Più volte ci siamo occupati di Wagner e di canto. Sempre in una posizione che escluda che per cantare Wagner ci voglia un imposto vocale differente da quello, che serve per affrontare il repertorio italiano o francese. Lo dimostriamo in primo luogo riproponendo due cantanti dell’età della pietra delle registrazioni in pagine vicine al Belcanto e che furono, per unanime giudizio, grandi esecutrici di Wagner Non sono per i lettori del corriere della Grisi una novità né Marianne Brandt né Lilli Lehmann. Non solo altre volte nelle pagine del corriere abbiamo affrontato l’argomento né devo fare richiamo e segnalazione con riferimento alla lettera di Giuditta Pasta da Bayreuth del 18 agosto scorso e con le “interviste a Marianne Brandt dell’agosto 2010 per dovere verso tutti coloro che scrivono sul corriere con conoscenza di Wagner e delle problematiche vocali ad esso sottese. Nel nostro cammino della Wagner edition stiamo arrivando all’opera che è il modello dell’operismo e del pensiero wagneriano ossia la Tetralogia e ci sembrava opportuno precederlo con una puntata di mero ascolto o quasi dedicato al titolo. Proprio in occasione della sua permanenza a Bayreuth, Giuditta Pasta ha potuto rilevare come nel corso del dibattito sull’esecuzione wagneriana, sul triste stato della vocalità wagneriana sia emerso che le esecuzioni più soddisfacenti dei capolavori wagneriane siano quelle dei teatri americani fra il finire dell’800 e il 1950 circa. Al Met trovarono rifugio cantanti che avevano avuto contrasti con Cosima Wagner e con la sua idea di canto. Argomento anche questo più volte affrontato nel blog e che non richiede ulteriori approfondimenti ma che possiamo dare per assodato ed indiscusso. Aggiungiamo anche che nella sue memoria Alma Mahler parla delle esecuzioni del Met, dirette dal marito, come delle più soddisfacenti sotto il profilo vocale e musicale. Anche qui spessissimo abbiamo proposto tutti i cantanti che furono protagonisti di quella stagione come Knote, Urlus, la Kurt, la Gadsky, tanto per restare ai maggiori e più noti.
Dobbiamo però aggiungere che il Wagner cantato non era un’esclusiva del Met. Lo stesso stile veniva praticato, infatti a Londra al Covent Garden e lo documentiamo con uno stralcio di Walkure diretta da Furtwaengler nella capitale del Regno Unito anno 1937 e lo potremmo fare anche con riferimenti ai teatri sud americani, dove spesso i cantanti tedeschi eseguivano in italiano le opere wagneriane. Superfluo riproporre le esecuzioni in italiano di cantanti italiani, anche perché con riferimento alla Tetralogia sono davvero poche e lo stesso accade con i cantanti di scuola francese, che, per altro, annoverarono grandissimi esecutori di Wagner. Cito il solo Paul Franz.
E’ una ottica limitata questa serie di ascolti e non ha altra pretesa se non quella di offrire anzi di aggiungere ulteriori spunti di riflessione alla nostra disamina sul canto. Abbiamo attinto a registrazioni dal vivo che dagli Stati Uniti sono davvero copiose. Spesso i cantanti , dirà e con ragione alcuno sono sempre gli stessi o quasi. Ma sono quelli che hanno fatto la storia dell’intepretazione Wagneriane e risentiti per l’ennesimo volta offrono perchè completi sempre uno spunto di riflessione nuovo. Potremmo dirlo con riferimento ad una quasi settantenne Ernestine Schumann-Heinck, che dimostra come la frequentazione wagneriana non sciupi l’organo vocale, con riferimento a Lotte Lehmann che come Siegliende nel confronto con la Flagstad spiega bene la differenza di fraseggio fra la donna e la semidea, con riferimento a Melchior, tradizionalmente accusato di apatia e abulia interpretativa, che, come protagonista di Siegfried ha un colore vocale ed una risonanza argentina, che non esibisce nelle suppliche e riflessioni dell’ormai condannato a morte Siegmund. Sono poi tutte realizzazioni del medesimo assunto ossia che per cantare, prima, ed interpretare, poi, si deve essere professionisti e professionali nella preparazione dello spartito, nella ricerca del personaggio (spesso nella ricerca della voce del personaggio) nel dare senso ad ogni frase anche quando si tratti dei lunghi declamati wagneriani.
Gli ascolti
Donizetti – Lucrezia Borgia
Atto II – Il segreto per esser felici – Marianne Brandt (1905)
Walkure: Reiner 1936 San Francisco Flagstad, Melchior, Lehmann
Walkure: Toscanini 1932 Alseen, Althuse
Walkure: Lehmann, Melchior, Leinsdorf, Boston 1940. Finale I: Parte prima – Parte seconda – Parte terza – Parte quarta – Parte quinta – Parte sesta
Walkure: Flagstad, Müller, Furtwängler, Londra 1937. Atto III: Schützt mich – Nicht sehre dich Sorge um mich – O hehrstes Wunder!
Siegfried: Melchior, Flagstad, Bodanzky, New York 1937. Finale I: Parte prima – Parte seconda. Finale II: Parte prima – Parte seconda. Finale III: Parte prima – Parte seconda – Parte terza
Frida Leider Fritz Soot: Gotterdammerung “Zu neuen Taten” 1925
Ernestine Schumann-Heink Gotterdammerung racconto di Waltraute (1929)
Lilian Nordica Gotterdammerung Olocausto di Brunilde (1903)
Gertrude Kappell Gotterdammerung Olocausto di Brunilde 1924
Grazie Donzelli per questi meravigliosi spunti di ascolto. Vorrei ancora sottolineare come tutti questi grandi interpreti fossero prima cantanti, e poi interpreti wagneriani…a differenza di quello che accade oggi…dove Wagner è visto come un rifugio per sopperire a una decadenza dei proprio mezzi vocali in virtù dell’assoluta inettitudine tecnica dei cantanti…
Non sapendo dove postarlo lo faccio qui Un caro augurio di un sereno Natale a tutti i grisini
http://www.youtube.com/watch?v=DLRB4nMMV2Q
abbi fede arriverà il 24 o 25 il post con gli auguri per tutti quelli che leggono il corriere. Intanto ricambio dd