Riprovata allora, ritrovata a distanza di 49 anni? Il dubbio è legittimo perchè riascoltata la Traviata, che inaugurò la stagione 1964-’65 e che costò alla protagonista (di suo non certo dotata del temperamento e del fraseggio consono alla cortigiana controcorrente) riprovazioni dal loggione ed un conseguente rapporto saltuario e difficile con Violetta, ha, comunque, molte ragioni per essere ascoltata e ripensata. Tralascio il lungo travaglio per la scelta della protagonista che il direttore voleva avvenente (e, quindi, sparirono due candidate Joan Sutherland e, soprattutto, Renata Scotto, la più insigne Violetta in quegli anni) e mi limito alla realizzazione con un’orchestra della Scala che non suonò mai così per compatezza di suono, varietà di accenti e dinamica. Basta sentire i due preludi, la levità dell’introduzione dell’aria di Alfredo (niente di che Renato Cioni, di bell’aspetto ed imitatore dell’Alfredo di Di Stefano), l’intera scena della festa dove Karajan ha un’andatura spedita e addirittura mozzafiato nel coro dei toreri o l’accompagnamento del brindisi che riesce ad essere elegante e volgarotto nel contempo perchè le sonorità sono quelle da bassa padana, ma le variazioni di dinamica da grande scuola viennese. Certo la protagonista dal brindisi ben poco scandito, dalla cadenza elementare inserita all’andante, dall’allegro per nulla nevrotico e di limitato tasso acrobatico (a parte sta il problema del do diesis mancato), dal fraseggio poco straziato al duetto con Germont padre e dalle invocazioni cantate senza disperazione all’ingresso in casa di Flora, forzatamente reindossati i panni della cortigiana si limita a cantare. Poco per quei tempi dove circolavano almeno tre o quattro Violette più qualificate e dove il pubblico in fatto di fraseggio avanzava altre e più alte pretese, ma per oggi?
Niente nostalgia, solo riflessione prima di gridare braaaaaaaaaaaaaviiiiiiiii e di sciogliere peana . L’invito è rivolto, pur sapendo che la mia persona conta niente, a tutti anche a quelli che dovrebbero indirizzare e offrire i criteri per capire, apprezzare o riprovare!
Giuseppe Verdi
La Traviata
Violetta Valéry – Mirella Freni
Flora Bervoix – Romana Righetti
Annina – Limbania Leoni
Alfredo Germont – Renato Cioni
Giorgio Germont – Mario Sereni
Gastone – Giorgio Goretti
Dottore Grenvil – Nicola Zaccaria
Barone Douphol – Alfredo Giacomotti
Marchese d’Obigny – Silvio Maionica
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
dir. Herbert von Karajan
Milano, 15.XII.1964
La Freni, cantante stimabilissima, in Traviata mi ha sempre annoiato a morte ….ma almeno non PARLAVA invece di CANTARE come fa quella qui sotto, speriamo che sabato faccia un po’ meglio……
http://www.youtube.com/watch?v=4hxF_S3jf58
Anche i grandi cantanti talvolta sbagliano: La Freni era inadatta a questo ruolo, non lo sentiva intimamente e lo si percepisce bene
ad un ascolto attento, pure il grande Karajan non brillava e il risultato fu una fuga dalla Scala (da via Verdi) e la cancellazione del titolo in cartellone. Stasera (5.dic.) a Rai 5 hanno trasmesso alcuni spezzoni tratti da recite di Traviata con varie cantanti, giganteggiava tra queste
Renata Scotto, mentre la più sfocata era Patrizia Ciofi per cui risulta persino largo il detto: vorrei ma nol posso!
Sto sentendo un po’ del primo atto… avevano ragione quelli che fischiarono.
Purtroppo. Sono abbastanza d’accordo. Neanche a Londra (la foto viene da lì, vero?), con Giulini e Visconti, seppe fare di meglio: implausibile da ogni punto di vista. La scarsa frequentazione del ruolo, però, sta a dimostrare tutta la scaltra saggezza di questa grande piccola signora.
Ma per oggi? Bell’interrogativo…..
