quanto poi la soggettività sfinisca per riprendersi la propia parte: e questo naturalmente spiazza chi voglia imporsi come estremo sacerdote. E’ questo che non mi piace di Celletti…

          • …..o forse non e’ vero che amava solo la tecnica ma si interessava anche al gusto. Del resto amava lauri volpi, la callas, pertile….meno la tebaldi, ad esempio. Apprezzamenti coerenti nel genere di cantanti…no?

          • credo che su gigli sia chiaro il motivo nessuno discute della tecnica di gigli (anche se celletti ne “il canto” osserva che l’immascheramento di Gigli non era quello di un Pasero o di una Stignani), ma discuteva il gusto che portava talvolta Gigli ad essere un interprete meno puntuale di Schipa o di Pertile. Tradotto nel linguaggio del nostro amico Tino Gigli era un “caragnun” cioè piagnuccolava sempre. Personalmente questi limiti di Gigli li sento, a differenza di Celletti, pochissimo

          • Quanto a morbidezza e fluidità di emissione Schipa e Gigli surclassano Pertile…

          • Bravo Fernando sono pienamente d’accordo con te.
            Domenico, secondo me sull’immascheramento di Gigli Celleti aveva le traveggole: e posso dirti che mi sembra una belinata – la parola vorrebbe essere una di più comune uso – bella e buona paragonare la sua maschera a quelal della Stignani e di Pasero. Ma cosa vuol dire??
            Sul caragnun sond’accordo col vostro amico Tino.

  9. Reverendo Hilyer ha scritto tra l’altro ” tra gli obbiettivi di Verdi credo ci fosse anche quello di soddisfare il pubblico sempliciotto o ignorante che talvolta, forse per sbaglio, entra in un teatro d’opera.”

    puo darsi ,ma non quello di essere preso in giro …

      • billy caro io andro’ al trovatore piu’ avanti ma piu’ che per l agresta sono piu’ preoccupato per Alvarez che non vorrei cureggiasse quanto ha cureggiato nel Ballo in maschera. Insomma spero d non uscire dalla Scala dicendo che il fu glorioso Marcelo e’ diventato um cureggione!

        • Ma come si fa a fare le pulci a Alvarez e non dirsi preoccupati per la prestazione della Agresta? Alvarez canta con tanti difetti, ma almeno, nel suo caso, non c’è trucco e non c’è inganno!
          Ovvio che da “lautoredelpateticolibello” che osanna una Bartoli, non ci si può aspettare nulla di buono, ahimè.

          • ma chi é la tua protetta? La Billeri? dai diccelo, io non l’ho mai ascoltata dal vivo ma qualcuno ne ha parlato bene

          • Sono obbligata a rivelare il nome della mia “protetta”(?), pena la vita! (Grisi, quai modi!!!)
            Albertoemme, hai indovinato: Maria Billeri.

          • quai modi? non desidero ospitare su un thread che parla di una cantante la pubblicità di fans di un ‘altra che non è soggetto di discussione. nessun qual modo, ma al contrario, il modo. stiamo parlando di Maria Agresta. punto. il fatto che ci siamo brave cantanti a casa ( ed è tutto da vedere poi.. ) non è di rilievo per la discussione. si parla di una prestazione specifica, di una cantante specifica. punto. ti sei sfogata, hai scritto e nessuno ti ha risposto, perché qui la Billeri non c’entra nulla, ed ora punto. stop.

          • Non mi ritengo “fan” di alcuna cantante. Non lo sono mai stata.
            Se rileggi i miei interventi, capisci che il parlare di un’altra è semplicemente pretestuoso: altri hanno insistito affinché ne facessi il nome ed io alla fine sono stata un po’ al gioco. Però intendevo sottolineare il malcostume secondo cui in tutti i teatri di oggi si affida qualsiasi ruolo sopranile sempre alla stessa tipologia di voce. Non mi sembra che nessuno mi abbia risposto, anzi!

