riparazione della Butterfly. Non è la prima volta che il corriere della Grisi sente l’urgenza di “riparare” ad un torto subito (parola grossa e molto altisonante) da un titolo. Sino ad ieri sera potevamo osservare che nei teatri italiani la fantasia è bandita tanto che a Firenze, Torino e Genova nel volgere di un mese la storia dell’innamorata e sventurata gheisha viene riproposta. Inutile dire che i titoli del’900 (genericamente ed impropriamente Verismo) sono molti di più e assai più vari di quelli che vediamo d’abitudine nei nostri teatri perché ci stiamo provando con “musica proibita”. Dopo ieri sera ovvero dopo la diretta streaming da Genova con difensori da un lato e attaccanti dall’altro della produzione con tanto di fuga della protagonista/regista e rimpiazzo dell’ultima ora in ogni senso preceduto dalla trasmissione televisiva e dai racconti di ascoltatori fiorentini abbiamo sentito il bisogno di proporre qualche ascolto. Per riparare il compromesso apparato uditivo e per cercare di fare un po’ di chiarezza sul fatto che anche le opere popolari ed amate da tutti non possono essere mal allestite ad oltranza perché tanto la gente viene a sentirle e la Butterfly fa piangere. Talora, come in tempi recenti in Italia, la cagione delle lacrime è ben altra.
Allora niente rassegna delle grandi Butterfly diciamo quelle storiche che a conti fatti non sono tante perché il ruolo è insidioso ed oneroso per i soprani lirici e quelli spinti rischiano di tradire la fragilità (apparente) del personaggio con opulenza vocale e grandeur. Se ne è di fatto astenuta una cantante pucciniana come la Tebaldi, l’ha praticata pochissimo la Callas (giusto per contrastare il quasi contemporaneo debutto della Tebaldi in suolo americano entrambe) ed anche Eleonor Steber, che ha lasciato un live encomiabile, non ha assommato molte recite della giapponesina. Alla fine ci sono cantanti che a Butterfy hanno quasi sacrificato voce e carriera voce come Mafalda Favero e per certi versi la Scotto, altre che sono state monopoliste del ruolo come Rosetta Pampanini o in tempi più vicini la Kabaivanska ed alcune che, pur deputate pucciniane o veriste, l’hanno praticata meno di altre parte ad esempio l’Olivero o la Price. I motivi sono quelli detti in apertura troppo pesante per i lirici vocalmente, rischio di pesantezza per i lirico spinti o drammatici, che preferiscono Tosca.
Ciò non toglie che Butterfly sia fra le dieci opere più rappresentate al mondo e come nessun altro titolo pucciniano imperniato sulla protagonista che è sempre presente con un secondo atto vocalmente ed interpretativamente massacrante spesso grazie a solidissime cantanti, che hanno praticato per ogni dove il ruolo (come accade per la Hayashi) o che lo hanno eseguito occasionalmente e hanno lucrato fama e celebrità da altri ruoli (come accade per una Arroyo). Diciamo che gli ascolti che andiamo a proporre – nessuna presunzione di completezza- nascono proprio da questa idea per cercare di chiarire e riparare
Io sono riparato anche solo dopo aver ascoltato la Arroyo nell’entrata di Butterfly!
vedrai quando arriva il duo italico Gabriella/Antonietta….da fare del sano revisionismo
io posso lasciare la mia testimonianza sulla Butterfly di Firenze (domenica 9.2). La Cedolins ha commosso un teatro esauritissimo: non ha eseguito le varianti acute nel primo atto (entrata e duetto) che fece alla Scala nel 2007, ma si é dimostrata ancora solida nella sua interpretazione più romantica che verista e, soprattutto, scevra di retorica. Stefano Secco e il baritono Kim hanno pure riscosso un meritato successo così come il bravo Goro. Il direttore Valchua anche questa volta non mi ha coinvolto più di tanto.-
Ho letto invece che a Genova è successo un putiferio… doveva debuttare la Dessì in doppia veste di regista e interprete (tra l’altro in un ruolo, quale quello di Cio-cio-san, tra i più congeniali al soprano genovese) e invece: la Dessì indisposta sosituita da Maria Luigia Borsi (che ha suscitato qualche perplessità), Armiliato ha cantanto pur essendo influenzato, il baritono è stato sostituito, e il direttore è salito sul podio pur essendo anche lui afflitto da una forma influenzale!
Un’ecatombe vera e propria! Almeno dicono che l’allestimento fosse molto bello.