Ma non solo per la Freni: la direzione non mi piace per niente, tempi arbitrari, frettolosi, tutta meccanica, senza collegamento consequenziale tra i diversi momenti, suoneranno anche bene ma musicalmente è sterile, poi anche il tenore è inascoltabile. Quarant’anni fa esattamente come oggi la Scala era già una succursale del supermercato discografico internazionale, ben fecero a fischiare, bravi.
Cinquanta, Mancini, non quaranta. E non era sempre così. Cavalleria Karajan-Strehler era – credimi – tutt’altra cosa.
ops… a quanto pare i trecento anni che compirò a gennaio si fanno già sentire sulla mia capacità di calcolo.
Buongiorno. Bisogna pur sempre tener conto che si tratta della registrazione della prova generale. Secondo la testimonianza di Raffaello De Banfield, fu Karajan in persona a domandargli di raggiungerlo a Milano per avere da lui, fidato amico e collaboratore, un’opinione anche, e soprattutto, sui tempi scelti per questa “Traviata”; prima della première, ovviamente. Chissà se qualcosa mutò. Certo l’atmosfera in teatro era particolarmente nervosa, come raccontò la Vishnevskaya… Concordo con Donzelli sulla compattezza di suono ed i colori dell’orchestra nelle mani di Karajan; prima ancora che un grandissimo direttore, uno straordinario concertatore. Personalmente, oltre ai preludi, ammiro tutto il finale atto secondo.
A parte il bel suono orchestrale edizione da dimenticare. Freni completamente inadatta vocalmente e tenore peggio di quello che cantera’ domani sera.( perlomeno come gusto e fraseggio ).
il gusto era quello imperante e che tanto eccitava il pubblico scaligero, che poi si getto su altri cultori del bercio e del malcanto, che imperversarono sia in chiave di tenore che di basso e baritono.
Quanto alla direzione di Karajan mi spiace e lo dice qualcuno che per il direttore austriaco non ha mai stravisto è proprio una gran direzione perché l’orchestra segue eccome le idee, non certo comuni della bacchetta. Poi se devo proprio dirlo per certi versi la Traviata di Toscanini e quella di Panizza (1937 con la Bovy) sono davvero splendide. Ma qui devo dare ragione ad un caro ed omonimo loggionista scaligero!
Caro Farinelli, riguardo al tenore di oggi hai peccato di ottimismo.
Anche io non ritengo Karajan il più grande direttore mai esistito, come i suoi ammiratori (e lo stesso interessato) hanno cercato di imporre: tante volte ne ho parlato e trovo che i difetti del Karajan tardo siano presenti sin dagli esordi, ossia quel sempre più esclusivo interesse al “bel suono” da raggiungere anche (e sportattutto) attraverso le alchimie della sala d’incisione manipolando oltre il lecito la ripresa sonora. Non entro nel merito, poi, degli aspetti mediatici che hanno sempre accompagnato il “direttorissimo” sintetizzati con sagace esattezza da Celibidache quando lo paragonò alla Coca Cola. Detto questo resta una direzione mirabile, appunto, per la bellezza musicale e l’interpretazione – allora – ancora feconda di idee. Ciò che mi infastidisce non sono le contestazioni in sé (a parte la stranezza per cui certi fischi si sentivano solo in Scala, come se il resto del mondo fosse popolato da sordi: un po’ come la barzelletta dell’idiota che imbocca l’autostrada contro mano convinto che gli idioti fossero tutti gli altri automobilisti), ma il fatto che all’epoca la Freni e Karajan vennero fischiati non a seguito di un’esibizione ritenuta carente, ma per partito preso: lei perché “osava” vestire i panni di Violetta, lui perché “straniero” venuto in Italia con la presunzione di “insegnare Verdi agli italiani”. Chi ha fischiato allora era e resta un imbecille. Esattamente come chi ha fischiato Kleiber in Otello. Perché è vero, era necessario insegnare Verdi agli italiani, dopo l’infornata di battisolfa che scambiavano l’opera per l’accompagnamento prono ai desideri primadonneschi di turno. Peraltro sarebbe interessante chiedere a quei loggionisti fischiatori – evidentemente con in tasca un diploma in direzione d’orchestra – quali ignominie avesse commesso Karajan. Ma sarebbe uno sforzo inutile: risponderebbero farfugliando che “non possedeva lo spirito verdiano” (ma che cacchio vorrebbe dire?) oppure che “non sapeva accompagnare i cantanti” (in effetti Karajan avrebbe dovuto prendere lezione da qualche loggionista musicalmente analfabeta…e già!). Questo spirito, purtroppo, ancora vive: basterebbe leggere quanto riesce a scrivere un sedicente critico musicale (firma storica del Corriere) laddove indica come il più grande Maestro in assoluto ad aver inciso Traviata, il mediocrissimo Gabriele Santini (insieme a Muti, ovviamente, e – bontà sua – Karajan, che però mai ha inciso l’opera verdiana).