    • mi ricordo che Billeri mi ha lasciato una buona impressione ( discreta per me è un complimento) anche la sua collega in quella recita la Simeoni ,mi era piaciuta con quella vocalità che lasciava intravedere un qualcosa di ottimo per il futuro,invece nel corso di questi due anni è rimasta quella che è un soprano corto…

  10. Giulia scusa, sai che non mi piace parlare di gusti personali (che ritengo irrilevanti) e oggi sono intervenuto fin troppo. Peraltro la mia creatività penso possa ritenersi esausta ed esaurita con l’invenzione del neologismo “cureggiare” che spero diventi universale nella pur sua discutibile eleganza…ma il tuo richiamo alla Frittoli é assai stuzzicante. Io credo che molti appasionati, fra le tre Leonore “liriche” di un certo pregio ascoltate negli ultimi quindici anni, non possano che mettere l’esecuzione di “D’amor sull’ali rosee” della Frittoli al terzo posto. Di fronte alla Cedolins di Parma e Verona o alla Agresta di Salerno postata da Billy (io non ho ancora sentito dal vivo la sua Leonora ma mi basterebbe i due terzi di quello che risulta nella clip) le seconde dimostrano più personalità e fantasia. Vocalmente idem. Tu c’eri nel 2000/2001 e ti ricorderai che bisognava tirare molto le orecchie per sentirla. Era corretta (steccava in alcune recite nella cadenza dove assottigliava non poco per venircene a capo) ma impersonale e, come direbbe…qualcuno…non cantava né da bruna né da bionda.
    Siccome in questa sede ci si sta confrontando anche su Celletti…ritengo che la pur brava Frittoli (che ho spesso applaudito e che per esempio ad onta della carriera avanzata e dell’usura ha eseguito una donna Elvira migliore di quella dell’Agresta) sia l’espressione tipica del cellettismo e cioé del cantante che per avere meno difetti possibili risulta alla fine corretto ma impersonale. Certo la Agresta “maliponteggia” un po’ (che mi pare sia quello che tu censuri o ravvisi in basso e nei primi centri) ma rispetto alla sua maestra (di cui si apprezzava l’espressività un po’ vintage) ha un bagaglio virtuosistico molto più completo e accattivante (cfr. Masnadieri e Gemma di Vergy). Non sono ovviamente d’accordo con te e Marianne sulla definizione di falsetti che viene appioppata ai suoi filati ma questa é vecchia questione e ognuno buone o cattive che siano, ha le sue orecchie. Sulla Cedolins non mi dilungo perché se é vero che ai Silva il pellegrino é sacro non vorrei mi richiudeste nella statua (come si faceva con Domingo nell’ernani 1982 di Ronconi) chiudendo con chiave di cioccolata che tenuto conto della tua voracità degna di Taz mi costringerebbe ad un silenzio assai duro da sostenere.-

    • credo che la Frittoli col cellettismo vocale non c’entri un fico secco. Spoggiava e si assottigliava perché era male impostata. il fiato questo sconosciuto…e la fine che ha fatto l’hai sentita. Ma posso dirti che di fronte alla Agresta era una voce…il che ti dice tutto. Ha fatto il Trovatore e lo ha messo via, una sola volta con il Maestro e per il Maestro. Si è poi data a Verdi pesante assai dopo e con esiti imbarazzanti a cominciare dalla sua prima Valois. Tra la voce della Agresta e quella della Maliponte corre la stessa che corre tra Il Lambro e il Po

