Ascolti comparati: “Ah non giunge uman pensiero”. Diana Damrau vs. Marcella Sembrich

Diana Damrau Immagine anteprima YouTube

 

Marcella Sembrich Immagine anteprima YouTube

 

Siccome Frau Damrau ha appena cancellato la partecipazione alla Sonnambula di Barcellona e tale cancellazione è stata imputata all’onerosità della parte di Violetta in Scala riteniamo doveroso dimostrare che anche antecedentemente l’inserimento del personaggio della cortigiana verdiana  Diana Damrau fosse inidonea al ruolo della Sonnambula  e che , per contro, la Traviata non certo ruolo tale da nuocere alla voce, come la vetusta Marcella Sembrich dimostra. Marcella per la cronaca fu una Violetta celeberrima e soleva inserire (qui l’arbitrio è grande) il rondo di Amina  nel finale del Barbiere di Rossini.

 

Possiamo anche dire che a cinquant’anni dopo più di trent’anni di carriera il soprano polacco è accorciato in alto, omette, infatti, la puntatura al mi bem5 nelle battute di conducimento fra la prima e la seconda strofa della cabaletta e nel da capo le varianti sono piuttosto caute ed un paio di ribattiture non sono affatto facile  e sgranate inserite per eliminare la salita ai sovracuti di tradizione, la vocalizzazione è però facile e il suono fermissimo, senza essere mai fisso. In questo la Sembrich è cantante di scuola italiana ed antica: quella dei Lamperti.  E’, però doveroso aggiungere come  il personaggio di Amina per la sua discendenza psicologica da Nina e Cecchina ammetta interpretazioni, che privilegino l’aspetto larmoyant. In questo senso esemplare l’esecuzione di Rosina Storchio. Cosa dobbiamo, a mio avviso ammirare in una cantante a fine carriera, che incise dischi con una tecnica primordiale nel 1904. In primo luogo l’ampiezza e la sonorità che  oggi stupiscono in una voce qualificata di soprano lirico leggero e che quel repertorio ( se si esclude Ernani e Lohengrin) frequentò per un trentennio, per altro che questa qualità non sia esclusa nelle voci di soprani leggeri lo va confermando ancor oggi Edita Gruberova. Non c’è solo l’ampiezza e la sonorità c’è anche, oggi persa del tutto, la risonanza del registro basso. Quando questa Amina scende al  mi grave di “son pieNA”  ed al re grave di “ah m’abbracciA” lo fa utilizzando essenzialmente suoni di petto o almeno con marcate risonanze di petto, che risuonano in posizione alta e nulla hanno a che vedere coi suoni ora sfuocati ora chiocci ora aperti dei soprani dell’ultimi cinquant’anni nessuna esclusa. Perché una cosa è certa Marcella Sembrich non riteneva i suoni di petto nocivi alla voce sapeva emetterli e sapeva limitarli ad una ben circoscritta zona della voce. Aggiungiamo che in genere la scrittura belcantista prevede il raggiungimento di quella zona della voce mediante scale o arpeggi, mai repentinamente.

 

Ascoltiamo la Damrau e il risultato finale è che la voce di soubrette, che è soprattutto nella tradizione tedesca una particolare tipologia vocale e psicologica può essere una buona regina della Notte o Zerbinetta ( nessuna delle due parti è scritta per questo tipo, ma sopporta da decenni lo sfasamento), ma non dovrebbe mai approcciare il bel canto italiano (Handel e Rossini) od autori subito successivi come Bellini e Donizetti pena nella migliore delle ipotesi il travisamento del personaggio e nella maggior parte una mediocre esecuzione. Quanto a travisamento del personaggio basta guardare (impietoso video) le mosse, mossette ed ammiccamenti di questa Amina, mezza Sofia e mezza Zerbinetta, quanto all’esecuzione vocale (pure munita di mi bem 5 maldestramente toccato e subito spezzato) abbiamo attacchi poco fermi e sonori della cabaletta perché nella zona del primo passaggio suoni bassi vuoti secondo l’odierna moda che crede che il sostegno del fiato sia necessario solo per la gamma acuta, al da capo un trillo interpolato è piuttosto  ingolato e forse sarebbe il caso di dire “ingolfato” e quando si tratta di emettere note superiori al  si bem la cantante – da buona soubrette- è capace di farlo solo con suoni flautati ed in seguito a scalette o staccati. Il tutto esemplare negazione della vocalizzazione italiana ossia all’italiana che voleva suoni ampi, sonori e pieni. Quelli emessi da “quel che resta di Marcella”!

