Il valzer esterno si interrompe, il tempo è come sospeso, e l’orchestra intona un dolce andantino che segue la voce di Alfredo ne “Un dì felice eterea” che da origine ad un breve duetto tra il giovane e Violetta.
Alfredo apre il suo cuore a Violetta con una passione vivace, ma non priva di intima eleganza.
La linea di Violetta, che risponde alle offerte d’amore del ragazzo, risulta enfatizzata da un certo gusto per un divertito, disincantato distacco che musicalmente corrispondono ai vocalizzi i quali creano un efficace confronto tra l’impulsività dell’uno ed il sarcasmo dell’altra.
Ma la festa irrompe di nuovo, il duetto è interrotto dal valzer esterno che torna prepotente come colonna sonora della festa e ristabilisce il ritorno alla realtà: sarà proprio su questo valzer che Violetta cederà all’amore di Alfredo donandogli un fiore nella speranza di rivederlo il giorno dopo.
La stretta che termina la scena ed introduce il soliloquio di Violetta si presenta in un tempo Allegro vivo e idealmente chiude il cerchio della serata riprendendo i temi iniziali della festa, ma portati al parossismo dal canto del coro degli invitati.
Labò ha un po’ di fibra nella voce ed è più propenso ad espandere il suono, che ad addolcirlo, ma il buon legato, il timbro personale, l’impeto giovanile e romantico onorano molto bene la scrittura centrale di Alfredo e le numerose note ribattute che deve toccare.
Leyla Gencer, non ha bisogno di camuffare il timbro o ricorrere a forzature, ma lascia libera la sua voce di vibrare spontaneamente nel duplice nervosismo della scrittura di Violetta che si esplica sia nei brevi passi di coloratura che spingono la voce verso l’acuto, sia nelle frasi più gravi e pensose, insinuando nella sua interpretazione quel dolce dubbio che l’accompagnerà alla chiusa del primo atto.
Un pensiero su “Le grandi Violette assenti: Leyla Gencer – “Un di felice eterea” (con Flaviano Labò)”
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Basterebbero l’accento ed il senso dato
ad alcune frasi : ” Mi saran bastanti”
“Volete che per sempre a lui rinunzi? NO MAI”
ed un antologico “Addio del passato” per porla
tra le grandi Violette. Ho tanta nostalgia
delle sue teatrali imperfezioni. Proprio tanta.