  11. E’ forse tardi per fare qualche commento ma sono un po’ di anni che non vi scrivo e non sapevo più come fare. Comunque eccomi qua, per quello che vi può interessare.
    Comincio col dire che sono un po’ di anni che non vi scrivo ma vi seguo spesso perchè ritengo (quasi sempre) interessante quello che scrivete, anche se non sono d’accordo con l’eccesso di giudizi che alcune volte emettete su certi cantanti (ad esempio Kaufmann). Inoltre, a mio gusto trovo quasi insopportabili i vecchi cantanti tedeschi che ci fate sentire. E’ chiaro che partendo da questa affermazione voi giudicherete che non abbiamo più niente da dirci e ognuno si tiene si suoi pareri.
    Certo, voi siete competenti, io no, voi vi intendete di “intervalli di quinta” io non ho idea di cosa siano, voi sapete cosa sono i fa i do, leggete gli spartiti e tutto il resto, io invece sono solo un semplice uditore, per giunta (pur non considerandomi un “vedovo”) ho amato molto la Callas (peccato mortale…) e più la ascolto trovo sempre più ridicola la Tebaldi (peccato grandissimo!!!) anzi dirò di più: non riesco neanche troppo a capire dove sia tutta questa “grande” cantante, a parte l’opulenza della voce. Ultima nota, come dire? di colore per descrivermi in qualche modo: anch’io posso considerarmi un Cellettiano, nel senso che ritengo di avere imparato molto dai suoi libri ed articoli…Sono vecchio e sono andato alla Scala per 40 anni, posso quindi dire di averne sentite di “cotte e di crude”…per finire ero anche amico (e da lui ho imparato molto) del povero Tino.
    Tutto questo lungo preambolo l’ho scritto in fondo perchè mi sembra che la “divina” (come viene chiamata) Giulia questa volta sia stata non dico troppo severa ma addirittura acida con la signora Agresta, la quale sicuramente non ha la voce adatta a cantare Il Trovatore, sicuramente è affetta da una certa bulimia circa i ruoli da interpretare ( e quindi giustamente va stigmatizzata), ma negare che in quello sfacelo del Trovatore della Scala fosse perlomeno la migliore, la più preparata mi sembra francamente un’ ingiustizia.
    Ma la ragione che mi fa pensare che nei giudizi della “divina” ci fosse addirittura dell’acidità (mi scusi se mi permetto…) è l’accenno alla “maestra”, la signora Kabaivanska. A mia memoria è la prima volta in questo blog che per stroncare una cantante si faccia menzione addirittura della sua “maestra”. Mi sembra strano e anche offensivo nei confronti di un’artista che ha fatto la sua carriera onorevolmente, piaccia o non piaccia. Addirittura la si cita (la maestra) per fare dell’ironia sulla recitazione della signora Agresta supponendo che sia l’imitazione,appunto, della maestra quando esiste un video di Barbara Frittoli nelle recite effettuate nel 2000 nello stesso allestimento che si comporta allo stesso modo (nel senso che c’è un regista responsabile).
    Mi spiace cara Grisi ma stavolta, con tutta la sua sapienza e competanza, come si dice “l’ha fatta fuori dal vaso”.Meno astio per favore!!!!
    Ci pensi. Ossequi.
    p.s- Voi che siete tanto severi (e molte volte a ragione, per carità) sui cantanti odierni, a quando un bel post sul blog sulle stonature e antimusicalità di una Anderson (da voi definita una grande virtuosa) o di una Serra?

    • Carissimo, nessuna acidita. Francamente era una cantante su cui puntare. Tutta sera sta in posa ben oltre quanto tu dici di barbara frittoli, pareva un vigile urbano.Buono per un po ma poi alla fine c era prevalentemente quello. Basta vedere la foto sul sito della scala. Anche il posare della agresta e’ artificiale, come era artificiale proprio nella sua maestra solo che la maestra cantava. Ti metti in posa? Ma la posa la devi cantare, senno chi ti guarda….si mwtte a ridere. Il gesto va con l azione. Era la migliore musicalmente? Si, fin quando ha potuto, ma al 4o atto anche la musicalita si spegne nel mare magnum dell inadeguatezza. I falsettini non sono sua invenzione, e possiamo strarisentirceli nelle mille versioni da quelli extralusso della caballe, alla katia fino alla frittoli. Tutte venuta dopo la gencer.Tieni per te i tuoi commenti sulla acidita’. I maestri insegnano ad osare nelle masterclass ….e so di che parlo credi…o dicono cose del tipo che nei Masnadieri c’e poco da fraseggiare per colpa di verdi, per difendere una che non li puo cantare a cominciare dalle fioriture. Caro, queste sono lucide mascalzonate ad uso e consumo dei fans ma il risultato sono cantanti perennemente fuori dal vaso. Capito? Perennemente come questa signora agresta, che non e’ piu da tempo una debuttante che tappa un buco mostruoso come i vespri, ma che scorrazza per ogni dove tuttologa oltre la decenza. Sulla anderson nemmeno ti rispondo dato che che cerchi polemica… ti invito solo a riascoltarla nella sua stessa fase di carriera in cui si trova ora l’agresta. parliamo sempre di musicalita, ma mai di quale voce pretende il trovatore, di capacita tecniche vere (impari a fare gli acuti dalla signora raina ), mai di fraseggio inesistente perche tale era il 4o atto….ed e’ li che il soprano gioca l opera. Mancano gli acuti, i gravi, una voce di qualita ( che l altra sera era pochetta e chioccia )….e parliamo di musicalita mentre canta di tutto e tutto raffazzonato? Ma stiamo scherzando? Secondo me fuori dal vaso l hanno fatta quelli che si credono al cospetto di una novella gencer o di una novella montserrat…..ci fosse almeno la perfezione tecnica della devia, che non cantava il suo, ma cantava alla perfezione e quello era cio’ che la giustificava ( fino ad un certo punto, dato che gli epigoni poi fanno cosi). Detto cio’, i fans ci saranno sempre come te, c’ erano anche nel camerino di raina a dirle che era una grande vestale ed una grande violetta….dunque…..fai pure il fan.

