Aspettando il Trovatore XV. Finale: Rethberg, Martinelli 1936

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Il Trovatore: Che!… non m’inganna quel fioco lume? – Giovanni Martinelli, Elisabeth Rethberg, Kathryn Meisle, Richard Bonelli, dir. Gennaro Papi (Met 1936)

La prima dell’edizione scaligera è stata sabato, ma il titolo resta ancora attuale e valido atteso che dall’attesa materiale siamo passati a quella mentale e psicologica perché di un Trovatore degno di questo nome neppure l’ombra nell’esecuzione scaligera. Chiudiamo con la sublimazione dell’amore di Leonora, che  per non essere del Conte preferisce bere il veleno. Diciamo che ha la mano un po’ pesante con il tosco  e la beffa non riesce. Così l’autentica protagonista Azucena può, con tanto di si bem., affermare e sancire il compimento della propria vendetta. Ma il motivo di quest’ascolto va ricercato nel soprano e nel suo struggimento di amore e morte. Ad opera di Elisabeth Rethberg abbiamo lo struggimento e la morte, ma con voce e peso specifico verdiano perché uno dei peggiori errori musicali ed interpretativi di questi ultimi decenni è credere (gli esecutori) ed illudersi (il pubblico) che il piano di un soprano verdiano debba essere lo stesso di un soprano da Bohème, così finisce che abbiamo (come comprovato ancora l’altra sera alla Scala) piccole voci di piccoli soprani da opera naturalista, che si impossessano delle opulente arcate di fiato del morir d’amore verdiano. Tutt’altra cosa, come dimostra Frau Rethberg.

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