Il soprano viennese è passato alla storia per le esecuzioni di Strauss e del Wagner lirico e per la longevità della carriera. Siccome era un’esimia vocalista dotata di un rilevante bagaglio tecnico cantò per una cospicua parte della carriera Verdi. La sua Leonora è ispirata e vigorosa, al tempo stesso, come accade al recitativo, capace di legare e di sfumare i suoni a quasi tutte le altezze senza intaccare la rotondità di emissione e la pastosità del timbro come comprova l’andante dell’aria dove è notevole anche l’abbandono al ricordo d’amore. Se la cava piuttosto bene anche nelle agilità della cabaletta, eseguita una sola volta come di tradizione. Morale scontatissima e quasi monotona del Corriere: quando si sa cantare bene si eseguono con dovizia di accenti e adeguati colori tutti gli autori, non esiste la differenza fra soprano verdiano e soprano wagneriano. Aggiungo che erano tutte così provvedute le cantanti di scuola tedesca sino al secondo conflitto mondiale.
Un pensiero su “Aspettando il Trovatore II: Tacea la notte placida Maria Reining (1936)”
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Quando ho sentito che era in lingua tedesca ho pensato: oddio che orrore (non ho un grande feeling per il canto in tedesco in generale)!
Eppure sono rimasto impressionato dalla bellezza della voce e dalla grandezza della cantnate, che sembra davvero un’ardente innamorata che desìa il focoso Trovatore, perché la involi e la renda felice!
C’è un abbandono e tono sognante davvero ammaliante! Peccato per l’acuto alla fine dell’aria preso in un modo brusco che poco si addice a tanta bellezza. Anche nella cabaletta è ottima (e veloce!), ma da una voce così libera e ben emessa era logico aspettarselo