    • Ciao Vivaverdi,
      è impressionante, hai ragione. La Frittoli sta sempre con quelle dita aperte delle mani, e lo stesso fa la Agresta. La Frittoli aveva le unghie lunghe, alla Agresta non le hanno fatte?

  12. trovatore del 22.febb
    ho rivisto con piacere l’allestimento di de ana che mi era piacuto allora come oggi, forse oleografico ma di grande eleganza anche nei movimenti scenici..il che non guasta visto certe idee registiche cervellotiche e strampalate tipo l’allestimento dell’otello di genova
    sempre con la Agresta che non mi era piaciuto affatto.(david livermore)..
    Ho sentito un’opera che stentavo a credere fosse suonata dagli orchestrali della Scala , tempi lunghi con delle frentate dell’orchestra per accompagnare i cantanti imbarazzanti…come
    certi fortissimo che scimiottavano Muti ma che risultavano bandistici (per giunta una banda assai ridotta) . mah imbarazzante …il direttore d’orchestra tanto si muoveva e sudava
    proprio per niente sembrava essere lui diretto dai cantanti il che ci potrebbe stare.
    Vista la performance della banda della scala a ruota sono andati
    la signora Agresta ruolo troppo spinto per lei . Alvarez sotto tono
    accettabile a mio gusto gli altri interpreti e menzionerei la Semenchuk .
    Altro spettacolo a metà ; completamente assente ogni atmosfera
    o colore musicale che potesse almeno emozionare un pochino.
    Noia e poi noia maledetta noia , con un pubblicco algido hanno condito la serata
    tra foto e folle di touristi sembrava di stare sulla costa crociere!
    Applausi veloci e poi tutti a casa…il direttore che non menziono, è stato accompagnato all’uscita da Casoni ..vieni bimbo andiamo a prendere gli applausi ma facciamo in fretta..!
    Sfaldamento di ogni sorta con le locandine sparite al primo intervallo dai corridoi.(palchi) ..ma che teatro è questo?
    meno male che Lissner sgombra non riesco a ricordare uno spettacolo memorabile …se non memorabile bello.
    Aiuto !

