Prendiamo spunto dagli ascolti effettuati dal vivo in questi giorni per rispolverare un po’di nozioni di buon canto mezzosopranile, essendo la questione dei modelli assai cogente. E regolarmente si sceglie sempre il peggiore, il più volgare, il più imperfetto. Le scuole dell’est, per qualche ragione che è inutile qui sondare, fabbricano in serie brutte copie svociate di Elena Obratzova, prive e del suo aspetto fascinoso e della sua voce torrenziale. Eppure altri e migliori modelli li avrebbero, come la Arkhipova o la Preobrazhenskaya o prima ancora la Obukhova. Qui confrontiamo la diva russa con una cantante di scuola bulgara ed italiana assieme, cresciuta al cospetto della perfezione di Ebe Stignani. Non credo nemmeno sia necessario insistere più di tanto nel sottolineare la differenza nel modo di cantare tra le due. La differenza di emissione, composta elegante e facile la prima, forzata, bassa e tubata la seconda; la bellezza e compostezza degli acuti della Nicolai rispetto all’Obratzova che pure aveva egli acuti il punto di forza del suo canto.La qualità del legato, poi, risulta decisamente diversa. Uso accorto e composto del registro di petto la Nicolai, un portento di volgarità e sguaiataggine la Obratzova, i registri per nulla omogenei come il canto di scuola vorrebbe. Lo stile espressivo del brano, perciò, risulta assai differente: la Nicolai canta modulando la voce anche sulle mezze tinte, dolente e disperata, ma elegante, con l’espressione cantata in primo piano. La Obratzova accentando in modo più esasperato, con slancio ma anche in modo appariscente, dove il dolore di Santuzza risulta soverchiato da una sorta di disperazione esteriore e di esagerazione. Si ascoltino frasi come ” arsi di gelosia, me l’ha rapito ” oppure “Lola e Turiddu s’amano…io piango, io piango…” dove l’enfasi verista è gestita in modo assai diverso dalle due cantanti.
Oggi, dopo tanti anni di diseducazione del pubblico al canto, è come se la maggior parte di esso fosse in grado di cogliere in questo repertorio soltanto gli accenti esagerati e bradi, e non più quelli lirici, dolenti e, perché no?, il lato strumentale dell’espressione, che una voce importante correttamente educata può produrre anche nell’opera verista ( e ai suoi tempi la Nicolai era considerata davvero una cantante “verista” ). Diseducazione del pubblico e diseducazione dei cantanti, che alla fine di certi fenomeni vocali, come fu in effetti l’Obratzova, finiscono solo per fare la parodia di modi che con voci normali non possono sostenere, facendoci sentire gli effettacci ma non la voce. Del resto fin tanto che il grande canto viene stigmatizzato come “roba vecchia”, “matrone inespressive” e via discorrendo, produrremmo soltanto guitti e urlatori ed un pubblico avvezzo ad ascoltare soltanto laj da arena romana.
5 pensieri su “Ascolti comparati: Cavalleria Rusticana. E. Nicolai vs E. Obratzova”
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E’ per me sempre una grande emozione
riascoltare Elena Nicolai. Una voce, una vera voce,
emessa senza trucchi e senza artifizi.
Ferma, solida, discreta dizione, bellissimo colore,
buon fraseggio, acuti centri e gravi legati da scuola
autentica ancorche’ non perfetta. Fantastica gregaria
di inarrivabili artiste. Le danno della verista? Benissimo,
Santuzza e’ un personaggio verista! E ben venga
il verismo se cantato cosi’, altro che palle.
L’altra Elena e’ stata una forza della natura, anche
se il metodo lasciava a desiderare, ma lasciava
a desiderare solo dopo i primi anni della carriera,
all’inizio era buona cantante anche lei, ricordo la sua
prima Marfa con la trasferta del Bolshoi e la sua prima
Charlotte, personaggi cantati persin con gusto e
scuola, non solo fattori vocali.
Criticabile fin che si vuole in questa registrazione,
ma, seppur inferiore alla Nicolai, oggi una Obraztsova
senza ombra di dubbio, sarebbe la numero uno,
quantomeno per lo sfarzo dei mezzi. Chi l’ha
ascoltata anche all’inizio del tramonto della sua
parabola artistica ahime’ giunto troppo presto,
nel “Don Carlo” del bicentenario, non potra’ che
non essere d’accordo: un fenomeno vocale.
Se poi pero’ i paragoni si pongono con una Arkhipova od
un Obukhova parlando di mezzosoprani, vale a
dire con il massimo che la scuola slava abbia prodotto
in termini di natura e metodo, nel caso della prima,
o dell’assoluto controllo del suono e dal fraseggio inarrivabile nel caso della seconda (insieme alla Doulukhanova), e sempre
riferendoci a quel periodo, e’ chiaro che anche le doti ed il
linguaggio di Obraztsova non possono che essere ridimensionate.
Grazie grazie e grazie, le ottime artiste come Nicolai e’
obbligo che vengan ricordate, ma anche le nature
particolarmente dotate, come Obraztsova o prima di lei
Galina Borisenko e Valentina Levko, son degne di ricordo.
Ed oggi, quest’oggi affitto dalle Sementchuk, lo sono
piu’ che mai. Ciao cara.
La Nicolai, che conosco da diverse registrazioni, mi piace molto: si sente subito che canta con voce libera, ben posizionata e anche come interprete è credibile, partecipe, in virtù di una tecnica di qualità. Aggiungo che non mi pare per nulla matronale e, anzi, questa continua censura dell’elemento aulico che, a mio avviso, resta la cifra distintiva (una sorta di filo rosso) di tutto il melodramma almeno fino alla prima metà del ‘900, ha solo fatto male al canto e snaturato il melodramma stesso.
La Obraztsova non mi convince mai invece: la voce è grande, bella negli acuti, il temperamento è un suo punto di forza, ma trovo fastidioso questo uso smodato del registro di petto già in tessitura centrale, credo che a lei piacesse, io lo trovo solo volgare e plateale (e se in Cavalleria si può anche accettare, in altre opere no).
Tre considerazioni:
a) Ha ragione Miguel: se ci fosse una cantante così oggi sarebbe quasi un miracolo.
b) In certe cose mi ricorda la Baltsa, che aveva lo stesso temperamento, ma una voce infinitamente meno poderosa e bella.
c) Alla Obraztsova ho sempre preferito, tra le contemporanee che frequentavano quel repertorio, la Cossotto.
Ciao Ninia,
La Cossotto era una splendida Santuzza.
Probabilemente la migliore di quegli anni.
Una delle migliori esecuzioni da me
ascoltate in teatro. Con la Obraztsova
manco si pone il paragone. Alla prossima.
Miguel ti chiedo un parere circa la vocalità della Cossotto alla luce della tua esperienza. (Scusa se la questione è inflazionata, ma perdona la giovanile curiositàXD)
Secondo te la Cossotto era un mezzo o un soprano? La mia maestra di canto, ad esempio, crede sia stata un soprano, io non sono molto sicuro, ma propendo per il falcon.
Ciao Ninia,
Secondo me la Santuzza della Cossotto
e’ l’esatta fotografia delle sue possibilita’
e caratteristiche, e Santuzza e’ da sempre,
ruolo dalla vocalita’ anfibia. Ciao caro,
un abbraccio a te ed alla tua maestra.