Mah… non sono per niente d’accordo. Ho sentito il primo atto e lei starnazza come un’oca, manco due picchettati sa fare, e la direzione non mi piace per niente, è arbitraria dalla prima nota all’ultima, non fa che correre, un brindisi così brutto non l’ho mai sentito. Un tenore inascoltabile, tutto calante e strozzato. Sarò anch’io un imbecille ma questa roba l’avrei fischiata sicuramente.
E’ diverso: tu avresti fischiato – legittimamente – una performance non gradita, allora, invece si fischiò a prescindere.
Su Karajan in generale, poi, sarei anche d’accordo con te.
Ma non sto parlando di Karajan in generale, non mi permetterei. Parlo di questa registrazione, Donzelli dice che l’orchestra suona bene e lo segue nelle sue idee… ok, ma a me queste idee non piacciono proprio, trovo che non funzioni.
D’accordo. Ma mi chiedo: se avesse avuto la Maria l’avrebbe diretta allo stesso modo….?
Se ti rispondo dopo mi danno del vedovo Callas. Lungi da me poi voler distruggere la Freni, non fraintendetemi. Ma qui proprio non va bene, non c’è nulla da fare… non è colpa mia.
Dall’ascolto del primo atto devo ammettere che sono d’accordissimo con Mancini: fecero bene a fischiare. A me in questo frangente Karajan non piace proprio per nulla e in alcune parti il coro e i cantanti mi sembrano sfasati rispetto all’orchestra… il preludio l’ho trovato pesante, il brindisi pure, nell’uscita degli invitati c’era qualcosa di strano e nell’aria di Violetta, soprattutto prima del sempre libera non si capiva se fosse il direttore ad aspettare la Freni o viceversa, insomma, non erano in sintonia.
Il tenore ha fatto una magrissima figura, ed era quasi sempre calante; me lo ricordavo meglio in alcune opere con la Sutherland…
La Freni davvero mi ha lasciato senza parole: irriconoscibile! A me di solito piace moltissimo, ma qui è davvero pessima e infierire sarebbe scortese perché, a parte tutto, fu una grande. Poteva evitare di cantare anche poche volte questo ruolo….
Detto ciò, non credo che la Damrau sarà una Violetta trascendentale, inoltre, non mi ha mai convinto fino in fondo nemmeno nel suo repertorio giovanile, sicuramente più adatto alla sua voce rispetto ai nuovi cimenti.
un soprano leggeri per cantare la traviata deve avere il centro a posto e sonoro. Non per nulla i leggeri che furono anche Violette famose rispondono ai nomi di Frida Hempel, Amelita Galli Curci e Maria Ivogun. Quanto alla Freni, credo il soprano famoso che ho visto e dovuto vedere più spesso non sarei così drastico. Fraseggiatrice inerte in una parte dove un lirico (Storchio, Chiara, Caballè) può mietere trionfi si limita a cantare e confesso che non la trovo neppure così disastrosa musicalmente. Sarà la vecchia, ma con quello che proprio in Traviata mi è stato servito quasi quasi quasi rimpiango la MIreeeella!
Credo sia una verità indiscutibile. Infatti in anni recenti la Devia ha stracantato la parte, ma nessuno mi convince che non le stia molto larga. Invece una grandissima come la Gruberova (per cui io irrazionalmente stravedo pure nel delirio degli ultimi anni tra Norme, Straniere et similia), che ha ottimi centri (e gravi inesistenti), stranamente l’ha cantata poco, a quanto ne so… forse è per ragioni stilistiche che se ne è tenuta distante?