Allestimento di Montresor infatti
Copiato dalla pagina fan di FB della Signora Maria Luigia Borsi stamattina. E’ sempre meglio avere tutte le informazioni prima di scrivere:
“In 8 giorni ho cantato Butterfly 4 volte a Genova. Da una sola recita, sono diventate cinque. Io sono una roccia e lo so molto bene…. non mollo mai nei confronti di Puccini e la sua musica. Purtroppo il mio ambiente è pieno di artisti che non hanno capito cosa significa avere l’anima Pucciniana. La sua musica sale sopra di tutto, anche sopra la malattia. Alla prima di Butterfly a Genova avevo la bronchite acuta, ma nessuno ha pensato di scrivere questo nei giornali, e neppure il teatro ha voluto comunicarlo al pubblico nonostante sono io che ho fatto un favore alla produzione. Con la febbre si canta ugualmente!! Con la bronchite si muore davvero…… Parliamone!
Ecco il motivo per cui prefersico cantare fuori l’italia, la gente fa troppe bizze qui e non hanno l’anima e ne la forza degno di Puccini molte volte. ML”
A Torino è stato terribile. Questa produzione era stata presentata la prima volta con Hui He che offrì una valida prova e con Steimberg che non mi deluse. Rivista oggi l’unica cosa che rimaneva intatta era quell’orripilante regia di Michieletto, peggio del ballo scaligero secondo me, mentre i cantanti facevano a gara a chi faceva peggio con i colleghi impegnati contemporaneamente in turandot. Un febbraio da dimenticare totalmente per Torino.
a maggio-giugno tell!!!
Figurarsi che hanno già cambiata per tre volte il baritono: Capitanicci poi Alvarez per arrivare adesso a quel rottame di Jenis
Guglielmo Tell dal 7 al 18 Maggio per 5 recite.
Anch’io ricordavo che, a inizio stagione, era previsto Carlos Alvarez ma Capitanucci, se non ricordo male, non era alternativo ma in secondo cast. Ora, sul Programma cartaceo ed anche sul Sito del Regio, Dalibor Jenis in primo cast (3 recite) e Capitanucci sempre in secondo.
Matilde Angela Meade, come gia’ previsto, in primo cast mentre nel sito e’ sparita Elena Mosuc dal secondo a beneficio di “interprete da definire”.
John Osborn e’ il primo Arnoldo, con aumento del numero di recite da 3 a 4; Enea Scala il secondo.
A proposito del “febbraio” di Torino, sabato sono tornato a Turandot per il 2 cast: non grandi differenze tra Raffaella Angeletti e Johanna Rusanen, ma la Angeletti e’ scenicamente credibile, e nemmeno tra Walter Fraccaro e Roberto Aronica, ma la seconda Liu’, Erika Grimaldi, e’ meglio della Giannattasio.
Eika Grimaldi sara’ Jemmy a Maggio.
A propositi di Madama Butterfly: ma quella andata in scena poche settimane fa e’ quella immediatamente riproposta su Rai5 ? Ho visto solo il primo Atto: ma come si e’ ridotto Pisapia ?.
Enea scala????????? Ops.
Risposta a Giulia Grisi: si’, Enea Scala nella recita del 09/05: questo dal Sito. Nel programma cartaceo in distribuzione figura ancora John Osborn per 3 recite e “interprete da definire” per le altre 2.
Ci credo…ci credo….ma come fa? E’ pesantissimo….mah
Ho sentito Enea Scala nell’Italiana in Algeri a Brescia un paio d’anni fa e credo sia stato forse il peggior tenore che ho mai sentito a teatro. Rendeva bene solo il balletti quando ancheggiava a ritmo di musica… comunque ha tutto il mio rispetto perchè ci vuol coraggio ad esibirsi in quelle condizioni.
Nel belcanto credo che i difetti di un cantante appaiano più evidenti che negli altri repertori
Ritengo sia giusto attirare l’attenzione su quanto affermato in apertura di articolo: i titoli italiani risalenti al primo ‘900 meritevoli di attenzione sono molti di più di quelli solitamente proposti. Mancanza di fantasia ( e coraggio ) da parte dei teatri, non sempre mancanza di curiosità nel pubblico: ricordo che tra i successi più clamorosi cui ebbi modo di assistere fu quello di IRIS a Roma nel 1996 , applauditissima poi a Torino l’anno dopo sempre con Gelmetti sul podio e in forma di concerto. Trovo il culto degli anniversari e delle ricorrenze in molti casi superfluo e stucchevole ( ogni anno dovrebbe essere l’anno di Verdi e Wagner, ovviamente ) ma in alcuni casi ricordarsi delle date potrebbe favorire l’accostarsi a titoli poco frequentati o scomparsi . Il 1913 è stato l’anno della prima di Parisina ( alla Scala ) , il 1914 di Francesca da Rimini ( a Torino ). Due titoli a mio parere veramente di grande interesse, su cui varrebbe la pena di ritornare, magari a scapito della miliardesima Butterfly ( opera che amo profondamente ma a cui qualche volta rinuncerei volentieri per vedere qualcosa di meno frequentato ).
Abbiamo creato la serie sulla musica ‘probita’ apposta