  13. Gentile “divina” Grisi sono sempre quel rompiscatole (a proposito mi chiamo Antonio-l’altra volta non mi ero firmato) che le aveva scritto accusandola di acidità nei confronti della signora Agresta ma soprattutto nei confronti della sua “maestra”, la signora Kabaivanska. Vorrei solo precisarle, riferendomi alla sua risposta, che non mi sono mai sognato di andare nel camerino della suddetta signora a dirle che è stata una grande Vestale, e circa la sua accusa riguardante la questione di essere un fan, vorrei che lei ragionasse sul fatto che (a parte che non ci sarebbe niente di male essendo stata la signora in questione, se non una grande Vestale, sicuramente una grande Butterfly per non citarne altre che hanno visto la cantante bulgara trionfare in quasi tutti i teatri d’Europa…) vorrei che lei, “divina” ragionasse che, per quanto mi riguarda la questione è un’altra, vede, secondo me, si è fan fino ai 30 anni poi si comincia a ragionare con la testa, si legge, si ascolta, si vede, ci si documenta…si gira per i teatri d’Italia e di Europa (ogni tanto è capitato) e, pur non essendo un competente come sicuramente siete voi del blog, avendone viste e sentite di cotte e di crude, (ed essendo anche un uomo di teatro…ebbene si, lo confesso…) si pensa di avere qualche diritto a giudicare (che brutta parola però!!!) senza per questo essere accusati di fanatismo.
    Per finire su questo argomento volevo soltanto precisarle che il mio intervento era stato dettato da un disappunto nel vedere citata (con una certa acidità, torno a ripetere) la maestra di una cantante di cui si criticava l’esibizione, cosa che a mia memoria non era mai accaduto sul vostro blog. Chiuso
    Ma la ragione di questo altro mio intervento è un’altra e riguarda un’altro mio disappunto (come può osservare voi siete causa di tanti miei disappunti… forse perchè, alla fine, ho stima dei vostri giudizi e della vostra competenza) e riguarda, questa volta la signora Anderson…
    Lei mi ha già risposto che la mia era un provocazione. Ebbene si, era una provocazione, perchè non riesco a capire, a capacitarmi come possiate considerare la signora in questione una grande virtuosa (solo perchè esegue i picchiettati e arrivava fino al mi?) e non rileviate invece l’antimusicalità, le stonature, i suono fissi, opachi e quant’altro che hanno sempre contraddistinto questa cantante. Voi che siete così severi con i nuovi, i Kaufmann, i Villazon, le Netrebko, perfino con Keenlyside, per non parlare della Caballé (cantante che del resto io ho contestato vivacemente nella sua vergognosa Ermione a Pesaro…questo non toglie che io la consideri una delle grandi del dopo Callas) e via discorrendo. Ecco questo non me lo spiego. Sento io in un modo diverso?
    E guardi che ho sentito la Anderson fin dal suo debutto in Italia nella Semiramide a Roma. Ma l’avete mai sentito il Mosé in Egitto? O il Maometto Secondo col grande Samueò Ramey? Ma vi piacciono quei suoni? Fino ad arrivare alle sue esibizioni a Pesaro (sono stato un frequentatore del festival per almeno 12 anni…) Otello e Ricciardo e Zoraide…Basta mi fermo qui. Vorrei sapere un vostro parere in proposito.
    Stesso discorso vale per un’altra grande cantatrice e grande stonatrice: la Serra…
    Ecco (e qui ritorno all’inizio) la signora Kabaivanska non ha mai stonato, magari ha steccato ma -voi mi insegnate è un’altra cosa.
    Ossequi, Antonio

    • Carissimo, francamente di chi tu sia, pocomrileva qui. Del tema agresta ho gia detto tutto. Mentre tu, a parte stare al limite dell insulto personale, nulla hai detto per confutare quello che penso. Quindi attendo di capire quello che tu hai da dire in merito alla prova, parlando nel merito delle cose. Quanto alla signora kabaivanska, che amo moltissimo come cantante, qui il discorso e’ e rimane chiuso con l esempio fatto. Parla di canto e avrai risposte. Se poi la anderson ti interessa, ci sono qui svariati articoli specifici dove puoi inserirti. La anderson qui non c’ entra un fico secco e non amo discutere con cho tira in ballo argomenti che non c ‘entrano nulla, per sostenere tesi che non sanno o non possono sostenere. Se poi credi di parlare con dei fan di quella, beh….e’ la prova che nemmeno sai dove stai scrivendo ( e alludo alla anderson in grande carriera, non quella di quelle venerande apparizioni cui abbiamo assistito cdg in vita). ti invito a non confondere musicalita’e gusto, di cui la anderson possedeva la prima ma era assai male in arnese per il secondo, almeno per noi italiani. Se vuoi insistere con la agresta, pero’, fai pure…..possiamo poi mettere in campo argomenti ben piu tosti di quelli sin qui usati, tipo grandi leonore con la voce da lucia e puritani…e andremmo sull’argomento spinoso del fiato e della proiezione e della musicalita’…vera. credo basti cosi