34 pensieri su “Ascolti comparati: “Ah non giunge uman pensiero”. Diana Damrau vs. Marcella Sembrich

  1. Si sente che la Sembrich era vecchia all’epoca, ma che vocalizzare sicuro e che gusto!

    La Damrau (che all’inizio non mi dispiaceva troppo) si è ridotta proprio male… gli estremi acuti sono tra l’urlo e lo squittio. E’ completamente un pesce fuor d’acqua e dimostra una tecnica imperfetta, un soprano di coloratura privo di virtuosismo.

    Mi torna in mente la Edita, criticabile (e tanto criticata) per gusto e stile, ma fenomenale Amina, specie nell’82 e nell’85! Sentire per credere:)
    http://www.youtube.com/watch?v=nFoYTLh0fTo

      • Non vorrei anticipare nulla, ma alla generale il pubblico era in delirio dopo la follia, “splendida!” gridavano alcuni e dopo la morte di Edgardo (senza voce e sbagliando pure le parole) il teatro risuonava di “Bravo Vittorio!” e “Vittorio! Vittorio!” mentre il divo sbracciandosi si inchinava al proscenio…

          • Per Miguel: parlo della generale del 29 febbraio col primo cast. Un delirio in tutti i sensi. Credo che in molti possano confermare.

          • Ma si, ma li hanno applauditi un po alla pazzia e al finale. E grigolo viaggia con le sue amichette clacchettare…..ma se per te quelli sono grandi applausi. Dai…..sono dei penosi di agenzia e lo hanno detto persone assai piu buone della grisi…..che poi alla prima sono stati a casa

      • La Toti sì, ma la Eames in basso non esiste. “Son pie-NA” è un fa, non un mi, e non è di petto né deve esserlo. Comunque è piuttosto opaco. Il mib di “m’abbrac-CIA” (salto di decima!) pure non è di petto, ed infatti è piuttosto debole. Scendendo la voce della Sembrich perde di chiarezza, di smalto, si scurisce e si opacizza. Non capisco perché trovi così interessanti i suoi gravi. Non credo di dire una bestialità, dubito abbia fatto carriera in ragione dei gravi, le sue note salienti erano ben altre e mi sembra evidente. Soprani leggeri che scendono ai gravi con proprietà e naturalezza sono una Pareto o una Huguet. Anche la Toti e la Pagliughi.

        • non trovo affatto opachi quei suoni se non avesse avuto una prima ottava salda non avrebbe fatto traviata tutta la vita. In basso la toti miagola e la pagliughi allieva della tetrazzini non esiste. Se devo trovare due colorature perfette nel registro grave penso alla kurz e alla pacini

          • Non m’interessa se ha cantato Traviata tutta la vita, è lì da sentire quanto in basso faccia fatica, non va neanche a tempo nel fare il salto di decima verso il basso, cerca con prudenza la posizione per evidente paura di cadere di petto, ti sbagli di grosso se credi quello sia petto! Quanto dici sulla Dal Monte è una provocazione cui non ha neanche senso rispondere. Concordo solo sulla Pacini.

  2. Non commento la Damrau, provando a condividere le vostre osservazioni. Ma la Signora Sembrich è assolutamente inascoltabile………è la summa di tutti i difetti possibili e immaginabili dei soprani della sua generazione…………..