Purtroppo non ho avuto la fortuna di vedere la Freni per questioni anagrafiche, ma, pur apprezzandola moltissimo in tanti ruoli, non riesco proprio a vedere il bicchiere mezzo pieno in questa sua Traviata.
la gruberova per la quale io non stravedo oggi è il soprano con il centro più ampio e sonoro in carriera. se rinunciasse a stonare i sovracuti farebbe quello che fecero 100 anni fa molti leggeri tipo arnoldson, sembrich che cantavano boheme, maestri cantori, lohengrin e traviata (ovvio). Poi credo ci sia un altro problema ovvero che l’accentazione italiana è Carneade per frau edita
ciao
Le cantanti che hai menzionato a differenza della Gruberova sapevano anche scendere al registro grave.
Siamo seri però, capisco i gusti e i gusti restano legittimi sempre, ma per fischiare non è sufficiente che l’esecuzione non piaccia (quanto ad interpretazione intendo), ma devono accadere pasticci. E i pasticci vengono da imperizia tecnica. Dire che Karajan avesse problemi tecnici a gestire gli zum-pa-pa di Verdi (lui che non solo ha macinato a partire dagli anni 30 il repertorio operistico più abusato, ma anche i vertici del sinfonismo), mi sembra decisamente troppo! Pesantezze, scollature orchestra palco, problemi di coordinazione, ma suvvia…stiamo scherzando vero? E’ Karajan, non Santini o peggio (checché ne dica Isotta). E nel ’64 Karajan non era un esordiente (e non lo era soprattutto nell’opera italiana). Poi può piacere o non piacere, ma fischiare mi sembra proprio una follia. Roba da DASPO insomma…
La Freni è stata certamente una ottima cantante, ma non in traviata punto. Non la sentiva cosa sua e questo sarebbe stato handicap per chiunque. Ricordo che lo si disse anche per Don Carlo con Abbado, anche se nel don carlo ritengo si sia sforzata meglio. Tornando a Karajan mi stupisce come lui in Cavalleria e Pagliacci si fosse dato da fare me in traviata no!
Di più non saprei dire.
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Io quella sera c’ero. Accompagnai la Freni dall’albergo Marino Scala fino all’ingresso artisti. Era spaventatissima avendo ricevuto oltre 30 lettere anonime con insulti inverosimili. In loggione, la seconda galleria era strapiena. C’erano persone INVIATE per disturbare. Karajan stupendo, tenne un tempo lentissimo per Ah forse è lui e aprendo il taglio consueto della seconda parte dell’aria. La tensione nervosa e la stanchezza portarono alla famosa stecca del gioir. Ma il primo intervallo iniziava dopo il secondo atto. E Cioni cantò da Cioni non in forma. Risultato? alla fine del secondo atto proteste ed insulti che poi provocarono la fine del rapporto Scala karajan, la sostituzione dei protagonisti. Violetta che sostitui’ la Freni fu Anna Moffo. La ricordo all’uscita dopo la recita: disse ” mi dispiace che non vi sono piaciuta” poi salì in auto lasciando un lembo del vestito fuori dalla portiera. Ci pensò TINO ad avvertirla dicendo ” signora la coda !!! “. Grave errore di Mirella Freni fu mettere le mani sui fianchi alla fine dell’opera guardando verso la seconda galleria lato sinistro da dove provenivano le proteste piu’ cattive. Sinceramente vorrei riavere ancora una Traviata diretta da Karajan. Sentire l’orchestra suonare in modo paradisiaco . Perdere Karaian è stato per la Scala un gravissimo errore !!!! e
perchè no ? riascoltare ancora la nostra Mirella che (lasciatemelo dire) è stata una grande protagonista dell’opera in tutti gli anni 60 e 70 ed anche dopo .
Mi sembra che la lettura di Karajan sia di enorme interesse. Direi splendida. La Freni non è certo una grande Violetta ma da ciò alla patetica idea di fischiare ne corre. Evidentemente anche la madre dei baggiani è sempre incinta.
…hai mai letto le recensioni del tempo? Quello che mi ha colpito furono le stroncature di karajan…..