    • gentile vivaverdi, basta, per porre fine a questo piagnisteo, una frase di Rodolfo Celletti nella cui abitazione di frequente la signora Kabaivanska si recava per motivo tecnico professionali, ovvero che “mai i grandi cantanti sono grandi maestri di canto” l’equazione non è quasi mai verificata nella storia, MAI negli ultimi anni. Saranno anche gli allievo poco duttili e disponibili ad imparare però….. se penso a cantanti buoni maestri di canto vado a Manuel Garcia Jr, Mathilde Marchesi ed Enrico delle Sedie nell’ottocento e lì mi fermo. Anche Maria Ivogun, ad onta dei perpetui e pubblici riconoscimenti di Elisabeth Legge Scharzkopf, non produsse certo una allieva a lei pari nel livello tecnico. Forse la Viardot, ma “mise le mani” su cantanti, che già conoscevano i rudimenti e, poi, in casa Garcia canto ed insegnamento andavano in coppia o quasi.
      Non solo, ma quando una persona dell’intelligenza e dell’acume di Raina Kabaivanska, stando a quanto più volte mi disse Celletti, deve, per difendere la signora Agresta scarsina quale Amalia dei Masnadieri, dire che Verdi massacra le voci siamo in una delle realizzazioni della frase “un cantante vale per quello che fa sul palcoscenico”.
      La frase era una topica di Ebe Stignani, che pur capacissima non volle mai insegnare canto. Circostanza confermatami da un mezzo soprano morto da qualche anno.
      Quindi dividiamo cantante da maestra di canto con la tara che, talvolta, gli allievi fanno quello che più gli aggrada ad onta dello sgolarsi del maestro.
      Se, però, ascolto allieva e maestra devo dire che qualche cosa la prima richiama della seconda. Naturalmente i difetti, non i pregi. Ascolti la zona medio grave anche della Kabaivansk giovane (badi non le note estreme, che sono altro) e sentirà ora suoni opachi ora suoni sordi. Nella giovanissima Raina questo si ripercuoteva anche sui primi acuti (vada i risentire i suonacci che, quale Agnese del Majno, la debuttante Raina emetteva nel maggio 1961 alla Scala nel concertato atto primo), poi nella zona centrale ed acuta la Kabaivanska corresse il tiro (incontro con la Ponselle?) tanto che, anche alle soglie del ritiro, gli acuti estremi suonavano facili e squillanti mentre in basso eravamo prossimi alla caricatura. La prova dell’assunto sta nel fatto che la diva del Verismo splendida a vedersi, sempre fraseggiatrice interessante ed attenta (mica l’Olivero, però ad onta del culto dei fans) evitò un must del Verismo quale Fedora, evitò pure Santuzza (che l’Olivero ed anche la Gencer avevano cantato) e Wally, ruolo centralizzantee e che richiede autentico timbro sontuoso, fu una “toccata e fuga”. Mi taccio di Iris perché era opera già dismessa quando la Kabaivanska divenne la Raina.
      Da ultimo per “mettere le cose al posto” le note centrali di Luciana Serra suonavano in teatri come Torino, Firenze e Milano ampie e sonore e la signora cantava parti di coloratura e magari anche da soubrette. Mica la Contarini come presume fare con il centro di posizione bassa Maria Agresta. Tutto qua
      Domenico Donzelli

      • ma per forza che é così! il cantante di successo che si mette a insegnare canto sarà ancora più esasperato nella assai nociva “teoremizzazione” del “come si fa a cantare”.-
        Il grande canto é fatto di ricerca di omogeneità, morbidezza ed espressione che si coltiva con metodi tutt’altro che universali ma piuttosto individuati caso per caso. Io sostengo con l’aiuto di un ripassatore di spartiti che abbia buon orecchio piuttosto che da un maestro di canto che vuole adattare a chiunque la propria ricetta.-
        Oggi dopo aver letto delle vicessitudini del cast del Guglielmo Tell ho avuto la curiosità di ascoltare qualche clips relativa al tenore Enea Scala. Ecco, mi sono detto, “quanto avrà studiato ‘sto toso per avere una voce così disomogenea, dura e inespressiva?” Si, perché bisogna veramente studiare tanto (e probabilmente male) perchè un ascoltatore medio-mona come posso essere io, non riesca a cogliere UNA dico UNA dote naturale che presumo dovesse avere un soggetto dotato di tale cognome!

