Questa sera, alla quinta recita (contando anche l’anteprima del 4 dicembre) di Traviata in Scala, il ruolo della protagonista verrà sostenuto da Irina Lungu. Non occorrevano, forse, doti medianiche o di divinazione del futuro per prevedere, anche in base all’esito della première, che almeno un’altra Violetta avrebbe calcato le tavole del Piermarini. L’appuntamento con Diana Damrau è, a questo punto, per la matinée del 22, ultima recita prima della pausa natalizia.
Perché prevedibile?
U
Perché bastava sentire come la Damrau si tirava il collo per arrivare a fine serata, per capire che sarebbe prima o poi sbucata una sostituta.
Per forza, con quei centri obesi…
Niente male la Bori, pur mostrando qui difficoltà sugli acuti.
Ma le tagliatelle e la pizza sono rimaste immutate o la Lungu cucinava pietanze della sua Moldavia?
Bah…
Ieri c’ero. Irina Lungu ha avuto molto successo. In estrema sintesi la delusione del pubblico che riempiva la Scala all’annuncio dato personalmente da Lissner al proscenio, é subito svanita perché la nostra (che probabilmente aveva provato pochissimo nel pomeriggio tanto da anticipare l’attacco di “ah forse é lui” poi ripetuto con il sorriso della grande istriona) ha cantato un primo atto di rilievo. La voce molto proiettata (come piace dire alla GG), bella anche se non personalissima e omogenea in tutta la gamma, é ancora molto sana e il mi bemolle conclusivo di “Sempre libera” dopo un decimo di secondo era lì intonato, denso e brillante di spessore quasi australiano (degli anni 60-80 però). Beczala bravo attore, ma anche ieri qua e la in difficoltà (un po’meglio che alla prima). Lucic anche lui bravo attore ma molto alterno vocalmente. Dei comprimari oltre a Grenvil salverei Corianò che potrebbe diventare qualcuno. Non sono mai stato così prolisso e prometto che per qualche giorno non mi farò più vivo, ma voglio schierarmi definitivamente (in tempi non sospetti) fra i pochi che hanno apprezzato la regia e le scene di Tcherniakov, visto che dei molti che non si sono annoiati facevo già parte. Innanzitutto si é vista la terza scena funzionante: splendida! Più ancora che nella festa da Violetta il cattivo gusto, lo star sopra le righe, l’esagerare, il provincialismo é emerso in quella chiave “disturbatoria” e di “bruttezza programmatica” già evidenziata da altri appassionati. Ebbene mi sono ritrovato in quell’ambiente tanto affascinante che non abbiamo mai visto ma solo immaginato nelle nostre letture giovanili in cui le feste private vedevano protagonisti Natascia e Parfen Rogozin, o Pierre Bezuchov e amici cari…insomma cari amici dopo questa Traviata non dobbiamo smettere di ringraziare i russi per come sanno ricordarci (fra l’altro) come vorremmo essere e come invece siamo…