  3. Caro Guglielmo.
    Sii buono, fammi sapere per piacere quali
    sono i soprani ai quali ti riferisci, e, se non e’
    pretendere troppo, possibilmente anche
    qualcheduno, (non tutti eh, per carita’), di questi
    benedetti difetti che accomunerebbero le disgraziate.
    Senno’, caro, e’ un filino dura da capire sta’ storia.
    Grazie. Buona serata.

  4. Mi sono ascoltato i due estratti. Io credo che nei due passaggi incriminati (pieNa abbraCIA) la Sembrich non abdichi al cantare sul fiato -che é ciò che consente di percepire ancora un suono denso sonoro ed equilibrato- ed essendosi accorciata anche in basso, non può che spegnersi nelle note gravi che di fatto sono decomposte. Circa la Diana Damrau (che di solito é mia beniamina) in questa registrazione distribuisce un overdose di cattivo gusto vocale e scenico la cui sintesi é quel cantare a denti quasi chiusi che oltre a penalizzarla vocalmente non vorrei facesse temere ad Elvino (terminata la recita) di essere caduto dalla padella nella brace.-

    • e bravo albertoemme hai proprio ragione, un catalogo di faccette e mossettine e quell’insopportabile cantare a denti stretti che nella sua sbilenca organizzazione vocale le dovrebbe assicurare la proiezione del suono fanno ben poco sperare per il povero Elvino; alternativa all’amina inacidita della Damrau c’è la versione cannibale di quest’altra che invece la bocca la apre anche troppo http://www.youtube.com/watch?v=rsqrzz6RoeM , anche in questo caso vien da pensare che il povero Elvino si sposi Amina e si ritrovi nel letto una Lady Macbeth del distretto di Mcensk…

  5. Per Federico.
    Ciao Federico, anch’io parlo dello
    stesso spettacolo che hai visto e
    sentito tu. 29 gennaio ore 19.00.
    Non ho sentito e neppure visto
    nessuno in delirio, e te lo riscrivo
    anche senza testimoni, non mi
    servono. Ciao e buona domenica.

      • Ciao caro,
        Ma io non ho visto nessuna prima.
        Ho visto la generale.
        E che Grigolo oggi abbia dei quasi
        trionfi, non e’ cosa per me nuova,
        e tantomeno e’ cosa che mi turba.
        Da quando vado a teatro vedo trionfi
        che non condivido, ma tant’e’!
        Contesto il fatto che ci fossero pubblici
        in delirio alla generale che ho visto io,
        non alla prima che hai visto tu.
        Io per pubblico in delirio intenderei quelle
        persone che saltavano in piedi come
        dei tappi di bonarda alla fine dei duetti
        tra Corelli e la Simionato negli
        Ugonotti, Billy mio, o quel che succedeva
        all’uscita di Birgit Nilsson, Kerstin Meyer e
        Ingrid Bjoener alla fine di Eklektra….
        Deliri piu’ o meno condivisibili, ma…deliri!
        Grigolo, che per molti motivi a me non piace,
        e’ comunque, (e non vorrei innescare inutili
        polemiche), uno dei migliori cantanti d’opera
        di un certo nome, oggi sulla piazza, piaccia
        o meno a me ed alla maggior parte dei suoi
        detrattori. Poiche’ caro Billy, questa e’ la
        verita’, Grigolo e’ uno dei migliori, ma secondo
        me e secondo altri qui’, non sa cantare.
        Mica sono tristo per gli applausi a Grigolo,
        sono tristo perche’ non esiste un tenore
        degno di tal nome. Ed alla fine, comunque,
        se chiamiamo “delirante” il pubblico di
        mercoledi’ scorso, cosa dovremmo dire
        dei veri successi, condivisi o meno, che di
        continuo s’avvicendano da sempre a Milano
        cosi’ come in qualsiasi teatro del mondo?
        Delirante una Lucia che nell’aria di uscita
        becca undici secondi di tiepidi applausi?
        Delirante una Lucia che nella pazzia, brano
        dopo il quale, (senza ricorrere alle Deutekom
        od alle Sutherland), una Ostini, una Guglielmi,
        una Aliberti, che, non sono certo il meglio
        di quello che ho ascoltato in vita mia, prendevano minimo cinque minuti di consensi, e che alla prova di martedi’ non e’
        andata oltre due “brava” e un minuto di
        NON troppo roboanti applausi?
        Quel che e’ successo alla prima non lo
        posso sapere, non c’ero, parlo come sempre,
        di cio’ che ho visto.
        E come ultima cosa ti diro’, che questa
        Lucia, che ti piaccia o no, non e’ certo
        il peggio di quello che vedrai quest’anno.
        Ciao caro, spero di poterti conoscere
        presto, anche se un uccellino mi dice
        che ti conosco gia’. Alla prossima.