        • Cioe’, secondo te, uno non capisce come canta ma tu lo giustifichi? Esiste anche lo studiare male. Studiare senza profitto. Studiare con cattivi maestri. Studiare per fare cose che non si possono fare…….insomma, starebbe a lui anche ascoltarsi, o no? Oggi possiamo registrare ma cantiamo indubbiamente peggio di come si cantava un tempo quando i cantanti non potevano riascoltarsi. Ma veh che fenomeno strano ????!!!!???!!!

          • certo ma nel passato abbiamo constatato cento volte come i cantanti abbiano imparato a cantare imitando gli altri cantanti senza ascoltarsi piu’ d tanto.

  14. Però, che la Anderson e la Serra fossero spesso calanti l’ho sentito anch’io dal vivo. Ciò non toglie che a loro sono legati molti bei ricordi : uno per tutti la magnifica esecuzione di ” Verranno a te sull’aree” di Kraus e Serra alla Scala, tutta a mezzavoce, forse la più “magica” che abbbia mai ascolatato (incisioni , live o no, ive comprese). Se qualcuno di voi ha la registrazione di quel duetto me la posta per favore?

  15. Personalmente mi sento in questo dibattito di dire solo che la anderson appena arrivata in italia, quella della semiramide di roma, della fille du regiment di parma, della lucia di firenze, della sonnambula di venezia, e che tutti hanno sentito nell amadeus di forman come regina della notte, era una cantante semplicemente fantastica. Io non so quanto e in che cosa l avete sentita. Per me quella era una cantante eccezionale per voce, tasso acrobatico, presenza scenica. Il suo percorso poi inizio’ a cambiare, certi vezzi tecnici come quello di spingere in certe zone della voce portarono a durezze che l ampliamento di repertorio incentivarono. E a questo si aggiunsero fattori di personalita’. Ascoltarla fu sempre meno piacevole per questi motivi…Detto cio’, a parita’ di carriera, essendo maria agresta agli inizi come la anderson di cui ho fatto menzione sopra, francamente non mi pare che il confronto nemmeno si ponga. Sarebbe umiliante a dir poco. A cominciare dalla differenza di mezzo naturale di ben altra qualita timbrica, estensione e volume.Tra qlche anno vedremo dove sara’ e come maria agresta (per me non dura molto, dato che e’ gia’calata rispetto al suo lancio nei vespri), e solo allora la paragoneremo alla anderson calante, con la voce dura, stirata, noiosa etc….ora….non conviene alla agresta!

    • Certamente la Anderson era un mostro di bravura tecnica, ma non mi pare avesse una voce eccezionale. Non era insomma una Sutherland né tantomeno aveva la singolarità di timbro e la spettacolarità della Gruberova. Interprete freddina poi, un po’ meccanica insomma.

  16. Il fatto che Norma abbia avuto tre interpretazioni molto diverse ma di grande valore da parte di Callas, Sutherland e Caballé non deve creare pregiudizi nei confronti di nuovi esecutori solo perché non hanno le caratteristiche tecniche di almeno una di loro. Certamente é ruolo arduo assimilabile alla coperta corta con la quale é difficile avere calde orecchie e piedi, per cui sia che ti chiami Scotto, Devia, Cigna, ecc. essere riusciti a renderlo per almeno due terzi giustifica il cimento. Maria Agresta ha già eseguito Norma e credo che Zurigo sia un teatro adatto al suo peso vocale. Per una cantante che si é ben comportata in Gemma di Vergy e Vespri Siciliani se non arriverà stanca sono convinto che potrà far bene.-
    Circa la Anderson, cantante rispettabilissima, elegante e moderna nella corda malinconica, che ho seguito nel periodo migliore, salvo la sua apparizione in Daphne alla Fenice, concordo con Cortecci. Io nelle belcantiste integrali del dopo Callas la colloco dietro non solo a Sutherland, Sills, Gruberova, ma anche (seppure di poco) a Devia, Serra e Cuberli.

  17. qui Radioemme STOP trasmissione dal campo d battaglia STOP chapeau a Alvarez STOP Vassallo ha gia’ 3 gialli cercano arbitro Collina per buttarlo fuori con cartellino rossoSTOP ricomincia l opera saluti a tutti

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