        • Dai, ho sentito più di una persona in platea gridare “splendida” e altri appellativi simili dopo la cadenza. Avrò mica sognato? In ogni caso, visto lo spettacolo che è stato, a mio parere gli è stata tributata un’accoglienza ben più che di cortesia. Ad ogni modo, i minuti di applausi non li ho cronometrati, ma va beh.

          • Poi però se mi dici che Grigolo è uno dei migliori tenori oggi sulla piazza, allora inizio a pensare che fossi anche tu tra quelli che invocavano il “Vittorio”. =) Meglio di Grigolo oggi ce ne sono di certo. Personalmente ritengo Mukeria e Jordi superiori.

          • Ma francesco meli fa una lucia superiore. Se abbasso il finale, allora lo abbasso per meli. O per alvarez……ma qui non c e’ nulla salvo le pose

          • D’accordissimo, Divina Grisi. Oltre al canto, trovo molto fastidioso il modo di muoversi in scena di Grigolo, il suo Edgardo è una caricatura, un ragazzino isterico ben lontano dal nobile signore di Ravenswood.

  6. Purtroppo hai ragione, Miguel, ricordo che nel suo sito ufficiale Stinchelli in risposta non so a quale osservazione riguardo le italiche voci tenorili, posto’ dei brani cantati da vari tenori nostrani e , effettivamente, il migliore ( o il meno peggio, a seconda dei gusti) era proprio Grigolo. Che anche a me non piace. Buona domenica

        • Caro Miguel, peccato tu non scriva in turco, noi lo leggeremmo con il traduttore di Google senza problemi, e sarebbe un’idea per omaggiare una grande Lucia! :)
          Mi interesserebbe sapere chi sono i 5 tenori? Me li diresti tu, please ? a me non vengono in mente, a parte Calleja. Già non condivido il fatto che Grigolo svetti….
          Ero alla generale e non ho assistito a nessun delirio di pubblico dopo la follia, al massimo a qualche decina di secondi di applausi striminziti, fin troppo generosi, a mio dire.

  7. Per Federico-
    No, non sono stato io ad inneggiare a Vittorio.

    Per Olivia-
    Abbiamo visto lo spettacolo insieme, a nessuno
    dei due e’ piaciuto il tenore in questione, e gia’
    ti ho detto, dopo lo spettacolo che Calleja non
    lo trovo un gran cantante. Ti ho anche gia’ detto
    che in Romeo da Amsterdam ed in Edgardo da
    Napoli avevo trovato un tenore non male:
    tale Ismael Jordi. Poi, certo se imbrocchiamo
    la serata giusta, potremmo anche provare con
    Mukeria. Ma, Olivia mia, si continua a dir le
    stesse cose. Io continuo a ritenere assente
    dalla scena operistica un grande Edgardo.
    Infatti ho gia’ scritto che e’ difficile trovarne
    cinque migliori rispetto a Grigolo, per lo meno
    tra quelli “di un certo nome” e cioe’ tra quelli
    che io possa conoscere.

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